Ambiente: aumenta la quantità dei rifiuti pericolosi

Pisa – La quantità di rifiuti speciali prodotti in Italia è pari a quattro volte quella dei rifiuti urbani e se, da un lato, diminuisce leggermente la quantità di rifiuti speciali definiti “non pericolosi”, dall’altra aumenta quella dei “pericolosi”, talvolta provenienti da attività economiche “non individuate” o “non censite” nei parametri dell’Istituto di Statistica. Sulle modalità di raccolta, trattamento e smaltimento l’Italia presenta un quadro a macchia di leopardo e non tutte le Regioni, dati alla mano, si dimostrano virtuose allo stesso modo.

La Toscana, ad esempio, è una regione dove, a fronte della sesta posizione per quantità prodotta, soltanto l’8 per cento dei rifiuti pericolosi finisce in discarica o verso gli inceneritori, dimostrando una fortissima attenzione verso questo mondo. Sono alcuni dei dati più significativi presentati da Bernardo de Bernardinis, presidente dell’Ispra (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale), durante la lectio magistralis tenuta a Pisa, nell’ambito del Master in gestione e controllo dell’ambiente promosso dalla Scuola Superiore Sant’Anna. De Bernardinis ha illustrato il rapporto sui rifiuti speciali riferito agli anni 2011 e 2012.

“In questi due anni, la produzione nazionale dei rifiuti speciali si è attestata, rispettivamente, a 137,2 milioni di tonnellate e a circa 134,4 milioni di tonnellate.  Il quantitativo di rifiuti speciali pericolosi nel 2012 ha raggiunto invece quasi 9,4 milioni di tonnellate. Di queste, circa 1,2 milioni di tonnellate sono relative ai veicoli fuori uso e quasi 12 mila tonnellate arrivano da attività non determinata secondo i parametri Istat. La nostra analisi – ha aggiunto De Bernardinis – mostra che tale quota rappresenta circa il 45% del dato complessivo di produzione dei rifiuti speciali, soprattutto per effetto del rilevante contributo dei rifiuti generati dalle attività di costruzione e demolizione.

Inoltre, nel biennio 2011 – 2012, la produzione di rifiuti speciali pericolosi evidenzia un aumento percentuale dell’8,1%, corrispondente a 700 mila tonnellate, in controtendenza con l’andamento osservato nei due anni precedenti. In totale, nel triennio 2010-2012, si è registrata una riduzione della produzione di rifiuti speciali di circa 2,7 milioni di tonnellate, corrispondenti ad una contrazione percentuale di quasi il 2 per cento: la produzione di rifiuti speciali non pericolosi e quella dei “pericolosi” hanno subito un calo, rispettivamente, di oltre 2,4 milioni di tonnellate e di circa 290 mila tonnellate.

Su queste cifre gli operatori del settore hanno annunciato di voler riflettere, per attivare strategie operative e arrivare al termine del trattamento nella maniera più sostenibile per l’ambiente e per la sostenibilità economica ma, soprattutto, per garantire una sempre più forte tracciabilità di tutto il percorso, dalla raccolta alle modalità di smaltimento. “I rifiuti speciali e i rifiuti speciali pericolosi – ha sottolineato Paolo Ghezzi, vice sindaco di Pisa e responsabile scientifico del Master in gestione e controllo dell’ambiente del Sant’Anna – rappresentano un vero problema di gestione ed economico. Pensare poi che 55 Milioni di tonnellate provengono dal settore costruzioni e 28 milioni dal trattamento di fanghi di deputazione permette facilmente di comprendere la trasversalità del settore rifiuti e l’attenzione che ad esso va prestata per la tutela dei meccanismi virtuosi di trattamento, recupero e smaltimento.”

“E’ importante – ha aggiunto il Presidente di Confservizi Cispel Toscana, Alfredo de Girolamno – chiudere il cerchio del trattamento dei rifiuti speciali all’interno della Toscana secondo il principio di prossimità, realizzando nuovi impianti (fanghi, pulper, rifiuti pericolosi) e utilizzando meglio, anche per i flussi di rifiuti speciali, gli impianti esistenti e previsti per la gestione dei rifiuti urbani – spiega ancora De Girolamo – in una logica di interazione fortemente voluta dal nuovi piano regionale di gestione dei rifiuti, a partire proprio dalla gestione dei fanghi di depurazione civile”.

Dagli interventi è emerso come il comparto dei rifiuti speciali abbia bisogno di maggiore attenzione: “E’ tempo – ha concluso di Girolamo – di invertire il tasso di attenzione e dedicare ai rifiuti speciali un interesse particolare, aumentando e perfezionando le capacità di controllo su questo mondo, ed evitando che le agenzie di controllo ambientale e finanziario si accontentino delle più agevoli routine di ispezione che la gestione dei rifiuti urbani consente, e dedichino invece il loro sforzo a svelare il mondo dei rifiuti speciali – come ad esempio capire dove vanno a finire le oltre 500 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi – spesso coperto da una cortina di scarsa trasparenza”.

 

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