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Dopo l’annunciata reunion, compiutasi di fatto nel 2010, Ghigo Renzulli e Piero Pelù avevano riacceso il cuore dei vecchi fan. E meno di dieci giorni fa è finalmente uscito il primo album in studio della band riunita, dopo il doppio cd Stato Libero di Litfiba che aveva raccolto il meglio del tour della reunion e introdotto solo due inediti.
Occorre precisare subito che le aspettative legate a questo nuovo disco erano altissime. I litfibiani D.O.C. hanno avuto più di un decennio per ripassare la discografia del gruppo fiorentino, concentrandosi inevitabilmente sugli album più amati della sua carriera. L’ascolto di Grande Nazione non delude del tutto. Si rientra subito nelle atmosfere rock più energiche degli anni 90, con un brano di apertura (Fiesta tosta) che ricorda molto Lo Spettacolo. Decisamente deboluccio Squalo, lanciato come primo singolo e forse assai poco indicativo dello spirito dell’album.
Detto ciò, in generale, fa piacere ritrovare l’inconfondibile chitarra di Ghigo unita alla voce distorta ed ipervocalica di Piero. La loro ritrovata alchimia ha dato vita ad un album molto rock, sia nell’acustica che nello spirito. Tuttavia, già dal primo ascolto, si ha subito l’impressione di una evocazione nostalgica, non di un’operazione totalmente originale. Persino i testi, in apparenza impegnati e nervosi, restituiscono una rabbia politica più costruita a tavolino che maturata di pancia.
A conti fatti, un ritorno che cerca di andare sul sicuro, battendo sentieri già rodati e strizzando l’occhio (fin dalla copertina) agli orfani dei tempi d’oro di El diablo e Terremoto. Tempi, purtroppo, ormai lontani ed ingannevoli come una fata morgana.