Firenze – Si ritrovano spinte dalla disperazione, le lavoratrici di Venchi. Si ritrovano nel salotto buono della città, in via Calzaiuoli, a pochi passi dal Duomo. A spingerle, è la decisione dell’azienda di trasferire 11 lavoratrici di Fiumicino, a 3-400 chilometri da casa. L’azione di solidarietà, che si è tenuta ieri a livello nazionale, è stata oganizzata dall’Usb di Firenze, e riguarda le lavoratrici di Fiumicino, costrette a trasferimenti che le pongono nella impossibilità di continuare a lavorare. Una storia emblematica, che illustra il livello di problemi, è quella di Ada, sola con due gemelli di 4 anni, che ha ricevuto il trasferimento da Roma a Padova.
“I traferimenti ricevuti dalle lavoratrici di Fiumicino le porterebbero a Torino, Venezia, Vicenza, Parma, Padova – spiegano dall’Usb – l’azienda chiude uno dei nove negozi che ha a Roma e ne approfitta per disfarsi di lavoratrici scomode, mamme che rivendicavano i loro diritti. Si tratta di lavoratrici part time con stipendi bassi e figli piccoli a cui Venchi sta ponendo la falsa alternativa, “se vuoi lavorare devi trasferirti”. Falsa perché per queste madri e con questi stipendi il trasferimento è oggettivamente impossibile. Eppure l’azienda potrebbe mettere in campo gli ammortizzatori sociali, oltre ad avere altri 8 negozi a Roma dove assorbirle. E’ una battaglia in cui Usb non lascerà sole le lavoratrici”.
La richiesta del sindacato è il ritiro dei trasferimenti mettendo in atto tutte le misure previste dalla legge in questi casi. “Anche perché messa in questo modo – concludono dal sindacato – è una sorta di tentativo di scavalcamento del blocco dei licenziamenti. Mettere i lavoratori nelle condizioni di non poter lavorare è di fatto equivalente a un licenziamento”.