Firenze – Omeopatia: qualche informazione in più. Conversazione con il Dott. Sergio Segantini.
Qualche dato: nel mondo sono operativi 400.000 medici omeopati e sono circa 500 milioni i cittadini che si curano con la medicina omeopatica. In Europa i medici omeopati sono 50.000 e circa 130 milioni i cittadini che si avvalgono di questo tipo di cure (v. Lettera dei medici omeopati ai cittadini. Il medico omeopata e la libertà di scelta omeopatica del cittadino). Le cifre sono significative, ma nonostante tutto la medicina omeopatica viene ancora fortemente osteggiata. Ma perché?
Ne parliamo con il Dottor Sergio Segantini, responsabile dell’ambulatorio di medicina omeopatica del Centro Fior di Prugna che ha sede presso il Presidio di Camerata (Firenze) dell’Azienda Usl Toscana centro e segretario dell’associazione omeopatica “Lycopodium”.
Dottor Segantini cosa può dirci in merito? Il farmaco e la cura differiscono in base al paese?
In realtà si sono diffusi differenti approcci terapeutici omeopatici: in India, Brasile, Stati Uniti o Europa e in Italia non sono esattamente gli stessi.
Per limitarci al territorio europeo, ad esempio, l’approccio tedesco è diverso da quello italiano. In Germania l’approccio omeopatico è più vicino a quello degli Heilpraktiker, che da noi si stanno formando negli ultimi anni come “naturopati”. Bisogna prestare molta attenzione al tema della formazione, che è indubbiamente complessa.
Formazione
In alcuni paesi la formazione omeopatica parte dalle Università. In India al secondo triennio della Facoltà di medicina lo studente può scegliere l’indirizzo omeopatico e in tal caso la formazione si concentrerà su questi studi e il medico diventa omeopata prima ancora di affrontare un’eventuale specializzazione o master universitario.
La formazione del medico in Italia
Qui da noi, a livello istituzionale, non esiste la specializzazione in omeopatia ma esistono solo pochi Master di secondo livello, post laurea. Tutti gli omeopati italiani sono stati formati con scuole private, non c’è ancora un’offerta formativa strutturata a livello istituzionale.
L’Università si è sempre opposta a tutte le terapeutiche che non fossero ortodosse, compresa la fitoterapia: insegnano qualcosa in Farmacologia ma si tratta di un insegnamento trasversale, che non è propriamente un corso di fitoterapia. Più recentemente nelle Università sono stati istituiti corsi di aggiornamento, ma molto ridotti, che possono limitarsi anche ad un solo giorno. Tendenzialmente non c’è disponibilità in quella direzione.
Per quanto riguarda la Toscana, a Siena è stato organizzato un Master: “Omeopatia in medicina integrata” (Agopuntura, Fitoterapia e Omeopatia) rivolto a medici, odontoiatri e farmacisti e un altro in “Medicine complementari e terapie integrate” rivolto ad altre figure professionali in cui si insegnano le basi di Omeopatia, Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese, Fitoterapia; tecniche nutrizionali; PNEI e le tecniche di gestione dello stress (metodo PNEIMED, Biodanza, Mindfulness); terapie manuali come l’Osteopatia, Cranio-Sacrale, Shiatsu, Tocco Armonico, Tuina, Riflessologia Plantare e infine discipline motorie e Musicoterapia.
Si tratta di master della durata di 24 mesi. Si raggiungono 120 crediti formativi con il primo e 60 con il secondo. Ma anche questi Master hanno costi alti. Di fatto l’Università italiana non ha un approccio formativo moderno: nelle università la formazione del chirurgo e quella del medico sono le stesse mentre in realtà i bisogni formativi sono diversi, ovvero, sono diventati diversi nel corso tempo.
Formazione di base uguale per tutti e specializzazione.
Quando ti laurei in medicina devi aver sostenuto 28 – 30 esami, aver raggiunto 5500 ore di frequenza, ma gli esami e i programmi sono gli stessi per tutti, indipendentemente dalle future specializzazioni. Solo il futuro chirurgo sostiene più esami specifici rispetto a colui che intende fare, ad esempio, il medico di famiglia.
La specializzazione.
Noi omeopati della vecchia generazione spesso non abbiamo specializzazioni e questo costituisce un handicap al giorno d’oggi, perché la specialità rappresenta un elemento che facilita il riconoscimento professionale.
Sono cambiate le modalità ma anche i contenuti: l’immunologia di una volta era diversa da adesso, così come le tecniche chirurgiche, ma il modello non è cambiato: una cosa è inserire l’aggiornamento in un contenitore formativo, ma altra cosa è proporre un’altra tipologia di modello più attuale e in evoluzione, come un modello terapeutico individualizzato, cioè la valutazione del caso clinico visto soggettivamente, che è proprio di una medicina umanistica.
Tutti concetti che nella medicina convenzionale non esistono. Tradotto in altri termini non esiste più un insegnamento umanistico della medicina, ma esiste unicamente un approccio tecnico alla medicina.
La medicina convenzionale non vede l’individuo nel suo insieme e nella sua complessità.
L’individuo non è più visto nella sua complessità, se non nello studio della fisiopatologia. Si è perso anche il concetto di collegamento tra esterno interno della persona. Per esempio, se un individuo ha una dieta malsana, mangia cibi con alto contenuto di istamina e presenta un eczema, l’omeopatia concepisce il problema come interno e non consiglia certamente una pomata al cortisone.
Se ci troviamo di fronte a un procedimento eliminativo delle tossine accumulate dall’organismo per l’omeopata non ha senso contrastarlo. Tutta la medicina convenzionale, chiamiamola così, o scientifica o ufficiale, ha tendenzialmente questo impianto di tipo organicistico, cioè settorializza un problema e non lo collega lo stato interno della persona.
Quindi, eccezione fatta per India e Brasile, in Italia e nel resto del mondo non esiste una formazione per il medico omeopata a livello istituzionale.
Gli anni di studio per formare un medico sono parecchi e anche il carico di studio è notevole: sei anni, poi l’esame di stato, più cinque anni di specializzazione. Quindi è chiaro che ormai non c’è più neanche il modo e il tempo per potersi adeguare ad altri modelli e il risultato è che ci sono sempre meno medici omeopati.
Una tendenza di espansione e riconoscimento a livello europeo.
In Europa, intorno agli anni ’80 e ’90 c’è stata una tendenza di espansione e riconoscimento dell’omeopatia. Purtroppo nell’ultimo decennio c’è stata una contrazione proprio a livello europeo, come in Spagna dove recentemente hanno eliminato il Master in omeopatia che esisteva dal 1990.
Anche in Francia c’è una contrazione della formazione. Inoltre, in Inghilterra hanno cambiato il nome al Royal London Homeopathic Hospital trasformandolo in The Royal London Hospital for Integrated Medicine (RLHIM) per andare incontro alle necessità di immagine dell’omeopatia, perché il problema grosso dell’omeopatia è la validazione degli studi.
Validazione degli studi.
La validazione degli studi è un altro grosso, ambiguo problema che viene portato avanti come cavallo di battaglia per contrastare tutta la medicina omeopatica da parte di chi non vuole entrare nel merito delle questioni e della problematica che c’è dietro dal punto di vista del riconoscimento e dell’efficacia.
Consumo dei farmaci omeopatici
In Europa i paesi in cui si prescrivono più farmaci omeopatici sono: Inghilterra, Francia, Spagna, Germania e Italia anche se c’è stato un calo dei consumi per motivi economici che legati alla crisi economica europea. In Italia c’è stato un ridimensionamento dei consumi dei farmaci omeopatici ulteriore, anche se nel luglio 2017 l’AIFA ha conferito la dignità di farmaco a quello omeopatico.
Azioni dell’organizzazione mondiale della sanità e riconoscimento. L’OMS, spinge la Comunità europea ad adottare le medicine e tra queste anche l’omeopatia.
Per il riconoscimento è importante l’azione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha contatti con le organizzazioni internazionali omeopatiche e promuove, spinge, scrive documenti per l’uso delle medicine tradizionali e tra queste anche l’omeopatia. Ma, benché l’Organizzazione mondiale della Sanità abbia elaborato un documento generico e lo promuova sulla carta, ancora non lo promuove nella pratica.
Per quanto riguarda la Comunità Europea, nel 1997 il Parlamento europeo ha diffuso una circolare diretta ai Ministeri della salute di tutti i paesi europei spingendo all’utilizzo dell’omeopatia “il Parlamento Europeo (Risoluzione n. 75/97) e il Consiglio d’Europa (Risoluzione n. 1206/99) hanno chiesto di “assicurare ai cittadini la più ampia libertà di scelta terapeutica e il più alto livello di informazione sull’innocuità, qualità ed efficacia di tali medicine, invitando gli Stati membri a regolarizzare lo status delle Medicine complementari in modo da garantirne a pieno titolo l’inserimento nei Servizi sanitari nazionali”.
Quindi sono venti anni che la Comunità europea e il Parlamento europeo hanno preso atto del fatto che l’omeopatia va in qualche modo rispettata.
Qualcosa sta cambiando
A livello europeo ci sono state altre circolari per regolamentare queste medicine. In Italia, in Toscana, sono state regolamentate a cominciare dal Piano sanitario regionale, più o meno a fine anni ’90 che, con l’introduzione della lettera H, introduceva la regolamentazione delle medicine complementari. In quegli anni noi dell’Associazione Lycopodium abbiamo lavorato con la presidenza della Regione. Allora c’erano Martini e Rossi, l’attuale presidente, che era assessore alla Sanità,i quali si sono prodigati insieme all’Ordine dei Medici, qui a Firenze presieduto da Panti, persona di grande conoscenza.
Esperienze italiane ed europee
Il percorso toscano è stato molto interessante perché di fatto in Europa è stato il primo caso. Poi, nel 2011 c’è stata la convenzione con l’Ospedale Petruccioli di Pitigliano dove è stato creato il Centro di Medicina Integrata e dove, ai ricoverati dell’Ospedale di Pigliano, di concerto con i medici ospedalieri che li hanno in carico, vengono fornite cure ambulatoriali di medicina integrata , MTC, omeopatia e fitoterapia.
Non c’è altra esperienza pubblica di questo genere in Italia. Ne esistono in Francia e Svizzera, ma sempre in cliniche private mai in strutture pubbliche. Quello italiano è l’unico caso in Europa.
Il Fior di Prugna di Firenze, sede della rete di medicina integrata.
Il Fior di Prugna è la sede della rete di medicina integrata, il centro regionale per la medicina integrata che rappresenta il modello organizzativo toscano a rete, per le attività di medicine complementari e medicine non convenzionali, realizzate dalle aziende sanitarie. Ne coordina l’attività in Toscana. Si tratta di un centro operativo perché qui si forniscono medicina tradizionale cinese e funziona un ambulatorio omeopatico. Questo centro esiste da 20 anni.
La prima sede si trovava a San Donnino (FI), dove vive una grossa comunità cinese ed ha avuto un grosso ruolo a livello sociale e istituzionale perché nella sua realizzazione sono stati coinvolti i sindaci e tutte le altre autorità. Oltre all’esperienza del Fior di Prugna è importante quella di Lucca con la Struttura di riferimento regionale per l’Omeopatia il cui direttore è Elio Rossi, poi l’esperienza di Pisa e quella di Empoli con Firenzuoli direttore, che adesso si è trasferita a Careggi .
In Toscana esistono più nuclei e ambulatori di omeopatia e agopuntura sparsi in tutto il territorio.
Si tratta di un servizio importante per la popolazione. Io ricevo le persone al Fior di Prugna, dove le sedute durano tre quarti d’ora circa e devo dire che, nonostante dedichi poche ore settimanali all’ambulatorio, ho un alto afflusso di cittadini e anche i risultati sono molto buoni. Il tempo e l’attenzione dedicata al paziente costituiscono un valore aggiunto per il servizio pubblico, che spesso non offre tempi e modalità adeguate di ascolto ai pazienti.
In Toscana si è realizzata questa integrazione con il sistema sanitario e sono stati raggiunti dei riconoscimenti dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) una decina di anni fa.
L’omeopatia così come la MTC è stata riconosciuta come LEA, ma forse anche per questo è osteggiata. Il problema è legato alla mentalità oppositiva a tutto quello che c’è di evoluto, a tutto quello che c’è di innovativo. Non è solo un problema di lotta per la spartizione del budget, in realtà quella è la motivazione di facciata, ma il problema è anche culturale non solo economico.
Un discorso economico
C’è un discorso che non si fa mai a sufficienza che è quello economico. Con la medicina integrata non togli farmaci al paziente, semplicemente dai altri supporti ed educhi il paziente ad utilizzare il farmaco adeguatamente. Prendiamo l’uso degli antibiotici: attualmente se ne abusa e questo abuso parlando globalmente, ha prodotto una resistenza (batterio resistenti), seppur stigmatizzato, segnalato dalle autorità e anche dall’associazione nazionale dei pediatri, si continua a somministrare gli antibiotici perché questa è l’impostazione socio sanitaria.
Il pediatra, che non può materialmente seguire 1500 bambini, non ne ha proprio il tempo, segue i protocolli e quindi somministra antibiotici anche fino a 10 giorni. Si tratta di una risposta che sia per un omeopata che per un farmacologo, almeno dal punto di vista concettuale, è sbagliata perché, superando un determinato dosaggio, il batterio può diventare resistente.
Gestione sanitaria e ricadute a livello economico
Il problema è così e non si può fare altrimenti, perché sarebbe necessario reimpostare tutto, i protocolli, le linee guida e via discorrendo. I protocolli ad esempio ti dicono: se hai 38 e mezzo di febbre per due giorni puoi dare l’antibiotico. Ma, in realtà, devi vedere se hai 38 e mezzo di febbre perché hai la mononucleosi, se hai un altro virus e un batterio.
Se scambi un virus per un batterio aggravi la situazione perché di fatto l’antibiotico non è efficace contro il virus, mentre è efficace per combattere lo streptococco. Ecco che l’omeopata dà gli antibiotici solo quando riconosce un’infezione batterica seria e cerca di curare in altro modo un problema virale. Anche il paracetamolo viene molto usato come antipiretico così come l’Ibuprofene per le febbri dei bambini e in maniera sistematica, perché anche questo è un protocollo statunitense. Quando lo usi abbassi la febbre ma il virus rimane.
Somministrandolo, a parte gli eventuali effetti indesiderati, inibisci una reazione e nella medicina convenzionale la reazione viene confusa con la sintomatologia da combattere. Per l’omeopatia, in caso di una malattia acuta, non sono il vomito o la diarrea ad essere trattati, ma sono visti come tentativi dell’organismo di eliminare tossine prodotte dal virus.
Seguire caso per caso, individualmente, personalizzando è il contrario della standardizzazione?
No, la standardizzazione serve per applicare un determinata terapia con dosi fisse o per ottimizzare la cura e usare un farmaco piuttosto che un altro. In questo caso la standardizzazione serve senz’altro. Però è un’altra forma di standardizzazione.La cura omeopatica è individuale ed è poco standardizzabile perché tiene conto di molte variabili.
Riepilogando forse quello che interessa sapere al cittadino è che:
- la medicina omeopatica è validata scientificamente, con studi che rispondono anche ai criteri EBM; nel 2018 è uscito un dossier della FIAMO (Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati) che riguarda la sistematizzazione di tutti gli studi scientifici che riguardano l’omeopatia
- la diffusione dell’omeopatia nel mondo è molto vasta: 400.000 medici omeopati nel mondo per 500 milioni di utenti, una cifra non indifferente su una popolazione mondiale di 7 miliardi. La popolazione che si rivolge all’omeopatia è concentrata soprattutto in India, in Sudamerica e in Europa.
- in Europa esercitano 50.000 medici omeopati e sono circa 130 milioni i cittadini che utilizzano l’omeopatia. Comunque bisogna tener presente che ci sono diversi livelli di utilizzo: ci sono pazienti che la usano raramente, una volta l’anno, oppure ci sono trattamenti continuativi o integrati.
- L’OMS, spinge la Comunità europea ad adottare tutte le medicine tradizionali e quindi anche l’omeopatia tra le altre come medicina efficace ed economica;
- In Toscana sono attivi diversi ambulatori pubblici dove si pratica la medicina omeopatica che è stata inserita da tempo nei LEA (livelli essenziale di assistenza).
Ringraziamo il Dott. Sergio Segantini per queste utili informazioni.
Bibliografia breve
– Lettera dei medici omeopati ai cittadini. Il medico omeopata e la libertà di scelta omeopatica del cittadino. FIAMO, aprile 2018 (file PDF).
– Mamma Sto Male. Simona Mezzera, Sergio Segantini, Valerio Selva, Terra Nuova Edizioni, 2017.
– Insonnia. Cure naturali per combatterla. Sergio Segantini, Giunti Demetra, 2007.
– Dormi Dormi Piccolino. Come aiutare il bambino a dormire bene. Sergio Segantini, Giunti Demetra, 2006.
– Omeopatia. di Sergio Segantini. De Vecchi Editore, 1990.