Musei e relazioni internazionali, il soft power della cultura

Istituzioni museali, dalla politica al sociale al messaggio verso l’estero

Firenze – Agorà e luoghi politici, restituzione dell’immagine del Paese, centri di soft power che si riversa sulle relazioni internazionali. E’ questa la traccia del libro curato da Serena Giusti e Camilla Pagani, “Musei e Relazioni internazionali” per i tipi dell’editrice Pacini di Pisa, che è stato presentato (è il secondo appuntamento) alla Fonazione Circolo Rosselli a Firenze. Oltre alla presenza delle due curatrici, Serena Giusti e Camilla Pagani, quella di Valdo Spini, Presidente della Fondazione Circolo Rosselli, Silvia Borsotti, Direttrice Musei di Fiesole e coordinatrice rete museale tematica “Musei di Tutti”; Arabella Natalini, Direttrice scientifica del Museo degli Innocenti; Simone Verde. Presente Filippo La Rosa, Ministro PLP, Direttore centrale per la promozione della cultura e della lingua italiana.

Il libro infatti è stato realizzato dalla Fondazione Circolo Rosselli grazie al contributo della Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e raccoglie le tematiche emerse durante la conferenza, organizzata dalla stessa Fondazione, che si è svolta a Firenze al Palazzo Incontri il 14 settembre 2023.

“Musei e relazioni internazionali” mette in luce, come ben spiegato dalle due curatrici, quanto i musei contribuiscano e hanno contribuito a forgiare la politica culturale e l’identità nazionale degli Stati, costruendo ponti culturali con altri Paesi e attivando varie forme di cooperazione. Il patrimonio culturale ed i musei stessi costituiscono perciò una straordinaria risorsa politica transnazionale. Il museo, dice Giusti, “ha natura anche di entità politica che come tale è stata soggetta a profonde trasformazioni assolvendo una molteplicità di crescenti funzioni”. Musei come agorà dunque, luoghi di dibattito e di confronto dal colonialismo alle uguaglianze, dalla crisi ambientale a quella migratoria, dalla guerra al futuro che ci attende. Si tratta dunque, come affLa complessità del ruolo del Museo contemoraneo ermano Giusti e Pagani, di luoghi fisici vivi e vivaci a volte anche di contestazione, di scontro-incontro e talvolta di riconciliazione. Il libro approfondisce anche la funzione geopolitica dei musei, sia quando nutrono il soft power degli Stati che quando subiscono attacchi e distruzioni nell’ambito di conflitti e guerre. I musei come il patrimonio culturale sono anche alla base di processi di riconciliazione e peace-building.

“La cultura è un diritto, uno dei presupposti per godere realmente delle libertà e in questo quadro la Fondazione stessa ha voluto sostenere questa ricerca”, ha spiegato Spini, introducendo l’evento.

La complessità del ruolo del museo nella contemporaneità è sottolineata dai contributi di Silvia Borsotti. direttrice dei Musei di Fiesole e coordinatrice rete museale tematica che ha parlato del progetto Amir, organizzato dalla rete museale “Musei di tutti” e da quello di Arabella Natalini, direttrice scientifica del Museo degli Innocenti. contributi che vertono su due progetti importanti. L’obiettivo del progetto Amir, portato avanti dalla rete museale di cui è coordinatrice Borsotti, è stato quello di coinvolgere persone con passato migratorio, nella vita culturale dei musei. “Ci siamo accorti che era una grande opportunità anche per i Musei”, dice Borsotti. Circa una quarantina di persone con passato migrante che creano , narrazioni nuove e prospettive inedite sul patrimonio museale e la storia. Così, l’arricchimento è per tutti.

“il ruolo sociale dei Musei è anche quello di favorire l’accesso alla cultura – dice Borsotti – non basta fare entrare le persone nei Musei. L’accesso vero ai beni culturali significa favorire l’incontro fra la persona e i beni culturali. Questo è l’obiettivo del museo come ruolo. Se riesce a fare questo, permette alle persone di interpretare il patrimonio, ovvero la storia, che è una responsabilità grande, ma anche una forma di potere”.

Da parte di Arabella Natalini (ricordiamo che il museo degli innocenti fa parte della rete museale Musei Tutti) si ricorda che i bambini “transitano nei nostri spazi continuamente, ma sono un pubblico cui deve essere dedicata una attenzione particolare”. Per questo è partito il progetto che ha visto i bambini raccontare ai bambini il museo. Le narrazioni sono nate, e cresciute dal portare i bambini negli spazi museali e lasciandoli liberi di domandare senza proporre storie preconfezionate, come spiega Natalini. L’obiettivo del progetto era quello di organizzare visite guidate da bambini per bambini. Un progetto che ha visto anche la facilitazione dei rapporti intergenerazionali, nel senso, come spiega Natalini, che il fascino di questa attività ha attirato in particolare gli anziani, che si fermavano a chiedere ai bambini cosa stessero facendo.

Chiude il ministro Filippo La Rosa, che ricorda il passaggio del museo dall’approccio conservativo a quello d soggetto sociale e centro di soft power. Una concezione, quella del museo come conservazione, che è stata foriera di rallentamento forte rispetto a un concetto del ruolo museale come centro di soft power e sociale, oltre a rappresentare una sorta di biglietto da visita dell’identità culturale dei Paesi. Pensiamo a cosa rappresenta il British Museum per Londra e il Guggenheim o il Moma per New York. Un plauso dunque per il libro curato da Giusti e Pagani, la cui pubblicazione è stata d’altro canto partecipata dal Ministero.

“Il museo ha una funzione importante di messaggio interno, ma ancora di più esterno – dice il ministro – fra le altre cose, dovremmo diventare e sto parlando dei musei italiani, una sorta di display dove riuscire a vedere tutte le offerte culturali de vari musei in quel preciso momento. Dobbiamo diventare brevi nche in questo. Non si va a New York senza andare al Metropolitan, perché già sappiamo cosa c’è”.

“I musei hanno veramente contribuito ad aumentare il soft power dei loro paesi; dobbiamo comprendere profondamente l’importanza esterna del museo”. Il ministro chiude con l’invito a cercare di costruire un percorso per cui le due docenti curatrici del libro, possano andare nelle grandi città europee, in primis Londra ad aprire e stimolare il dibattito chiave di contemporaneità, sul ruolo del museo , ora.

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