Verso l’infinito/Diario di viaggio sulle vette del mondo: le resistenze del cuore

La strada e la voglia di casa, mentre l’imperativo rimane: andare

Mentre la meta si avvicina, è il cuore che deve vincere la prova

05/07/24 .- Il soffitto della mia tenda.

Nella notte svegliandomi, come un’allucinazione, ho intravisto sul soffitto della mia tenda, disegnata da intrecci di cuciture e cerniere, la sagoma di una bicicletta. Della mia bicicletta.
Manca casa.
Non sarebbe leale nasconderlo. Le difficoltà qui non sono quelle fisiche, fatica, freddo, disagio, ma quelle del cuore.
È un equilibrio dinamico e difficile, soprattutto in giorni in cui sei costretto all’immobilità, dove non puoi guardare avanti.
Dove non devi guardare avanti.
Devi continuamente essere attento, essere reattivo affinché l’equilibrio non ti sfugga.
Come l’andare in bicicletta, se smetti di pedalare, cadi.
I momenti di crisi ci sono, fino alle lacrime spinte fuori da emozioni troppo forti.
Ti rinchiudi in te stesso e devi reagire, altrimenti ti fermi.
Altrimenti l’equilibrio in quel punto di minimo emotivo richiederebbe molte energie per poterne uscire.
Forse troppe.
Solo la pazienza se soffia sull’argilla, può creare l’uomo.

07/07/24 -Se cerchi vicino, puoi trovare ciò che è lontano.


Fino ad oggi durante questa spedizione, ho cercato di fissarmi come orizzonte l’imbrunire del giorno, come se domani non facesse parte dello stesso programma.
Arriva poi un momento, perché di un attimo si tratta, in cui alzi lo sguardo e ti accorgi che forse stai entrando in una fase, come dire, in cui puoi ottenere il raccolto.
O almeno a cominciare a mietere.
Alllora metti insieme ciò che hai fatto, lo analizzi come fosse il risultato di un esperimento, ti chiedi se potrebbe essere sufficiente, ti spaventi un po’ per quello che dovrà ora essere, raccogli le forze, sorridi, lasci andare il prossimo passo.
Se volessimo tentare solo nel momento in cui fossimo in possesso della certezza della riuscita, saremmo ancora al punto di partenza.
Ma c’è il disegno di un cerchio che ho cominciato a tracciare con la punta di matita su di un foglio bianco, che vorrei cercare di chiudere.
Per ogni spezzarsi della mina, cercherò di riprendere il tratto, per trovare, pur piegato sulle ginocchia, il suo iniziio.

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