Simboli misteriosi nei chiostri di San Pietro

Potrebbero essere le tracce di un tempio massonico

Michele Moramarco

Da anni procede il recupero dei chiostri di San Pietro, dove ebbe sede la guarnigione dell’armata napoleonica discesa a Reggio. I diversi ambienti restituiti alle linee originarie offrono chiavi di lettura non del tutto certe riguardo le possibili funzioni a cui erano adibiti. C’è una sala che, ad esempio, pare un’aula di tribunale, mentre una più piccola rivela la presenza di simboli massonici e, soprattutto, richiama piuttosto fedelmente l’estetica dei templi massonici italiani di età napoleonica, quale risulta dalle cronache di Loggia del tempo, studiate negli anni ’70 dal compianto ricercatore olandese Edward E. Stolper. E’ nota la presenza di logge cosiddette “castrensi” nell’armata francese e su questo argomento, ossia sull’eventuale presenza di una di esse nella guarnigione di stanza a Reggio, stiamo svolgendo ricerche, attraverso i piedilista di cui restano tracce d’archivio.

Una iscrizione successiva al ritorno dell’Estense (che mise al bando le attività massoniche) potrebbe far nascere qualche dubbio sulla connotazione del locale, ma va da sè che alcune immagini (l’Oriente radioso, il candelabro a sette braccia, la squadra, ecc.) potrebbero essere state lasciate al loro posto per il loro pregio “ornamentale”. Stupisce, comunque, il basso profilo con il quale le istituzioni reggiane hanno finora trattato questi reperti e la loro eventuale destinazione. Per quanto riguarda la saletta che avrebbe potuto essere utilizzata come tempio massonico, se tale funzione fosse confermata da raffronti o ulteriori scoperte ci troveremmo di fronte a un fatto di eccezionale rilievo: a Reggio sarebbe presente la sede massonica più antica d’Italia ed una delle più antiche del mondo (escludendo la Scozia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti). La circostanza darebbe sicuramente fastidio a qualcuno, in una città in cui le forze dominanti hanno mostrato spesso un’ostilità – tutta provinciale – per la Libera Muratoria e una certa ingratitudine nei confronti degli importanti contributi massonici allo sviluppo civile reggiano, ma sarebbe in assoluta sintonia con la centralità proto-nazionale della nostra città (detta “del Tricolore”). In questo caso, sarebbe necessario che il Ministero dei Beni Culturali si facesse carico della tutela e di un’acconcia destinazione d’uso del locale.

Attendiamo dunque dal Comune di Reggio qualche osservazione, ricordando nel contempo che alla Massoneria dell’età napoleonica appartennero, tra gli altri, Achille Fontanelli (aiutante di campo di Napoleone), i due Carlo Zucchi (militare e patriota l’uno, celebre architetto l’altro), Prospero Pirondi (lui pure protagonista del Risorgimento nazionale, oltre che valente medico). Qualche decennio dopo, nelle Logge reggiane avremmo trovato il mazziniano Angelo Manini, che si batté contro tutti i soprusi del governo savoiardo (ad esempio la tassa sul macinato), e il primo cooperatore reggiano Contardo Vinsani.

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