Ecomafie, la Toscana scende sotto la Lombardia

Firenze – Dopo avere stazionato per 12 anni al sesto posto fra le regioni con più presenza mafiosa, la Toscana quest’anno scende di una posizione, superata, in questa classifica “del disonore” come la chiama il presidente regionale di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza, dalla Lombardia.

Per quanto riguarda i numeri, sono oltre 2000 i reati ambientali (per la precisione 2085) registrati nell’anno solare 2022 in Toscana, più di cinque al giorno. La fotografia la fa il nuovo rapporto Ecomafia 2023, realizzato da Legambiente, edito da Edizioni Ambiente. La Toscana si posiziona dunque settima in classifica con 109.324 controlli, il 6,8 % dei quali hanno rilevato reati. Le persone denunciate sono state 1614, 13 arrestate e 245 sequestri. Ciclo del cemento, reati contro la fauna e ciclo dei rifiuti, tra le principali filiere interessate dal fenomeno criminale. Si tratta di numeri che separano la nostra regione di poco dalla Lombardia, sesta in classifica.

I dati raccolti raccontano come la morsa delle ecomafie non si stia arrestando a livello nazionale. I reati contro l’ambiente restano ben saldi sopra la soglia dei 30.000, esattamente sono 30.686, in lieve crescita rispetto al 2021 (+0,3%), alla media di 84 reati al giorno, 3,5 ogni ora. Crescono anche gli illeciti amministrativi che toccano quota 67.030 (con un incremento sul 2021 del +13,1%): sommando queste due voci – reati e illeciti amministrativi – le violazioni delle norme poste a tutela dell’ambiente sfiorano quota 100.000 (97.716 quelle contestate, alla media di 268 al giorno, 11 ogni ora). A farla da padrone quelli relativi al cemento illegale, (dall’abusivismo edilizio agli appalti) che ammontano a 12.216, pari al 39,8% del totale, con una crescita del +28,7% rispetto al 2021.

Tra le province toscane, fa impressione l’exploit di Livorno che entra nella classifica nazionale dei reati ambientali al nono posto. Si tratta della prima provincia toscana presente, con 565 reati rilevati (1/4 del totale regionale!) seguita da Firenze (258) e poi Lucca (186), invece chiudono la classifica Prato e Pistoia.

Tra i reati che hanno generato un maggior fatturato in Italia ci sono il traffico di animali e piante illegali (3,2 miliardi), l’abusivismo edilizio (2 miliardi) e la gestione dei rifiuti speciali (1,7 miliardi) per un business totale di 8.8 miliardi di euro. Dati solo leggermente in calo rispetto al picco dell’anno pre-covid, che nel 201.9 registrarono un giro d’affari totale di 11,9 miliardi di euro.

Il business del cemento – La cementificazione abusiva vede la Toscana quarta in classifica, tra Sicilia e Calabria con 860 denunce, 54 sequestri e 2498 illeciti amministrativi registrati. Anche in questo caso la provincia dove questi reati sono più diffusi è Livorno, poi Firenze e Lucca. Altri settori particolarmente colpiti dai reati ambientali sono stati la filiera dei rifiuti e i reati contro la fauna. In quest’ultimo caso, il numero di reati è particolarmente alto nella provincia di Livorno (390), dove superano di otto volte la seconda in classifica, Firenze (37).

Reati ai danni del patrimonio culturale –  Si tratta di furti di opere d’arte, contraffazione e danni alle aree archeologiche. La nostra regione si posiziona quarta in classifica dopo Sardegna, Lombardia e Lazio con 39 opere trafugate.

“Sono dati preoccupanti e in crescita (in valore assoluto) quelli registrati in Toscana nel 2022. Reati ambientali di varia natura e gravità, che però sembrano concentrarsi in modo vistoso sul comparto costiero, soprattutto nella Provincia di Livorno – dichiara il presidente Ferruzza – che, lo ricordo, ricomprende buona parte anche dell’Arcipelago, Elba in testa. Pressione immobiliare, pesca di frodo, piccoli grandi abusi edilizi, ecco la chiave di lettura del Rapporto di quest’anno. L’altro dato notevole, stavolta in termini relativi, di graduatoria, è il sorpasso della Lombardia, che ha preso il 6° posto su base nazionale, che da una dozzina di anni aveva occupato la nostra Toscana”.

Per Legambiente quella contro l’ecomafia è una doppia sfida, che si può vincere da un lato rafforzando le attività di prevenzione e di controllo nel nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza; dall’altro mettendo mano con urgenza, a partire dall’Europa, a un quadro normativo condiviso su scala internazionale, con cui affrontare una criminalità organizzata ambientale che non conosce ormai confini sullo scenario globale.

Dieci le proposte di modifica normativa presentate dall’associazione ambientalista per rendere più efficace l’azione delle istituzioni.

Si parte dall’approvazione delle riforme che mancano all’appello, anche in vista della prossima direttiva Ue sui crimini ambientali, di cui l’Italia deve sostenere con forza l’approvazione entro l’attuale legislatura europea. È necessario, sul versante nazionale, rivedere, in particolare per quanto riguarda il meccanismo del cosiddetto subappalto “a cascata”, quanto previsto dal nuovo Codice degli appalti e garantire il controllo degli investimenti previsti per il PNRR. Dal punto di vista legislativo, occorre approvare il disegno di legge contro le agromafie; introdurre nel Codice penale i delitti contro la fauna; emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente; garantire l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni iscritte, come Legambiente, nel RUNTS, il Registro unico nazionale del Terzo settore.

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