Firenze – Due giorni fiorentini di lotta per i lavoratori di multiservizi, pubblici esercizi e agenzie di viaggio, in sciopero il 30 maggio scorso, mentre ieri 31 maggio hanno incrociato le braccia i lavoratori delle mense, degli appalti di pulizia, del personale aeroporti, caserme e carceri. L’agitazione indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e UilTrasporti per chiedere il rinnovo del Contratto nazionale (multiservizi e turismo, comparto pubblici esercizi, agenzie viaggi e ristorazione collettiva) che è scaduto da 49 mesi, ha visto anche, nella mattinata di ieri, a Firenze, un presidio unitario dalle 11 alle 13 davanti alla Prefettura in via Cavour 1. Ma l’episodio fiorentino non è che un tassello di una protesta più ampia, che in Toscana vede oltre 30 tra presìdi e iniziative in ogni capoluogo, a livello unitario, dal 30 maggio a mercoledì 7 giugno.
In provincia di Firenze lo sciopero riguarda oltre 10mila lavoratori, la maggior parte donne e a part time (stipendi da 500-600 euro mensili). Persone che quotidianamente cucinano nelle scuole o negli ospedali, camerieri, professionisti della ristorazione, agenti di viaggio, addetti alle pulizie o al portierato di edifici pubblici e privati, aziende, fabbriche. Lavoratrici e lavoratori stretti nella morsa di appalti aggiudicati con ribassi che inevitabilmente si scaricano sulla riduzione delle ore di lavoro e quindi sul reddito, sull’intensificazione dei carichi di lavoro, sulla flessibilità estrema dei turni. Nonostante si tratti di settori strategici, è un lavoro “povero”, di fatica, che rischia di diventare ancora più povero e precario: sono a rischio le clausole sociali (a tutela dell’occupazione) nei cambi d’appalto e nel campo del multiservizi è sotto attacco il diritto alla malattia.