Benvenuti in un mondo (cinematografico) diviso in due: quelli coi superpoteri e i rincoglioniti, che non hanno ancora capito chi è Clark Kent.
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Batman V Superman: dawn of justice
Regìa: Zack Snyder
Top star: Ben Affleck
USA 2016
Nemmeno quel geniaccio di Zack Snyder si prende la briga di risolvere il caso Superman: com’è possibile che nessuno capisca che è Clark Kent? Ma di problemi e di interrogativi ce ne sono parecchi in questo film, che è sì ben fatto, ma non riesce a resistere alla sempre più diffusa deriva filosofica. Perché si discerne di massimi sistemi, perché si cerca una chiave di lettura impegnata, anziché spaccarsi allegramente le ossa? Ora, vada per le discussioni su Superman al di qua o al di là della legge, ma è normale che Batman, in costume, si presenti dopo 52 minuti dai titoli di testa? E’ normale che per vedere l’epico scontro del titolo occorra perdere cognizione del tempo? E’ normale che Batman contro Superman in realtà sia una scaramuccia da 5 minuti e buona lì, poi grandi amiconi uniti contro il male, solo perché le madri di Batman e Superman hanno lo stesso nome (giuriamo, non è una battuta)? Ma poi…Wonder Woman? Che caspita c’entra Wonder Woman? E’ necessaria?
Riassumendo: film guardabile (con un finale inatteso) ma troppo lungo, con diverse incongruenze. E in ogni caso non puoi intitolarlo “Batman contro Superman” se ‘sti due tizi in calzamaglia si menano per 5 su 150 minuti.
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Regìa: Gabriele Mainetti
Top star de noantri: Claudio Santamaria
Italia 2015
Eccolo il nuovo miracolo del cinema italiano, premiato con 7 David di Donatello. Meglio di “La leggenda del pianista sull’Oceano” (6), “La meglio gioventù” (6), “L’ultimo bacio” (5) e “Le conseguenze dell’amore” (5), solo per fare qualche esempio.
Ma proviamo a lasciare da parte il discorso premi, perché non è colpa dell’esordiente regista Gabriele Mainetti se hanno seppellito la sua opera prima di riconoscimenti, tra l’altro con un clamoroso poker attore protagonista-attrice protagonista-attore non protagonista-attrice non protagonista, dal che si evince, tra l’altro, che è meglio questo cast di quello di “Perfetti sconosciuti”. Come no.
Torniamo al discorso iniziale del mondo diviso in due: qui il super-bandito di Tor Bella Monaca (Claudio Santamaria, bravo) viene addirittura filmato a volto scoperto dagli immancabili telefonini ormai presenti ovunque…e niente, la polizia dorme, i media pure. L’unico sveglio, per esigenze di copione, è il supercattivone Luca Marinelli (bravo), così almeno loro si tirano due pizze prima che la storia finisca.
Tutto da buttare? No, affatto. Ben diretto, originale, capace di fare la cosa più difficile: non risultare ridicolo. Però basta, fine dei complimenti. E’ una storiella “guarda-passa-dimenticami”, con uno stucchevole pistolotto moraleggiante sui titoli di coda. Nient’altro.
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Deadpool
Regìa: Tim Miller
Top star: Ryan Reynolds
USA 2016
“Bene, bravo, bis” all’esordiente Tim Miller, che porta sullo schermo un personaggio Marvel scomodo – sboccato e politicamente scorretto – ed estrae dal cilindro un film che fa il suo sporco lavoro di intrattenimento allo stato puro, facendo dimenticare allo spettatore di avere un orologio. Una goduria la scena iniziale rallentata, divertentissime le continue bordate alla “quarta parete”, con il protagonista Deadpool, mercenario logorroico, che parla in camera (addirittura in una scena la sposta), cita se stesso nella realtà, ovvero l’attore Ryan Reynolds, cita altri film e altri supereroi, prendendosela con la mancanza di comprimari di primo piano: “La produzione non poteva permettersi altri X-Men?”.
“Sei imbarazzante” gli dice Colosso a un certo punto, sintetizzando il registro di questo film che non ha nessun timore di non prendersi sul serio. Peccato per il turpiloquio, in linea però con l’antieroe Deadpool, che ha il merito di non togliersi la maschera e di non rendere il pianeta Terra abitato da una popolazione di rincoglioniti, che non riconoscerebbero neanche Cristiano Ronaldo senza la maglia del Real Madrid addosso.