Firenze – Un ritorno, per l’assessora Sara Funaro, che “rientra” nella delega del welfare oltre a mantenere quella all’educazione precedente al rimpasto di giunta. Rimpasto, ricordiamo, reso necessario dall’elezione in consiglio regionale della vicesindaca Cristina Giachi e dell’assessore Andrea Vannucci. Un ritorno che si concretizza nel momento più difficile, quello della pandemia in corso, che fatalmente porta a galla ed estremizza aspetti di criticità che da sempre accompagnano la questione della tutela delle fasce più fragili della popolazione; con l’aggiunta di altre persone e famiglie che ora, a causa del virus, scivolano dentro il girone del disagio e della povertà. Abbiamo posto alcune domande all’assessora Funaro per capire come e con quali priorità verrà affrontata questa difficile fase.
Quali saranno le priorità su cui accentrare lo sforzo, una volta ripresa in mano la macchina del welfare?
E’ doveroso, prima di rispondere alla domanda, mettere in luce alcuni aspetti, fra cui il totale cambiamento di scenario rispetto a quando lasciai la delega a welfare. Il primo mandato era un’epoca storica completamente diversa da quella attuale e avevamo organizzato un lavoro centrato sulle tematiche fondamentali che emergevano in quel momento, che andavano dal tema dell’accoglienza alle marginalità, ai minori, agli anziani alla disabilità con una serie di azioni nate per dare risposta ai problemi di quel momento. Adesso, la pandemia in atto ha travolto le priorità, esigendo lo sforzo di mettere in piedi una serie di servizi ulteriori dedicati all’emergenza Covid. Progetti importanti portati avanti dall’assessore Andrea Vannucci come, ad esempio, i buoni spesa, i pacchi alimentari, ma anche il supporto di sostegno psicologico, con un’attenzione particolare agli anziani, che risultano essere il punto più fragile della catena. Tutte azioni a cui è necessario dare continuità, ricalibrandole alla peculiarità di questo momento. La vera priorità in questo momento è tenere conto del fatto che non si possono pensare azioni a prescindere dal covid e dal periodo pandemico.
Cosa pensa di fare, in concreto?
Intanto, è necessario continuare a rafforzare il lavoro di squadra, strutturato in base ai bisogni dei fiorentini. Siamo al lavoro con tante e preziose realtà del nostro territorio, di cui fanno parte i quartieri, le reti di solidarietà, la rete dell’associazionismo e del terzo settore che collaborano con l’amministrazione comunale. In primis, con l’arrivo del primo freddo, è necessario occuparsi del servizio dell’accoglienza invernale, che costituisce un vero e proprio fronte “caldo” su cui stiamo già lavorando in queste settimane, tenendo conto del tema salute. Dunque, uno dei primi impegni sarà proprio quello di rivolgere l’attenzione alle strutture di accoglienza. Un’attenzione che dovrà essere alta e a 360 gradi su tutte le strutture: da quelle per anziani e per disabili a quelle sociali, tutti ambiti in cui è necessario essere vigili, in termini di prevenzione del virus.
In effetti, sono proprio le strutture con molte persone a soffrire spesso di esplosioni di piccoli cluster. Come pensa di agire?
Il primo punto da tracciare è proprio la necessità di restare in un quadro che riesca a tutelare la salute, anche dal punto di vista dei più fragili, senza perdere di vista i bisogni correlati. Per quanto riguarda le strutture dell’accoglienza invernale ancora c’è qualche settimana prima di attivare il servizio e ben presto dovremo avere il quadro complessivo. Il vero punto, in termini di prevenzione di cui si è parlato, è ripensare il sistema di accesso alle strutture, i percorsi, i servizi, con una “riprogrammazione” che guardi alla tutela sia di chi entra, sia di chi è già ospitato.
Dato il periodo molto delicato e difficile che stiamo vivendo, sulle strutture dell’accoglienza invernale è necessario lavorare in linea con il lavoro svolto per le strutture di accoglienza ordinarie. Pertanto, una necessità importante è attuare nelle strutture che già sono in funzione, come per le strutture sociosanitarie, un monitoraggio continuo, che ci aiuti a capire quali sono le difficoltà reali del momento.
Oltre alla tenuta “fisica”, si parla anche di tenuta “emotiva”.
Un altro tema importante è che una delle fasce più nel mirino, dal punto di vista psicologico e di contagio, sono gli anziani. Una frase di un anziano mi ha profondamente colpito, vale a dire “la pandemia mi sta privando della mia vecchiaia”. E’ necessario rafforzare la tutela e mettere in campo con decisione l’attenzione verso gli effetti psicologici che la pandemia porta con sé. Tutti temi che la nostra amministrazione ha tenuto in grande considerazione nelle fasi più difficili dell’emergenza nella scorsa primavera e su cui è importante continuare a tenere alta l’attenzione. Chi si occupa di welfare non può non tenere in massima considerazione l’aspetto del sostegno da un punto di vista emotivo. La pandemia ci rende tutti più vulnerabili, in particolare gli anziani e le persone più fragili. L’intenzione è quella di iniziare “un giro” di consultazione fra i soggetti che collaborano con noi per individuare le fragilità più forti, anche dal punto di vista della tenuta emotiva, per fornire anche un sostegno di questo genere, ripartendo, ad esempio, con il servizio di call center per i nostri anziani, e non solo. Si tratta infatti di un sistema molto importante in quanto permette di intercettare anche situazioni a rischio che finiscono per porsi al di fuori dei radar. Il tema fondamentale in questo momento è tutelare i cittadini più fragili.
Una delle caratteristiche sociali dell’onda covid è quella di contribuire a creare nuove povertà, nuovi disagi, nuovi bisogni. Come pensa di affrontare la questione?
E’ necessario lavorare anche in prospettiva, non solo sulle questioni emergenziali da cui tuttavia, in questo momento, non possiamo prescindere. Dunque, individuare e tener conto anche di quelle situazioni di difficoltà che si incontrano lungo il cammino e a cui bisogna trovare le risposte. Bisogna tenere il polso delle nuove fragilità che ci possono essere, situazioni e difficoltà che hanno conseguenze anche in termini di tenuta sociale. Va da sé che si tratta di una questione che vede coinvolto non solo il mio assessorato, ma tutta la squadra comunale, come anche non un solo livello istituzionale, come potrebbe essere il Comune, ma anche Regione e Governo. Si tratta di stringere una rete unitaria a vari livelli, che guardi sia al rafforzamento delle misure messe in campo, che sono state e sono tante, sia alle risposte emergenziali, ma anche a ciò che arriverà un passo immediatamente dopo. Ci si deve preoccupare anche del “dopo”.
Tirando le somme?
Poste in primo piano tutte le azioni legate all’emergenza pandemica, una delle questioni su cui adesso siamo fortemente impegnati è l’accoglienza invernale. Allo stesso tempo siamo al lavoro sul tema della salute emotiva e del supporto agli anziani, avvalendoci anche del contributo delle tantissime realtà del territorio che collaborano con noi.
Come valuta la separazione delle deleghe attinenti a welfare e casa in un momento così delicato della pandemia?
Gli uffici continuano a lavorare come prima e avere deleghe ripartite tra più assessori, il che rafforza quel lavoro di squadra che abbiamo sempre portato avanti. Inoltre, l’aver unito scuola e sociale consente di lavorare su una serie di idee che coinvolgono entrambi i settori, che mai come ad esso sono stati così vicini.
Foto: l’assessora Sara Funaro