Clausure forzate e prove di virilità nell’Italia rinascimentale

Firenze –  Bianca Cappello, figlia di un nobile veneziano, fuggì da casa per sposare un giovane fiorentino. Ma qualche tempo dopo il matrimonio, sentendosi trascurata dal marito Piero Bonaventuri, divenne l’amante di Francesco de’Medici, figlio primogenito del granduca Cosimo I.

Anche quando rimase vedova perché il marito era stato ucciso in un agguato dai parenti di una sua amante, Bianca non vedeva sbocchi alla sua situazione perché il Medici era regolarmente sposato con Giovanna d’Asburgo. Francesco le aveva donato palazzi e tenute, conduceva una vita fastosa ma era insoddisfatta e cominciò a provare nostalgia di Venezia. Cercò, quindi, di riconciliarsi con il padre Bartolomeo, adirato per la sua fuga e questi la invitò a ritornare a casa.

Ma un parente l’avvisò che Bartolomeo, avendo saputo dell’ingente patrimonio della figlia, progettava di rinchiuderla in un convento. La Cappello, allora, rispose che sarebbe tornata nella sua città solo dopo essersi nuovamente sposata e chiedeva, appunto, l’approvazione per un nuovo matrimonio da celebrare a Firenze. Il padre le rispose di tornare e poi del matrimonio avrebbero parlato in seguito. Bianca vide allungarsi l’ombra del monastero. Anche Isabella de ’Medici ,sorella di Francesco, che le era amica, fiutava una trappola e la convinse a lasciar cadere la cosa.

Infatti, il destino aveva per lei altri progetti: a seguito della morte accidentale di Giovanna, potè sposare Francesco e divenne granduchessa di Toscana.

Peraltro, la sua paura di essere reclusa a forza in un monastero era fondata. E lei lo sapeva bene perché aveva sotto gli occhi alcuni esempi illustri. Quando Cosimo i morì, Camilla Martelli, sua moglie morganatica mai accettata dai figli, fu rinchiusa nel convento delle Murate.  Aveva solo 29 anni.

A nulla valsero le sue proteste e i gesti di ribellione e, dopo aver vissuto 11 anni da reclusa, le sempre più gravi crisi nervose la portarono alla morte. Da notare che il Concilio di Trento, concluso nel 1563, aveva reso assai più rigorosa la vita dei monasteri, che prima era assai libera. Camilla potè uscire solo una volta, in occasione del matrimonio della figlia Virginia.

Eleonora degli Albizi, che era stata amante di Cosimo I prima della Martelli, fu fatta sposare con un nobile. Ma, accusata di adulterio, fu richiusa nel convento del Fuligno dove rimase per 56 anni.

Ancora più crudele la vicenda di Margherita Farnese che aveva sposato Vincenzo Gonzaga ma la prima notte di nozze, a causa di una malformazione fisica, Margherita provò un dolore intollerabile e gli sposi non riuscirono a consumare il matrimonio.

Margherita aveva 13 anni e tre mesi. Si parlò di corpo ancora acerbo che non consentiva ancora rapporti sessuali. Fu quindi stabilito un periodo di attesa ma dopo un anno, nel quale la principessa ,tornata a Parma, si era sottoposta a numerose visite, il duca Guglielmo Gonzag, chiese l’annullamento. Vincenzo era l’unico erede. Se la moglie fosse stata inadatta a procreare, la dinastia si sarebbe estinta, il ducato di Mantova sarebbe passato al ramo francese dei Nevers e ciò avrebbe alterato gli equilibri di potere. La vicenda personale diveniva un caso politico per tutti gli Stati italiani.

Margherita si rivolse al padre Alessandro Farnese che era governatore de Paesi Bassi ma anch’egli la consigliò a desistere e a ritirarsi in convento. Tutti i parenti la spingevano a questa decisione ma la giovane che aveva appena 15 anni non voleva sentir parlare di convento. Si rivolse al papa Gregorio XIII che, escludendo la possibilità di rinchiuderla contro la sua volontà, affidò la questione ad alcuni alti prelati. Fra questi c’era il card. Carlo Borromeo che ebbe numerosi colloqui con medici e giuristi. Ebbe pareri discordi. Per alcuni, un intervento chirurgico avrebbe risolto il problema e avrebbe consentito la maternità. Per altri, tra cui i medici più autorevoli, l’intervento era difficile e con ben poche speranze di rimuovere la malformazione.

La Farnese continuò a battersi con tenacia ma ormai era sempre più isolata. Ormai anche i suoi parenti, a cominciare dal nonno, il duca di Parma Ottavio Farnese, le consigliavano la vita claustrale. Anche il card, Borromeo la sospinse in questa direzione con molta diplomazia. Facendo presente che l’intervento era rischioso e probabilmente inutile, la convinse a ritirarsi temporaneamente in un convento da cui sarebbe potuta uscire quando voleva. Forse l’amorevole accoglienza delle suore, dopo mesi di angoscia e di discussioni contribuì a portarle una nuova serenità. Infatti, la soluzione divenne definitiva. Qualche tempo dopo, Margherita prese i voti.

Vincenzo Gonzaga tornò all’attenzione dell’opinione pubblica quando Bianca Cappello e il granduca Francesco, per concedergli in moglie la propria figlia Eleonora, conoscendo alcune voci che correvano a Parma ovvero il sospetto che al mancato rapporto sessuale avesse contribuito un’impotenza dello sposo, vollero da lui una inequivocabile dimostrazione di virilità. Invano fu fatto presente che molte belle dame del ducato di Mantova avrebbero potuto attestare la mascolinità del principe. Questa pretesa apparve una vendetta della Cappello in quanto quattro anni prima le trattative erano state interrotte perché i Gonzaga non volevano imparentarsi con l’ex amante del granduca (anche se Bianca Cappello era solo la matrigna di Eleonora).

La prova di virilità si tenne in territorio neutro, a Venezia, alla presenza di una commissione di alti prelati, medici e diplomatici in rappresentanza delle due dinastie. Come “cavia” fu scelta in un orfanotrofio fiorentino una ragazza ventunenne, vergine e attraente, a cui furono concessi una dote di tremila scudi e un marito.

Il principe Gonzaga si mostrò sicuro di sé ma probabilmente emozionato e frustrato, all’inizio non voleva sottostare alla dimostrazione. Spronato con dure parole dal padre, si decise alla pubblica dimostrazione. Era un noto donnaiolo e si presentò baldanzoso. Aveva anche assunto una notevole quantità di cibi piccanti afrodisiaci ma proprio questi gli provocarono una colica intestinale e la richiesta di soprassedere.

Fu necessaria una nuova prova e questa volta il futuro sposo ottenne il certificato dalla commissione che fece una relazione dettagliata sulla prestazione sessuale corredata di particolari anatomici. Un mese dopo, il 29 aprile il principe sposò Eleonora de’Medici.

La vicenda fu oggetto di un noto film del 1965 di Pasquale Festa Campanile, Una vergine per il Principe, con una splendida Virna Lisi nella parte della ragazza – .cavia e un magistrale Vittorio Gassman nella parte di Vincenzo Gonzaga.

M.L. Mariotti Masi, Bianca Cappello. Una veneziana alla corte dei Medici, Milano 1986, p 246.

Kate Simon, I Gonzaga, Roma, 2004, pp. 284-285. 3 Ivi, p. 248.

 R. Braglia, I Gonzaga. Il mito, la storia, Mantova, 2017.

Foto: Wikipedia, Alessandro Allori, ritratto di Bianca Cappello

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