Yan Pei-Ming inaugura le nuove grandi mostre estive di Palazzo Strozzi

Firenze –Una mostra dal grande impatto artistico e con una forte presa sulle emozioni che suscita un’epoca di mutamenti e di insicurezza è stata inaugurata il 7 luglio e durerà fino al 3 settembre. E’ una grande novità l’esposizione estiva di Palazzo Strozzi dedicata al pittore franco cinese Yan Pei-Ming, anomala rispetto ai calendari tradizionali di primavera e autunno.

Yan Pei-Ming

Un’offerta ad alto contenuto culturale per il turismo di qualità, dice Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra, nel momento in cui la città è praticamente presa d’assalto da viaggiatori di tutto il mondo. La scelta poi su Pei-Ming, il pittore che vive a Digione e che dipinge tele gigantesche sulle quali trasmette pezzi di storia trasfigurati dalla sua sensibilità artistica ha il doppio risultato di presentare un artista contemporaneo nella sua prima uscita italiana e nello stesso tempo di portare i visitatori, grazie alla dimensione delle 30 opere esposte e alla loro immediata fruibilità, dentro  i grandi temi della contemporaneità.

A partire dalla guerra in Ucraina. In una sala si incontra un trittico con altrettante variazioni sul tema Vladimir Putin “Person of the Year” e “Zar della nuova Russia” sulla copertina di Time magazine del 31 dicembre 2007. In un’altra uno trittico con la copertina del 31 dicembre 2022 dedicata a Volodymyr Zelenski e allo spirito dell’Ucraina con i colori della bandiera di Kiev.

I due ambienti sono collegati attraverso un spazio nel quale è stata esposta una grande tela (154×405 cm) intitolata “Campo di teschi rossi”, un’opera del 2023 che raffigura centinaia di teschi immersi nel colore del sangue.  Il catalogo spiega che l’artista ha concepito il quadro colpito dalle atrocità commesse nel corso della cosiddetta “operazione speciale” dei russi.

Opere dure che spingono alla riflessione (e anche alla rivolta contro la guerra macchina di morte) così come lo sono le opere dedicate alla storia italiana recente: la morte di Aldo Moro, quella di Pier Paolo Pasolini, piazza Loreto. E anche il trittico autoritratto che evoca la crocifissione in una rivisitata iconografia cristiana nella quale l’artista impersona sia Cristo che i due ladroni. “La pittura non è una carezza”, questo il titolo che Galansino ha voluto per la sua presentazione in catalogo.

Una mostra tutta da vivere e che suscita anche alcune riflessioni sul ruolo strategico che riveste  la Fondazione Palazzo Strozzi  grazie alla sua particolare natura che la rende diversa dalle altre fondazioni culturali italiane. Un ente nel quale, intorno ai determinanti  fondatori pubblici, opera una struttura di finanziatori privati  e che è in grado di realizzare un’autoproduzione che rappresenta il 50% del bilancio: “Si regge sulle sue gambe – come dice il presidente Giuseppe Morbidelli –  con un bilancio di 8 milioni produce una ricaduta sull’indotto e sulla città di 110 milioni”.

La conseguente  flessibilità operativa le permette perciò di adattare le sue strategie culturali e artistiche alle mutevoli necessità del territorio. Come quella appunto di alzare il livello dell’offerta artistica con una mostra estiva di assoluto interesse e richiamo per le fasce più alte del turismo. Quelle che alla fine lasciano alla città più che i soldi per vitto, alloggio e trasporti.

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