Parigi – La plastica, che in meno di un secolo è diventato il terzo materiale prodotto al mondo dopo il cemento e l’acciaio, continua a rappresentare un inaccettabile rischio di inquinamento non controllato, una bomba a scoppio ritardato ancora ben lungi dall’essere disinnescata. Un inquinamento che ogni anno uccide 1,4 milioni di uccelli e 14.000 mammiferi marini.
A gettare il grido d’allarme è un voluminoso rapporto dell’Opecst, organismo parlamentare francese incaricato di valutare le scelte scientifiche e tecnologiche che il senato aveva incaricato nell’aprile del 2019 di stimare l’impatto dell’inquinamento da plastica sull’ambient e la salute umana e animale. Come scrive oggi Le Monde, dopo 140 audizioni e diciotto visite in loco l’Opecst stila “un rapporto molto cupo” sulla situazione sottolineando i risultati mediocri e i limiti della strategia finora predominante che è quella del riciclaggio.
Intanto, osserva, in Francia ogni anno sotterra 900.000 tonnellate di rifiuti plastici e ogni minuto l’equivalente di un camion riempito di scorie plastiche viene gettato negli oceani. Nonostante le misure prese anche a livello europeo, la fabbricazione di plastica continua a aumentare: dai 438 milioni di tonnellate del 2018 si rischia di sfiorare i 900 milioni nel 2050. Che nella stragrande maggioranza vengono immesse nell’ambiente, con particelle visibili ma anche invisibili come quelle liberate ogni anno dall’erosione di pneumatici (5,8 milioni di tonnellate di particelle )
Contro questo flagello, secondo il rapporto, non è stata adottata “nessuna strategia specifica” mentre sarebbe opportuno prendere urgenti misure per lottare contro l’impatto della plastica sull’ambiente anche alla luce del “principio di precauzione”. Finora il riciclaggio, pietra angolare della battaglia anti-plastica, anche perché ritenuta un indispensabile passaggio b-verso l’economia circolare, si è rivelata una misura “particolarmente mediocre” anche per i numerosi ostacoli soprattutto legati alla sua non redditività, essendo la plastica riciclata è piu` cara delle resini vergini.
Alcune plastiche poi non sono riciclabili e altre infine contengono sostanze ormai messe al bando. Nel rapporto si ritiene inoltre che le politiche di riduzione degli usi della plastica siano ”troppo timide” e che ancora troppo si ritenga che il problema possa essere risolto migliorando lo sviluppo del riciclaggio invece di puntare sulla riduzione dei consumi. In Francia il tasso di riciclaggio è del 24,2% con l’obiettivo di arrivare al 100 nel 2023, obiettivo che a momento sembra difficile da raggiungere.
Il rapporto è stato pubblicato mentre sono in corso a Bruxelles discussioni per decidere le linee direttrici della direttiva europea che mette al bando le plastiche usa e getta. Entro la fine dell’anno devono essere adottati i criteri indispensabili perché la direttiva possa essere applicata. I dibattiti si starebbero concentrando sulla definizione stessa della plastica e sulle possibili esclusioni dalla messa al bando che ridurrebbe il capo di azione della direttiva adottata un anno fa.