Maria Assunta in cielo, il rublo precipita all’inferno

Ma le “buone” nuove arrivano dalla Cina dove il Governo nasconde i drammatici numeri della disoccupazione giovanile, dove export e produzione industriale vanno a ramengo, dove il mercato immobiliare barcolla ferendo al cuore il dragone di Xi Jinping

La Cina sospende il rilascio mensile dei dati sulla disoccupazione giovanile, dopo un record negli ultimi mesi e un nuovo ciclo di indicatori economici deludenti a luglio. I dati aumentano la pressione per un vasto piano di ripresa nella seconda economia mondiale, dove lo stato di salute del settore immobiliare preoccupa i mercati.

L’attività è stata penalizzata negli ultimi mesi dalle battute d’arresto di alcuni promotori con un sovraindebitamento astronomico, dal calo della fiducia dei consumatori e dal rallentamento dell’economia globale, che sta pesando sulla domanda di beni cinesi e quindi sull’attività economica.

Per sostenere la crescita la Pboc, la banca centrale cinese, ha abbassato il tasso di riferimento per i prestiti a medio termine, una mossa che abbassa i costi di finanziamento delle banche per incoraggiarle a concedere più credito e a condizioni più favorevoli.

Il tasso di interesse per i prestiti a un anno dalla banca centrale alle istituzioni finanziarie (MLF) è cosi’ salito al 2,65% contro il 2,75% precedente. Era già stato abbassato a giugno.

“Questo calo avrà un effetto limitato”, avverte l’analista Ting Lu di Nomura Bank, sostenendo che per l’economia cinese “il peggio deve ancora venire”. Il mese scorso, il tasso di disoccupazione per la popolazione attiva nel suo complesso è leggermente aumentato rispetto a giugno, raggiungendo il 5,3%. Cosi’ Pechino ha deciso di non pubblicare più dati dettagliati per i giovani di 16-24 anni, dopo il massimo storico di giugno (21,3%).

“La pubblicazione del tasso di disoccupazione giovanile è sospesa”, ha dichiarato alla stampa il portavoce del National Bureau of Statistics (Nbs) Fu Linghui, giustificando la decisione con la necessità di “aggiustare” i dati. “Se smettiamo di pubblicarli non ci sarà più disoccupazione e il problema sarà risolto”, ha commentato sarcasticamente un utente sul social Weibo, in sintonia con altri messaggi.

In Cina il tasso di disoccupazione è calcolato solo per le aree urbane e fornisce quindi solo un quadro parziale della situazione. In questo contesto, le vendite al dettaglio, il principale indicatore dei consumi delle famiglie, sono aumentate solo del 2,5% su base annua il mese scorso, secondo i dati ufficiali del Bns rilasciati sempre oggi. Gli analisti intervistati dall’agenzia Bloomberg si aspettavano un’accelerazione (3,6%), dopo un rialzo del 3,1% a giugno di questo indice seguito a ruota dai mercati.

Questo livello rimane molto lontano da quello di aprile (+18,4%) quando le vendite al dettaglio avevano raggiunto la crescita più forte dell’anno, poi galvanizzate dalla ripresa post-Covid e dal ritorno dei cinesi nei ristoranti, nei luoghi turistici e nei centri commerciali. Segno ormai che la ripresa si sta esaurendo, i prestiti alle famiglie sono scesi il mese scorso al livello più basso dal 2009, secondo i dati diffusi venerdì.

Anche la produzione industriale ha rallentato a luglio (+3,7% su base annua), dopo il 4,4% del mese precedente. Gli analisti si aspettavano una frenata ma più moderata (4%). Intanto gli investimenti fissi sono nuovamente scesi al +3,4% annuo nei primi sette mesi. Si tratta del tasso di crescita più debole dal 2020.

Uno dei più grandi promotori del paese, Country Garden, è stato sotto i riflettori negli ultimi giorni. A lungo noto per essere finanziariamente solido, il gruppo privato la scorsa settimana non è stato in grado di pagare due rimborsi di interessi sui prestiti ed è a rischio di insolvenza. Questa situazione innervosisce i mercati perché Country Garden aveva un debito stimato di circa 1,152 miliardi di yuan (150 miliardi di euro) alla fine del 2022. […]

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