Ogni grado in più di temperatura minima giornaliera oltre i 23,9 gradi aumenta il rischio di mortalità infantile fino al 22,4%. Ecco uno degli effetti del climate change, a cominciare dall’influenza delle ondate di caldo sull’aumento di nascite premature che sono, appunto, la principale causa di morte per i bambini. Come denuncia l’ Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità) proprio mentre il 2023 viene decretato l’anno più caldo da 170 anni in qua, con tutto il suo seguito di cosiddetti eventi estremi: dagli incendi ai cicloni, alle inondazioni. Né c’è da tirare il fiato per il sollievo che si tratti del passato. Perché alla luce dell’esperienza dei mesi di questo anno già trascorsi e del calore in cui siamo ancora immersi, è evidente, anche senza bisogno degli esperti che comunque lo hanno già annunziato, che il 2024 sta minacciando di superare l’anno precedente.
Gli anziani, che incappano in gravi rischi respiratori o attacchi al cuore e, al polo opposto, anche le donne incinte, i neonati, i bambini e gli adolescenti sono le principali vittime dei gravi danni di salute provocati dal surriscaldamento del pianeta. L’ Oms lancia l’allarme e appare strano che nessuno si sia mai specificatamente occupato di queste categorie. Eppure oggi il rischio non è neanche un segreto. Le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, documentate da prove basate su dati scientifici, sono state proprio di recente rese note da una raccolta di articoli, scritti da esperti dell’Organizzazione e da accademici internazionali, che documentano l’impatto del climate change sulle persone a seconda delle diverse fasi della loro vita, e pubblicati sul Journal of Global Health come riporta, qui da noi, dal blog ambientale Ambientenonsolo.
Si spiega come i neonati, le persone anziane, le donne in gravidanza presentino, di fronte alle ondate di calore, più fattori fisiologici di rischio e dunque possano esserne più gravemente colpiti, vista la loro maggiore difficoltà di regolazione della temperatura, la vulnerabilità di fronte ai pericoli di disidratazione, un sistema immunitario più debole. Il pericolo cresce quando queste categorie di persone si trova non solo alle prese con il caldo eccessivo, ma anche con le catastrofi ambientali indirette che a volte lo accompagnano e possono provocare mancanza di cibo e acqua, oppure una serie di malattie provocate dalla carenza o l’inquinamento dell’acqua.
Alla luce delle indagini Oms, gli esperti giudicano pericoloso sottovalutare i problemi delle categorie e delle fasi della vita a maggior rischio. “Questi studi mostrano chiaramente che il cambiamento climatico non è una minaccia per la salute lontana e che alcune popolazioni stanno già pagando un prezzo elevato – commenta il dottor Anshu Banerjee, direttore della salute materna, neonatale, infantile, dell’adolescenza e dell’invecchiamento presso l’Oms. E avverte: “Mentre la consapevolezza del cambiamento climatico è aumentata, le azioni per salvaguardare la vita di coloro che sono più a rischio hanno a malapena graffiato la superficie di ciò che è necessario. Perché la giustizia climatica sia raggiunta, dobbiamo correre al riparo con urgenza”.
La raccolta di articoli di cui si parla e che si intitola “Cambiamento climatico nel corso della vita” si riferisce agli effetti che il climate change ha sulla salute umana, non solo fisica ma anche mentale, nei vari momenti della vita. Un percorso in cui le fasi che incontrano maggiori rischi a causa delle ondate di calore appaiono, come dicevamo, la nascita, la gravidanza, l’infanzia, la vecchiaia. Per prima, la nascita, a cominciare dall’aumento di parti prematuri e dunque del rischio di morte per i neonati. Ma il troppo caldo ha effetti nocivi anche nei mesi della gravidanza favorendo malattie pericolose per mamme e bambini, come l’ipertensione o il diabete gestazionale, oppure l’arrivo di neonati sotto peso, come è causa di effetti negativi sullo sviluppo fetale del cervello e dei polmoni. Dopodiche’ molti degli stessi effetti sono imputati anche all’inquinamento dell’aria che del super caldo è fratello, visto che per ambedue i fenomeni i maggiori indiziati sono le emissioni, pur diverse, delle scorie dei processi di combustione fossile, fino a possibili effetti sui processi di apprendimento degli adolescenti. Oltre che l’aumento del rischio di malattie respiratorie sia per i bambini che per le persone anziane, senza escludere cancro, malattie cardiovascolari o polmoniti.
L’Oms denuncia anche gli effetti sulla salute dei sempre più frequenti disastri naturali legati al climate change. Anche in questo caso, il rischio aumenta in particolar modo per bambini, donne in gravidanza, anziani, soggetti comunque fragili. A cominciare dal fatto che, siccome inondazioni e siccità possono ridurre la possibilità di approvvigionarsi di acqua potabile e a volte anche di sufficiente cibo, fanno anche aumentare sia le malattie intestinali che i rischi di malnutrizione. In particolare, è dimostrato come gli incendi, spesso determinati o comunque rinforzarti dalle alte temperature, aumentino i disturbi respiratori e la mortalità per cause cardiovascolare nelle persone anziane.
È vero che il cambiamento climatico e gli eventi estremi sono democratici e raggiungono tutti, ma, annota l’Oms, sono particolarmente e drammaticamente dannosi per i soggetti fragili e per certe fasi della vita. Basti pensare al rischio che, in presenza di eventi estremi, si interrompa il ciclo regolare degli spostamenti e come ciò possa risultare drammatico per chi deve per improvvisa necessità o abitualmente accedere ai servizi sanitari e al sostegno sociale.
“Un ambiente sano è alla base della salute per tutta la vita, consentendo una crescita e uno sviluppo sani nell’infanzia e nell’adolescenza, gravidanze sane e invecchiamento sano”, afferma la scienziata Oms Anayda Portela. Rinforza: “C’è un’urgente necessità di mitigare i cambiamenti climatici riducendo le emissioni di gas serra e di costruire la resilienza climatica; di intraprendere azioni specifiche che proteggano la salute nelle varie fasi della vita di cui stiamo parlando e di garantire la continuità dei servizi sanitari per i soggetti più a rischio quando si verificano disastri climatici”
La conclusione dei vari studiosi autori degli articoli sul Journal of Global Health a proposito degli impatti sulla salute del climate change è che non solo vada intensificata la decarbonizzazione ma che nel frattempo i dati da loro raccolti potrebbero aiutare i governi, se ne tenessero conto, a affrontare i rischi e pianificare le azioni di contrasto. Visto che allo stato di cose attuale si spendono molte parole sul climate change e tuttavia non solo lo si combatte meno di quanto sia necessario ma si mettono in atto scarsissime misure di adattamento climatico pensate specificatamente a misura di donne, neonati, bambini, adolescenti e anziani. A partire, per esempio, dalla formazione per l’ assistenza all’infanzia in caso di eventi meteorologici estremi e di fronte all’aumento delle temperature, coinvolgendo, peraltro, persone di tutte le età nell’attività, il dialogo e la pianificazione a proposito del problema climatico.
Immagine da mypersonaltrainer.it