
L’archivio di Antonio Pastorini è oggi esposto al pubblico in occasione della mostra organizzata in Biblioteca Panizzi e attiva fino al 17 novembre 2013. Pastorini è stato figura di spicco nell’ambiente politico e sociale reggiano dal dopoguerra ad oggi. Laureatosi al Politecnico nella Milano degli anni ’40 già in aria di stravolgimenti culturali e soprattutto nel periodo della ripresa economica e sociale di un Paese appena uscito dalla guerra, Pastorini rappresenta certamente una figura a questo proposito rilevante.
Il dopoguerra segna un solco importante nella storia dell’evoluzione di molte professioni, tra cui quella dell’architetto, da lui stesso definita “non solo artista, un personaggio che partecipa alla vita civile”. E’ poi stato socio fondatore nel 1947 della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia, gruppo di progettazione molto attivo in territorio reggiano autore, tra gli altri progetti, di Villaggio Nebbiara. Si è perciò impegnato nell’ambito politico, ricoprendo il ruolo di Assessore all’Urbanistica e di Provveditorato alle Opere pubbliche della Regione, certamente con la competenza derivata dal mestiere esercitato.
Pastorini si è dedicato sia al progetto architettonico che a quello urbanistico, realizzando nel primo ambito edifici di cui tutti conosciamo l’aspetto e che ancora oggi sono riferimenti del tessuto cittadino. Si tratta per esempio del grattacielo in via Emilia San Pietro, del complesso residenziale a Porta Castello, del primo stabilimento della casa di moda Max Mara (all’epoca decisamente innovativo perché dotato di un sistema di ventilazione ed illuminazione naturali degli ambienti), e dell’edificio per uffici in piazza Cavour. Spesso il progetto è stato redatto in collaborazione con il collega e amico Eugenio Salvarani.
Pastorini lavorò spesso sulle componenti fondamentali dell’edificio: il telaio in cemento armato ed il suo tamponamento. Nei progetti dell’architetto è possibile notare la definizione della componente strutturale, spesso coincidente con la forma del fabbricato. Fanno invece parte della sua attività di pianificazione il piano regolatore di Venezia (1956), quello di Piacenza, il piano regionale per la definizione di un asse parallelo al fiume Po, e la stesura di molti piani particolareggiati nella nostra Provincia. In mostra, oltre a schizzi, disegni e bellissime stampe fotografiche, sono esposte anche alcune opere artistiche di Pastorini, che fece della scultura un mezzo espressivo parallelo all’architettura ma allo stesso modo indagatore di spazi e di superfici.
“Ci vogliono energia e amore per dare vita a queste strutture: quell’energia e quell’amore che certamente Antonio Pastorini ha racchiuso nei disegni di un edificio, di una città, di un territorio, inseguendo per tutta la vita un’ideale di utopia” (Sandro Parmiggiani).
Anna Vittoria Zuliani