Goliardia e tradizione: il Chiavaccio di Prato compie 60 anni

Prato – Era una notte buia e chissà se tempestosa quella tra il 9 e 10 dicembre del 1955 quando un gruppo di giovanotti pratesi, noti come la “Banda del Papero”, decisero di riprendersi un antico chiavistello, che nel medioevo era stato trafugato da una “banda di fanti piri” alla Porta Pistoiese di Prato e da loro stessi murato come trofeo di guerra nel Palazzo comunale di Giano.

Tre anni più tardi e precisamente il 24 marzo del 1958, quasi un mese dopo l’entrata in vigore della legge Merlin, presso la locanda “Zi Rita”, nel cuore delle mura pratesi, Giampiero Gramigni, Pietro Vestri, Fabrizio Pitigliani, Rodolfo Romei insieme a una decina di studenti universitari fondarono con indosso patacche e feluche da goliardi,  l'”Eroticus et Cenciosus Goliardicus Chiavacci Ordo”, meglio conosciuto come il “Chiavacci Ordo”, l’ordine dek Chiavaccio, il primo ordine goliardico italiano.

Da quell’Ordine dipenderanno da allora in poi le “bustine”, cioè tutti i vari club goliardici presenti sul territorio pratese abbinati alle loro scuole di provenienza con tanto di copricapi e fasce colorate  (Ordine delle Colibrì, del liceo delle Scienze Umane G. Rodari con  bombetta nera con fascia rosa e blu; Club delle Tube, gruppo goliardico del liceo Scientifico N. Copernico, dalle tube nere con fascia arancione e nero; Club delle Leongazzelle, gruppo goliardico del liceo Scientifico C.Livi dalle bombette nere con fascia blu e rossa; Club delle Pagliette, gruppo goliardico maschile dell’istituto tecnico industriale statale T. Buzzi,  riconoscibili dalla paglietta con fascia verde e nera; Club delle Fenici, gruppo goliardico del liceo scientifico A. Gramsci-J.M. Keynes, bombetta nera con fasce gialla e nera; Club delle Bombette, gruppo goliardico dell’istituto tecnico commerciale P.Dagomari, bombetta nera con fascia gialla e blu; Club delle Cicogne, gruppo goliardico del liceo Classico F. Cicognini riconoscibili dalla tuba nera con fascia bianca e viola.)

 

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Chi diede vita a quest’Ordine fu proprio quel gruppo di una decina di persone o poco più, con l’intento di onorare quel vecchio chiavistello dell’antica porta delle mura pratesi – detto appunto chiavaccio – riportato a Prato qualche anno prima,proprio dalla “banda del papero”.  E furono gli stessi fondatori dell’Ordine a riconsegnare poi  il “Chiavaccio” alla città, durante una cerimonia ufficiale nelle mani dell’allora Sindaco di Prato Roberto Giovannini.

Nell’arco di questi lunghi 60 anni la città è stata testimone di ironiche goliardate: c’è chi ricorda la famosa corsa dei carretti nel centro di Prato quando quelli del Chiavaccio, con un blitz,riuscirono a chiudere l’accesso a tutti i mezzi, consentendone l’entrata e l’ uscita dal centro solo dietro pagamento di un pedaggio, oppure chi racconta della cabina artigianale tutta in legno, la  “Battons box” munita di ogni confort per la stagione fredda, messa nelle strade più frequentate dalle passeggiatrici. E ancora, istituita Prato provincia non pochi rammentano che su un cartello in terra pistoiese, quelli del Chiavaccio scrissero “Pistoia: provincia di Prato”. 

Negli anni ’70 il gruppo goliardico del Chiavaccio, da poco posizionata la scultura di Henry Moore nella grande aiuola di piazza San Marco, non si fece scappare l’occasione di ironizzare sull’apertura di quel particolare monumento e  in una notte chiusero con un enorme tappo di spumante, quello che era ormai per tutti “i buco di Moore”. E sempre qualche anno fa a questo indiscusso simbolo cittadino, a seguito dell’installazione di Clet, ”Buco con gli occhiali”, risposero con due striscioni, uno che riproduceva la tabella, l’altro : “Buco, a 41 anni hai perso la vista, il Chiavaccio ti paga l’oculista”.

 

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Inoltre in tempi recenti  “punirono” la redazione del Tirreno installando due grossi falli colorati, all’esterno della sede, per un refuso del redattore che aveva scritto erroneamente “confaloniere” anzichè “gonfaloniere”, riguardo la festa dei gruppi goliardici pratesi. Nel maggio del 2014, arrivò proprio dal Chiavaccio il primo riconoscimento al neo sindaco di Prato, Matteo Biffoni, con una cerimonia scherzosa in palazzo comunale, con tanto di medaglione, per il titolo di commendatore dell’ordine goliardico del Chiavaccio di Prato.

Eminenti furono le personalità del mondo della cultura, dell’imprenditoria e della politica pratese, che hanno reso negli anni onore e lustro al Chiavaccio pratese e in diversi, purtroppo, mancano oggi all’appello.

Il primo gran Gonfaloniere fu Pietro Vestri, detto Bagheo I, poi Fabrizio Pitigliani,e successivamente  l’industriale tessile Giampiero Gramigni. Durante la reggenza di Pietro Vestri, fu “rapito” il sindaco Roberto Giovannini, poi nel 1961 gli succedette Paolo Sanesi, detto Pallino I, poi dal ’64 al ’66, fu la volta di Nando Albini, che passò lo scettro all’amico Emilio Guglielmi. I moti studenteschi del’68 sembrarono mettere in pausa la goliardia dell’Ordine del Chiavaccio, ma fu una effimera, perché con Enrico Albini, detto Arrigo I, e soprattutto con Alessandro Ciardi, consigliere comunale di Forza Italia, Gran Gonfaloniere fino al 1971, con il nome di Federico I, essa riprese con rinnovata efficacia.

A seguire toccò a Gabriele Pugi, Maurizio Borgioli e Riccardo Cipriani,poi a Luigi Ciatti e Fabrizio Tempesti, detto Bao dal ’74 al ’78, seguito da Franco Sassone e poi dal luogotente Marco Martini fino all’86, fino all’elezione a Gran Gongaloniere di Filippo Bernocchi, anche consigliere comunale di Alleanza nazionale, ribattezzato Pippo I, che riportò in auge l’ordine sino al 1991, quando arrivarono Alessandro Giugni, Lorenzo Bartolini, Luca Scuffi, Michelangelo Amelia, Emanuele Nidito, Samuele Ciaramelli, Iacopo Angiolini, Marco Santini, per arrivare al 2005 con l’elezione di Marco Mazzuoli.

 

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Il Chiavaccio, però, non  fu solo ironia, lazzi, scherzi ma,  raggiunta e superata la soglia dell’oltre mezzo secolo, è oggi anche tradizione di canti, usi, costumi e giochi popolari pratesi divenuti anche  nazionali, di qui il motto che l’ha reso famoso “Goliardia è cultura ed intelligenza nel segno di Bacco, Tabacco e Venere.”

Foto in alto:  Rivista delle Pagliette  “Le mi paion novelle”del 2016
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