Edilizia pubblica, parla Salvatore Allocca

Nonostante i tagli del governo, gli azzeramenti di fatto delle risorse statali per l’edilizia popolare, la chiusura pressoché totale prevista nel 2012 del fondo contributo affitti da parte dell’esecutivo centrale (600mila euro nel prossimo anno per la Toscana), la Regione non intende arrendersi e difende con le unghie e coi denti l’edilizia pubblica e il diritto alla casa delle famiglie in difficoltà.
“Siamo di fronte a una situazione disastrosa – esordisce Salvatore Allocca, assessore regionale toscano alla casa – basti pensare all’incremento della morosità fra i motivi di sfratto, che fra il 2010 e il 2011 in alcune province è salito del 130%”.

Partendo dal contributo affitti, quale sarà la situazione nei prossimi anni? E quali le iniziativa messe in campo dalla Regione?

Per il 2011 abbiamo ricevuto da parte statale 8milioni e 900mila euro, cui la Regione ha aggiunto altri 8milioni e mezzo. Una somma che riguarda circa 16mila famiglie. Inoltre, abbiamo previsto la creazione di un fondo innovativo di 4milioni che servirà a intervenire nel momento della morosità. Si tratta di un progetto sperimentale che partirà da Prato, e che vedrà l’intervento della Regione nel momento in cui si verifica la morosità, per sanare la situazione e ripartire da un canone più sostenibile. Una sorta di mediazione fra il proprietario e l’inquilino il cui fine sarebbe quello di avere una situazione in parte o in tutto sanata e di ottenere un canone più realistico per le possibilità dell’inquilino.
Per il 2012, siamo a 600mila euro di contributo statale, che significa niente o quasi. Se si sommano i tagli sui trasferimenti alle Regioni e i vincoli imposti dal patto di stabilità, appare chiaro che sarà pressochè impossibile intervenire con adeguate compensazioni.

Parlando del sistema toscano, il rischio che si paventa è di giungere con alcuni Comuni alla soglia di “case zero”, vale a dire di correre il rischio, visto anche l’intensificarsi delle emergenze, di essere a corto di alloggi da assegnare.

Senza dubbio il problema è grave. Pensiamo ai dati: in Toscana ci sono 25mila famiglie in attesa di alloggio. Sul fronte opposto, abbiamo un processo di costruzione lento per sua natura, un impressionante calo delle risorse (dopo i 500milioni del governo Prodi il nulla), i limiti di impegno che dovevano assicurare un gettito blando ma reale alle regioni fino al 2020 seccati dai tagli. Di fatto, da parte dello Stato non abbiamo più un euro per sostenere l’edilizia pubblica.
Le risorse che ci rimangono poi presentano un altro problema, che è quello dei vincoli del patto di stabilità. Abbiamo 147milioni pronti che devono essere spesi in tranche di 44-50milioni annui per ottemperare al patto di stabilità.
L’abbandono di politiche di intervento pubblico cominciata negli anni 90 con la liberalizzazione del regime degli affitti, la svendita del patrimonio Erp e l’abolizione del contributo Gescal porta a questi risultati. Siamo veramente alla frutta.

I limiti di impegno erano uno strumento che prevedeva il trasferimento di una quota fissa da parte dello Stato alle Regioni per aiutarle a pagare alle banche i mutui agevolati accesi dalle famiglie a reddito medio-basso che avevano approfittato di una legge del 1978 per l’accesso alla proprietà. Un gettito che negli anni aveva permesso una sorta di “finanziamento” delle politiche abitative regionali e che doveva protrarsi fino al 2020.
Ma tornando agli alloggi, una delle lamentele più comuni dei cittadini è quella delle numerose abitazioni vuote in attesa di ristrutturazione. Su Firenze si calcola che siano circa 400
.

E’ un dato che non conosco, ma che starebbe in linea con la percentuale usuale, che è del 3-4% sul parco abitativo. Da parte nostra, abbiamo cercato di semplificare, per esempio, le procedure di reinvestimento delle Spa per farle intervenire senza troppe complicazioni. Il problema come al solito sta nelle risorse: per rendere assegnabile un alloggio dopo che l’inquilino lascia, non basta una semplice imbiancatura, bisogna rimettere gli impianti a norma, rivedere l’abitabilità secondo le nuove leggi , ecc. Diciamo che per ogni unità immobiliare si può fare una valutazione media di spesa, per renderlo riassegnabile, di circa 9-10mila euro. Abbiamo anche immesso la possibilità di anticipare la manutenzione da parte delle famiglie, che poi vengono reintegrate, naturalmente per piccoli importi: non possiamo certo far gravare su di loro oneri che non sono dovuti.
Il tentativo è di rendere più efficace l’intero settore, come anche la gestione delle Spa: la Regione incentiverà le Spa più “risparmiose”.

Per tirare le somme: piccole vendite agli inquilini che seguirannno la politica dei rami secchi (vale a dire, riguarderanno l’appartamento rimasto nel mezzo a un edificio tutto privato, o gli alloggi esistenti in comuni a bassa tensione abitativa) con l’accortezza di praticare piccoli sconti per evitare svendite; incentivazioni e efficienza; investimenti già eseguiti, come il piano straordinario della casa (44milioni) di cui 20 già impegnati nel progetto di Torre Agli, sovvenzionato iinteramente dalla Regione.

Foto pisainformaflah.it

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