AREZZO – Si è conclusa la prima edizione di Arezzo Crowd Festival, il festival partecipato del teatro giovane a cura di Giovanni Firpo che per quattro giorni ha portato in città trentotto eventi gratuiti tra mostre, incontri letterari, concerti, performances e spettacoli teatrali.
La giornata finale di domenica 2 giugno, baciata da uno splendido sole, si è aperta con la mostra fotografica di Simone Padelli alle Officine Montecristo di via San Bernardino da Siena. La mattinata è proseguita all’Informagiovani di Piazza Sant’Agostino con l’associazione L’ulcera del Signor Wilson, che ha presentato al pubblico la propria rivista quadrimestrale di divulgazione culturale e artistica.
La temperatura quasi estiva era perfetta per due eventi all’aperto: nei dintorni della Fontana del Parco Pertini l’associazione Officine di Montecristo proponeva Spazio Bimbi, laboratori e giochi per i più piccoli, mentre all’incrocio tra Corso Italia e via Garibaldi Cordão de Ouro Arezzo ballava tra i turisti a ritmo di Capoeira.
Nel pomeriggio il festival si trasferiva a Spazio Seme, in via del Pantano, dove si è stato messo in scena Pulp Waiting Room per la regia di Francesco Botti, un atto unico e grottesco ambientato nella sala d’attesa di un medico generico. Tanti personaggi, ognuno con le proprie caratteristiche peculiari, hanno parlato di attualità, salute e relazioni.
Gran finale, dopo cena, al Teatro Pietro Aretino per l’ultimo appuntamento di Young Theatre Contest. Sul palco Questa è casa mia dell’abruzzese Alessandro Blasioli, un monologo di grande effetto in cui l’attore ha ricordato il dramma ancora attuale del terremoto del 2009 attraverso la storia di una famiglia aquilana: i Solfanelli.
La frase finale di Ovidio, Dolor hic tibi proderit olim (Un giorno questo dolore ti servirà), ha suggellato uno spettacolo di carattere civile che è stato successivamente decretato vincitore del contest.
Durante i saluti finali Roberto Barbetti della Fondazione Guido d’Arezzo, sciorinando la qualità dei vari appuntamenti di questi giorni e l’ottima risposta del pubblico, ha parlato di “piccolo miracolo”. Ci sentiamo di aggiungere che i piccoli miracoli si ottengono quando progetti così interessanti e poliedrici, presentati da un gruppo di giovani pieno d’entusiasmo e professionalità, sono sostenuti e aiutati a crescere dalle istituzioni, dalle tante realtà valide che nel territorio propongono arti e cultura e dalla partecipazione di tutta la cittadinanza. Cosa che è successa in questi quattro giorni.
La prima edizione di Arezzo Crowd Festival è stata una scommessa stravinta, adesso però non bisogna sedersi sui primi allori ma già mettersi in moto per la seconda edizione del 2020. I presupposti per realizzare qualcosa di importante e duraturo ci sono tutti. Forza e coraggio.