La scultura di Piero Gensini: le forme nascoste della materia

Firenze – Ha lo studio in una delle zone più antiche di Firenze. La storia è passata attraverso le mura della Gualchiera di Remole, lasciando tracce indelebili. Qui Piero Gensini fa affiorare le forme nascoste nel legno, nella pietra e nel marmo, attraverso il suo lavoro pluriennale di scultore. La materia nelle sue mani diventa germe, vento, vela. Dinamismi armonici sorprendenti. Nell’amenità della Gualchiera di Remole, in un grande studio solitario e affollato di opere, disegni, progetti e sculture, ci incontriamo per parlare del suo lavoro.

Piero Gensini, come è nata la sua vocazione per la scultura?  

Sono nato nella semplicità umana. Piccola creatura venuta al mondo in un contesto, senza portare rancore, abbastanza avverso alle arti. Nel mio primo periodo giovanile, fino ai 30 anni più o meno, dipingevo. Vengo dalla pittura figurativa”.­

Si è formato alla scuola d’arte?

Sì però puntualizzo sempre che a parte la formazione, è il rapporto di vita. Qualcuno dice fortuna. Però la fortuna a volte passa e non si vede. Anche le opportunità passano e non si vedono.  Ho avuto due soggetti nel mio vivere che mi hanno dato tanto, uno in particolar modo è stato Gualtiero Nativi come pittore. Siamo stati legati, prima casualmente, poi abbiamo collaborato e fatto tante mostre assieme a Firenze e maggiormente fuori. Dopo c’è stato Marcello Guasti. Però Nativi è quello che mi ha formato culturalmente, il pensiero. Ho tentato anch’io da giovane, quando dipingevo, di seguire la sua tecnica ma per me era troppo rigorosa”.

Com’è che dalla pittura è passato alla scultura?

Per dirlo semplicemente la scultura è un amore completo, con tutte le difficoltà, perché ne ha un’infinità rispetto alla pittura. Per lavorare serve uno spazio, come ampiezza di studio.  È diverso anche perché chi lavora su committenza solitamente non tiene niente in studio. Invece io cerco di estrapolare il pensiero, di farlo diventare segno e poi materia”.

Qual è la sua poetica?

Negli anni non ho mai rinnegato il figurativo, che è stato il mio inizio. Però dalle suggestioni che un individuo recupera da ciò che lo circonda, più o meno, o comunque collegabile, si vede quello che vuole rappresentare. Questo è un mio concetto. L’altro è entrare nell’interiorità: far diventare materia, forma, sogni, sensazioni strane, sempre unite. Dal mio punto di vista e dal mio sentire sono molto legate alla natura. Per me la natura è una fonte inesauribile di suggestioni e di suggerimenti”.

Lei parte sempre da qualcosa di organico?

Diciamo che nell’ultimo periodo le mie opere scultoree, appartengono a un ciclo dove ho posto l’attenzione alla forma germinale. Una forma molto semplice perché il mio oggetto di lavoro è la plasticità ma sempre nella sintesi. Mai andare a toccare decorazione ed altro. Questa è una forma compatta che dall’esterno è una geometria molto semplice. La vita è dentro. La forma viene fuori dall’interno e non dall’esterno. Questa è un’attenzione che ho verso tutto quello che è vita, dai vegetali a tutti gli esseri viventi, umani e non umani”.

Quanto la materia influenza il suo lavoro?

Tutte le materie hanno una loro personalità. Faccio la similitudine con il rapporto con l’essere umano. Qualunque materiale, legno o marmo ha una sua vita. Tutti i materiali. Il modellato è altra cosa, io modello ogni tanto.  Sulla materia devo lavorare con rispetto, determinazione e umanità. Molte volte il materiale dà dei suggerimenti. Per via delle venature o altro”.

Quale è il materiale che la ispira di più?

Il marmo mi attira. Ora sto lavorando il legno da qualche anno. Il legno ha un grande fascino però mi piace di più il marmo. Alcuni lavori si possono fare con certi materiali e con altri no. Però con impegno, attenzione e rispetto si può avere un buon approccio. Tra esseri umani come con la materia. La spinta aggressiva, spacca. Come avviene nel rapporto umano o disumano. Se si aggredisce non si crea qualcosa che fa avvicinare le persone”.

Quali sono le sue tematiche?

Ne ho più di una però sono tutte collegate. Ispirandomi alla natura, le “forme del vento”. Il vento ha una creatività che modifica tutto. Parlando delle vecchie mie tematiche come si vede dai disegni ci sono “le vele”. Le vele sono una metafora come vettore della memoria, per essere sintetici. Noi siamo in Italia, e abbiamo ereditato tanta ricchezza. Nulla viene dal nulla. Per la scultura, nel Mediterraneo, le nostre radici vengono dalla Mesopotamia, con i Sumeri, gli Ittiti, gli Egizi, i Greci e i Fenici. Un percorso che arriva a toccare noi, i popoli Italici e gli Etruschi, una grandissima civiltà. A me attrae tanto la civiltà nuragica la più antica dopo quella egizia, molto trascurata. L’ultima tematica è questa del “Seme”, ma cerco di tenere aperte le mie possibilità di intercettare nuovi messaggi. Quello che a me interessa è la forma molto compatta. Se riesco a esprimermi con pochi segni credo di aver raggiunto un grande obiettivo”.

Ha un progetto futuro o un sogno?

L’importante per me è avere la possibilità di continuare a lavorare e a esprimermi. Quello è il mio sogno”.

Foto: Piero Gensini

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