Adf e Ateneo, la nuova pista accende conflitto d’interessi nell’Ente Cassa

Firenze – Un conflitto d’interessi? Può darsi, ed è quello che sta emergendo dalle intrecciate relazioni fra Ente Cassa di Risparmio, Università di Firenze e Adf, che gestisce la pista di Peretola. Il confronto fra il sindaco Nardella e l’Università di Firenze porta infatti alla luce anche un problema di governance  dell’Ente Cassa di Risparmio. E qual’è il groviglio, non proprio armonioso, nel nostro caso? Eccolo, sotto gli occhi di tutti: il presidente dell’aeroporto di Firenze Marco Carrai è presente anche nel consiglio di amministrazione dell’Ente Cassa. E sempre in quell’Ente è socia di diritto anche l’Università di Firenze. E l’Ente Cassa è a sua volta anche detentore di una quota di Adf.

E allora? Allora, niente. Almeno finchè la pista di Peretola, la nuova pista che tutti aspettano, si limitava ai 2000 metri originari, senza nessun ulteriore allungamento. Ma appena si è posto sul tavolo l’ormai programmato prolungamento fino a 2.400 metri della nuova pista dello scalo Vespucci, il latente dissidio fra gli interessi (conflitto di interessi, per chiamarlo col nome proprio) fra due componenti fondamentali dell’Ente è esploso. Insomma, il problema sul tavolo è da un lato gli interessi dell’aeroporto rappresentato da Carrai, dall’altro quelli dell’Università cui ha dato voce il rettore Alberto Tesi. Due elementi, aeroporto e Università, entrambi componenti di spicco del CdA di ente Cassa. Ente Cassa che a sua volta detiene una quota di Adf.

Il rettore Alberto Tesi, fedele al suo ruolo di difensore dell’Ateneo, ha scritto una lettera al sindaco Dario Nardella, lamentando il fatto che l’orientamento della nuova pista finisce per bloccare lo sviluppo del polo scientifico di Sesto Fiorentino, a causa dei vincoli che inevitabilmente saranno posti alla costruzione di nuovi edifici. E questo chiama in causa il terzo giocatore, vale a dire l’Ente.

Del resto, la partecipazione di Ente CrFirenze in Adf, la società che gestisce lo scalo aeroportuale fiorentino, era già stata definita a suo tempo, vale a dire a settembre scorso, “strategica” ma “a termine”. Lo aveva dichiarato il nuovo presidente della fondazione, che è socia di Intesa San Paolo, Umberto Tombari. Le sue parole furono: ”La partecipazione in Adf resta strategica. L’aeroporto di Firenze e’ una grande scommessa e siamo molto vicini a realizzarla. Siamo scesi dal 17 al 14% e per fortuna il titolo sta salendo molto, perché si sta andando verso l’aggregazione che probabilmente sarà molto piu’ vicina di quanto si pensi. Probabilmente – ha detto ancora – sempre a quanto si legge sui giornali, rimarra’ una societa’ quotata, e questo vuol dire avere una facolta’ di exit molto maggiore. Il titolo e’ destinato a salire, mi auguro che quando usciremo, perche’ la nostra e’ una partecipazione a termine, sara’ il momento di uscire bene, perche’ grazie all’aggregazione e alla nuova pista il valore sara’ molto piu’ alto. Il titolo adesso e’ a 13,7 euro nel 2013 e’ stato anche a 8”.

Insomma, stando alle dichiarazioni del suo presidente di tre mesi fa, la vendita del pacchetto azionario dell’Ente dovrebbe essere solo questione di tempo, e neppure tanto lungo. Da tempo, d’altro canto, il Consiglio di indirizzo sta premendo il Consiglio di amministrazione perché proceda alla vendita della quota per la quale l’Ente si è molto impegnato finanziariamente con perdite sensibili del valore delle azioni. Ma con la rivalutazione conseguente all’arrivo di Corporacion America, l’Ente avrebbe la possibilità di coprire una parte delle perdite del finanziamento.

Tuttavia, nei giorni scorsi il Consiglio di amministrazione ha deciso di vendere solo il 3% del pacchetto azionario. Un compromesso? E’ possibile, potrebbe trattarsi di una decisione che salvaguarda gli attuali assetti di vertice dell’aeroporto. Nel frattempo continua la discussione e sale l’opposizione dell’Università.

Di fatto, all’interno di Ente Cassa per ora non sono sorti problemi legati ad eventuali richieste dell’Università a proposito dell’investimento in ADF. Il conflitto rimane sotto il pelo dell’acqua, ma esiste oggettivamente, se l’Ente continua a stare in ADF per vedere il momento in cui verrà realizzata la pista allungata, che consente la rivalutazione del suo pacchetto azionario per il quale tanto è stato speso finora. Dall’altra parte, non è certo l’Università ad essere “in ritardo” sulla questione dell’allungamento a 2400 metri della pista di Peretola: già in passato ha infatti richiamato gli enti agli accordi già presi che prevedono l’espansione del Polo scientifico. Espansione che d’altro canto è possibile solo se si mantiene la previsione della pista a 2mila metri, dato puntualmente richiamato dal Rettore nella sua lettera al sindaco. Dunque, l’Ateneo non avanza nuove richieste ora, chiede solo il rispetto degli accordi precedenti che, se la pista si allungasse a 2.400 metri verrebbero spazzati via, in quanto verrebbero a mancare all’espansione del Polo universitario le “zone di protezione”. Dunque la partita si gioca tutta sulla forza della pressione interna all’Ente che punta sulla vendita del pacchetto azionario targato Adf: alla fine, potrebbero prevalere i dubbi sul ruolo strategico dell’aeroporto per gli scopi dell’Ente.

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