Città sicure, Calleri: “Certezza della pena contro la sensazione d’impunità”

Firenze – Una settimana terribile a Firenze, città non abituata a questo tipo di accadimenti: 3 donne aggedite, selvaggiamente picchiate le prime due, strattonata per i capelli, tenuta distesa a terra la terza, il tutto per rubare borsa o cellulare. Modalità mai viste nella nostra città, che hanno scosso l’opinione pubblica, dando il la alla destra per innalzare un nuovo peana alla sicurezza in senso di militarizzazione della città. Le cose però sono un po’ più complesse, e, secondo quanto spiega il presidente della Fondazione Caponnetto Salvatore Calleri, è necessario ripartire dalle basi.

Firenze in questo periodo sta subendo l’attacco di una criminalità di strada cui non è abituata. Da dove si dovrebbe ripartire, secondo lei, per rintuzzare e fermare sul nascere modalità così scioccanti per la nostra città?

“Una soluzione semplice non esiste. Diciamo che dal punto di vista pratico le prime cose da farsi sarebbero intanto acquisire un maggior controllo del territorio, ma soprattutto tornare  alla certezza della pena. Che in questo caso significa che gli aggressori vengano individuati e facciano il carcere”.
Nello specifico della situazione fiorentina, cosa significa controllo del territorio?
“Bisogna essere chiari fino in fondo. Per carenza di organico, in determinate fasce orarie il controllo è assai ridotto e gli aumenti di organico promesso negli ultimi anni si sono poi rivelati irrisori.
Si tenga presente che per avere una volante in più per 24h al giorno servono minimo 12 uomini, ossia 10 volanti in più, servirebbero 120 uomini.
Per quanto rgiuarda il piano di Nardella, ben vengano le telecamere in più ed i cani antidroga, ma da soli non bastano senza la modifica delle norme attuali per i criminali che porti ad una severa applicazione di una pena certa. Alla fine, severa o meno, è la certezza della pena la vera chiave di volta per la sicurezza delel strade cittadine. L’impunità favorisce questi fenomeni, anzi, li alimenta, creando anche un senso di impotenza per chi è preposto alla tutela della sicurezza pubblica, oltre ad aumentare la rabbia dei cittadini. Occorre pertanto  prestare la massima attenzione a questa escalation perché se non si interverrà per tempo la situazione degenererà.”.
Eppure, sembra la malamovida il punto di attenzione massimo del sistema di controlli da parte delle forze dell’ordine. Secondo lei, tutto ciò distrae parte di agenti e militari che potrebbero invece dedicarsi a un maggior controllo, intendendo più capillare, del territorio?
“La malamovida è un problema che senza dubbio esiste e che, dopo 2 anni di pandemia, riemerge. Ma non è l’unico. Mi rendo conto che non sarà semplice ma è senza dubbio necessario ridare sicurezza alla città, aumentando gli organici e sbattendo in galera i criminali, mantenendo come stella polare il grande principio della certezza della pena. Chi delinque viene punito, la certezza di non godere di impunità vale in qualsiasi caso e per tutti. Questo è lo spirito fondante lo Stato di diritto. Perciò, il tema è complesso, e non si risolve spostando i pochi organici da una emergenza all’altra, modalità che può dare sollievo temporaneo, non soluzioni.
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