Vespa, il mito non tramonta

La storia della due ruote più amata di sempre

Samuele Carini

Gli italiani l’hanno amata nel primo dopoguerra e continuano ad amarla oggi. Vecchi e nuovi appassionati sono sempre a caccia di un modello storico da restaurare e rimettere in strada o semplicemente da ammirare e accudire nel proprio garage.
Cercherò quindi di ripercorre per grandi passi la storia di un mezzo che ha fatto la storia italiana, riconosciuto ed ammirato in tutto il mondo: la Vespa.
Gli stabilimenti dell’ azienda di Rinaldo Piaggio (1864-1938) furono prima utilizzati per la realizzazione di interni navali, poi per la produzione di materiale ferroviario e in seguito vennero impiegati per produzioni aeronautiche. La storia della Piaggio ha però una svolta nel dopoguerra, quando, il 23 aprile 1946, su progetto dell’ ingegner Corradino D’Ascanio, viene brevettata una motocicletta il cui nome diventerà quasi un sinonimo di “Piaggio”: la vespa.

Nel 1945 Corradino D’ascanio presenta ad Enrico Piaggio il prototipo MP6 che viene subito apprezzato per l’ampia parte centrale a disposizione del guidatore. E’ un mezzo totalmente innovativo che sfrutta molte soluzioni di derivazione aeronautica come la scocca portante, il cambio sul manubrio, il leveraggio della sospensione anteriore per una facile sostituzione della ruota. Gli altri elementi che contraddistingueranno tutte le future Vespe sono il freno posteriore a pedale, la leva per la messa in moto e il motore sotto la sella.

La prima ad entrare in produzione e ad essere commercializzata fu la Vespa 98 nel 1946. Dopo la II serie venne prodotta anche in versione corsa per essere poi sostituita solo due anni più tardi dal modello 125. La meccanica evolveva rapidamente e con essa anche il design.
Nel ’53 nasce la Vespa U come modello economico, infatti la U sta per “Utilitaria”, per contrastare la concorrenza della Lambretta, viene messa in commercio al prezzo di 110.000 Lire. Prodotta in soli 7000 esemplari, la Vespa U è tra gli scooter più ricercati dai collezionisti. E’ la prima vespa destinata al mercato italiano che monta il faro sul manubrio anzichè sul parafango anteriore.
Gs sta per “Gran Sport” è la prima Vespa con carattere sportivo prodotta in grande serie a partire dal 1955 ed è tutt’oggi considerata il modello Vespa più bello mai prodotto. La 150 Gs, grazie all’esperienza accumulata dal reparto corse, ha una spiccata indole sportiva. Il motore è un “quadro” 57×57 (alesaggio x corsa), pistone a cielo bombato senza deflettori, ammissione diretta al cilindro, carburatore Dell’Orto UB 23 S3, cambio a 4 marce, un motore capace di offrire circa 8 cv a 7500 giri. Cambiano inoltre il telaio, completamente ridisegnato, la sella ora biposto e i cerchi da 10 pollici con pneumatici 3.50-10.
Il carrozzino dalla forma elegante ed allungata della Vespa Side-Car fu installato sui primi esemplari della Vespa 150 VL1 già nel ‘54.

La Vespa 125 del ‘58 è un modello innovativo rispetto ai precedenti. Dal punto di vista del telaio,in Piaggio si assiste ad una vera rivoluzione: la carrozzeria è realizzata tramite la congiunzione di 2 semigusci in lamiera saldati, soluzione adottata poi su tutti i modelli successivi. Anche il manubrio è composto da due semigusci di lamiera stampata smontabili per consentire l’accesso ai comandi che adesso sono interni come sui modelli di cilindrata superiore. Il motore è completamente ridisegnato, più compatto, con la traversa motore incorporata ai carter.
La sella singola anteriore di queste vespe permetteva di avere un piccolo portapacchi sul retro. Per trasportare un passeggero era sufficiente aggiungere un sedile imbottito pressoché rettangolare e una pedana in alluminio pieghevole su un solo lato. Le signore e le signorine salivano in Vespa di fianco e a gambe unite!
La Vespa 160 GS è l’ultima della prestigiosa serie nata nel ‘55 e rimane in produzione dal 1962 al 1964 per soddisfare la richiesta di clienti sempre più esigenti. Quest’ultima Gran Sport ha il motore di cilindrata maggiore grazie all’aumento sia della corsa che dell’alesaggio, ha cofani asportabili marcati da un profilo in alluminio ed è disponibile in una nuova colorazione, il grigio biacca che sostituisce il classico grigio metallizzato. E’ la Vespa protagonista della famosa campagna pubblicitaria “Paradiso per Due”.

Nel’ 62 il modello di punta della casa diventa la 150 GL – Gran Lusso.
Nel ‘63 nasce uno dei modelli più famosi al mondo: la Vespa 50. E’ la più amata dai giovani, è maneggevole ed affidabile. Lo slogan pubblicitario del tempo recitava: “Giovane, moderna e…senza documenti”, la nuova Vespa infatti, grazie alla cilindrata ridotta, poteva essere guidata già da 14 anni senza targa e senza patente, come prevedeva il Codice della Strada. La Vespa 50 è l’ultima creazione dell’Ingegner Corradino D’Ascanio ed è quasi un simbolo nella storia Vespa tant’è che ne sono state prodotte dal 1964 ad oggi più di 3 milioni di esemplari!
Nel ’65 vengono introdotte con lo stesso telaio della 50 sia la 90 SS che la 125 primavera. Si differenzia dalla VMA1 per le sella biposto e il telaio leggermente allungato, piccole modifiche che agevolavano il trasporto del secondo passeggero.

La Vespa 125 Primavera ebbe un grande successo tra i giovani, esattamente dai 16 anni in su, anni richiesti per la guida di questo veicolo.
Arma vincente per la casa di Pontedera fu la splendida campagna pubblicitaria che accompagnò la commercializzazione della 125 Primavera la quale ebbe come slogan: “Con Vespa si può” che stava ad indicare come questo mezzo agile, veloce, potente e scattante fosse la soluzione ideale per giovani dinamici e sportivi che vogliono evitare il caos del traffico cittadino.

Nel ’68 arriva il degno successore del GS: la Vespa 180 Rally.
E nel ’69 la 50 cc diventa la Vespa 50 Special e come dimenticarsi il mitico slogan “Chi Vespa mangia le Mele”.
L’enorme successo riscosso dalla Piaggio con la Vespa 180 Rally, spinge la casa di Pontedera ad esagerare creando un motore da 200 c.c. di cilindrata e montandolo sotto un telaio Rally: così nel 1972 viene messa in commercio la Vespa 200 Rally, un mezzo di enorme successo tra i vespisti che se la contendono e aspettano anche alcuni mesi per averla.
La Vespa 125 ET3 Primavera arrivò sul mercato nel 1976 e rappresentava l’ evoluzione della Primavera. ET3  significa accensione elettronica e tre travasi, certamente la Vespa più ambita dai ragazzi e di maggior successo in assoluto.
Nel 1977 venne lanciata la nuova Vespa 125 PX che però non piacque a tutti per le sue forme squadrate, ma è la Vespa rimasta in produzione per maggior numero di anni. Nel ’78 la gamma px si arricchì dei motori 150 cc e 200 cc. Nessuna Vespa fino ad ora aveva gli indicatori di direzione.

Nel 1983 venne immessa sul mercato la in sostituzione di 50 Special, R e la 125 ET3, ma la sua linea, scopiazzata dalla PX non piace troppo. Seguono poi la T5 del 1985, la Vespa Cosa del 1987 e la Hp degli anni ’90.
Le Ultime Vespe PX catalizzate sono state prodotte nelle cilindrate 125 e 150cc. Prima delle versioni “euro 2”, era in produzione anche un terzo modello con propulsore di 200cc. Sono le ultime Vespe che conservano il tradizionale cambio a 4 marce. Purtroppo la casa non ha voluto o potuto omologarle “euro 3” come ha fatto invece la “LML Stella – Star deluxe“, che è in tutto e per tutto una Vespa PX classica a 2 tempi euro 3. Così dal mese di febbraio 2008, le Px erano uscite dal listino Piaggio e con questa decisione, si era chiusa tristemente la lunga gloriosa carriera della Vespa PX, iniziata nel 1977 e durata quasi 31 anni.
Oggi invece, sulla scia del grande e inaspettato successo della LML la Piaggio è tornata sui suoi passi e ha rimesso in produzione il Px per la gioia di tutti i vespisti di ieri, di oggi e di domani.
Mi sembra doveroso concludere con qualche consiglio.
Sappiate che le vespe “d’epoca” non frenano. Il freno dietro tende ad inchiodare facendo slittare la ruota e quello davanti è pressoché inesistente. Quindi se pestate troppo sul pedale del freno è molto più probabile che vi ritroviate in strada di traverso piuttosto che fermi.
Tutte le vespe hanno il baricentro spostato sulla destra e il corpo tende a bilanciare questo “difetto”… ci vuole della pratica… e i muscoli della schiena!
Per il passeggio da casa al bar vanno bene tutte. Per i viaggi un po’ impegnativi vi consiglio i Px più recenti con freni a disco e buone sospensioni, ma ricordatevi di portarvi dietro la ruota di scorta e le chiavi per montarla.
E come per tante cose, le più semplici sono quelle che si rompono meno facilmente… però come per tutte le cose belle ci vuole amore e dedizione. Mai dimenticarsi l’olio per la miscela e una candela di riserva nel sottosella.

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