Parma, nel 2013 chiudono (altre) 3mila imprese

I segnali di speranza arrivano dall’export, +3,8% rispetto al 2012, grazie a meccanica industriale (+6,8%) e farmaceutica (+2%).

Un dato negativo, l’ennesimo, per l’economia parmense anche per il 2013: l’anno scorso hanno chiuso 3mila imprese. E per quelle ancora in piedi calano domanda, ordini, produzione e fatturato. Inoltre, dal 2008 ad oggi il Pil provinciale è calato del 10%, così come il valore aggiunto pro capite: si è passati da 28.800 euro a 25.400 pro capite.

E’ la poco lusinghiera fotografia del primo rapporto sull’economia locale del 2013, redatto dalla Camera di Commercio di Parma. Una recessione ancora in atto che non risparmia nessuno, nemmeno la grande distribuzione: perfino centri commerciali e grandi magazzini vedono ridursi gli affari.

A fronte della scomparsa di 3mila imprese, l’anno scorso alla Camera di Commercio se ne sono registrate ex novo solo 2.760, il numero più basso degli ultimi undici anni. Nel report non mancano i dati positivi, che però non sono sufficienti a riportare la situazione alla pari. Tra questi, un segnale di speranza arriva dall’export, che cresce del 3,8% rispetto al 2012, grazie alla meccanica industriale (+6,8%) e al settore farmaceutico (+2%).

Positiva l’esportazione di prodotti alimentari (+5,4%). I mercati di riferimento restano America, Africa e Oceania. Dura la concorrenza con la Cina, che si cimenta nelle imitazioni delle nostre passate di pomodoro. Buoni risultati anche nel turismo: col Festival Verdi 2013 si è registrato un 30% in più di visitatori a Parma. Valori che però non bastano a bilanciare un quinquennio di crisi ininterrotta. Come rimarca Andrea Zanlari, presidente della Camera di Commercio: “Questo altalenarsi di dati, negativi e positivi, non serve a frenare questa lunghissima crisi negli ultimi sette trimestri. Siamo in una fase di recessione che vale per quasi tutti i settori”.

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