Alimentazione, dieta mediterranea o dieta del sondino?

Rischi e bugie della disinformazione. L’importanza di un corretto regime alimentare

Massimiliano Manzotti

Uno dei temi assegnati quest’anno all’esame di Maturità detta una traccia sull’alimentazione e in particolare sulla dieta mediterranea. A riprova che l’interesse di ciò che mangiamo è sempre in prima pagina nella quotidianità in rubriche mediche, di cucina e di intrattenimento. Alla domanda se è vero che noi siamo quello che mangiamo possiamo rispondere affermativamente o comunque il quesito ha un suo fondamento. Mentre una cattiva alimentazione, associata a una vita sedentaria, provoca stress, ansia, disturbi psicosomatici oltre a malattie metaboliche come diabete, obesità e cardiopatie, un regime dietetico come il nostro non va considerato un semplice elenco di  alimenti, ma “promuove l’interazione sociale poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità”

Nel 1939 il primo a intuire la connessione tra alimentazione e malattie del ricambio, quali diabete, bulimia, obesità, fu il medico nutrizionista italiano Lorenzo Piroddi (Genova 1911-1999). Considerato il “padre” della dieta mediterranea è anche autore del libro Cucina Mediterranea. Ingredienti, principi dietetici e ricette al sapore di sale. Qualche anno dopo lo scienziato Ancel Keys (1904 – 2004)   notò una bassissima incidenza di malattie delle coronarie presso gli abitanti di Nicotera e dell’isola di Creta, nonostante l’elevato consumo dei grassi vegetali forniti dall’olio d’oliva, e avanzò l’ipotesi che ciò fosse da attribuire al tipo di alimentazione caratteristico di quell’area geografica. I risultati della sua indagine non lasciarono dubbi: la mortalità per cardiopatia ischemica (infarto) è molto più bassa presso le popolazioni mediterranee rispetto a Paesi, come la Finlandia, dove la dieta è ricca di grassi saturi (burro, strutto, latte e suoi derivati, carni rosse).

La dieta mediterranea rappresenta uno stile alimentare che privilegia il consumo di frutta, verdura, patate, legumi, pane e pesce. In particolare, tra gli ortaggi molto amato è il pomodoro che grazie ai suoi principi nutritivi riattiva il metabolismo e aiuta a conservare l’elasticità dei tessuti.

L’esatto opposto della dieta mediterranea è invece quel regime dietetico di cui si è parlato molto negli ultimi tempi ovvero la dieta del sondino. Un metodo di dimagrimento rapido che è diventato famoso perché adottato da moltissime star del mondo dello spettacolo e il motivo per cui se ne parla è che, pur spopolando, è in realtà una tecnica aggressiva nata per altri motivi.

La dieta del sondino si basa sull’inserimento di un tubicino che dal naso arriva direttamente nello stomaco e permette di seguire una dieta liquida della durata di 10 giorni grazie alla quale si arriva a perdere anche il 10% del peso. Al termine dei 10 giorni di trattamento si segue una dieta controllata per un massimo di 20 giorni grazie alla quale si tentano di mantenere i risultati raggiunti.

Nata come metodo per aiutare le persone obese a perdere peso, questa dieta sta spopolando anche tra chi è leggermente in sovrappeso e tra chi in vista dell’estate cerca il modo più veloce per dimagrire; gli esperti sono divisi e in molti sostengono che siccome ci si alimenta grazie ad una sacca di liquido contenente una percentuale troppo elevata di proteine, il cuore e i reni potrebbero risentirne nonostante la durata complessiva del “trattamento” sia relativamente bassa.

Di fatto la dieta del sondino non è un altro che un vero e proprio digiuno controllato in cui si eliminano gli zuccheri e si introducono, mediante una piccola pompa portatile, solo acqua, elettroliti e aminoacidi  in quantità superiori alla norma per evitare che la massa muscolare ceda e per fare in modo che la presenza di corpi chetonici (l’acetone tipico dei bambini) annullino il senso di fame portando al dimagrimento. Il protocollo prevede l’aggiunta di alcuni farmaci (inibitori di pompa e lassativi), oltre a integratori, vitamine e sali minerali.

Il problema è che non se ne conoscono di fatto i reali effetti e dunque si tratta di un modo per dimagrire potenzialmente molto pericoloso oltre che drastico; inoltre il dimagrimento veloce potrebbe portare a riprendere subito i chili persi, e anche di più, proprio perché il fisico è stato sottoposto a dimagrimento senza preparazione.
Gli esperti hanno analizzato la letteratura scientifica esistente e sono arrivati ad alcune conclusioni. Innanzitutto questo regime non viene considerato una cura antiobesità: «i migliori risultati si ottengono invece con un programma terapeutico-riabilitativo e un intervento multidisciplinare». Inoltre «non va confusa con diete a basso contenuto di carboidrati o elevato apporto di proteine né con quelle cosiddette chetogeniche (con pochi carboidrati)». La denominazione più corretta dovrebbe essere : «digiuno con poche proteine». Gli esperti inoltre contestano la mancanza di prove di efficacia, la carenza di protocolli che dovrebbero regolare la selezione dei pazienti e hanno forti dubbi sulle possibili conseguenze: chetosi, perdita di massa magra (muscoli), uso di lassativi, squilibri di idratazione: «Ogni tipo di trattamento anti obesità se non viene inserito in una visione multidisciplinare della malattia, è destinato al fallimento».

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