Firenze – Alla fine di gennaio Diego Armando Maradona sarà a Firenze. Al “Pibe de Oro” sarà assegnato, in una fastosa cerimonia in Palazzo Vecchio, il “Hall of Fame” riconoscimento che mette in palio il Museo del calcio di Coverciano.
“Con Maradona – dice Fino Fini, ideatore, realizzatore e direttore del museo – saranno premiati altri personaggi del football. Tra costoro ci sarà, ad esempio, Carolina Morace, icona del calcio femminile. E’ stata azzurra, commissario tecnico della nazionale rosa, diplomata allenatore di prima categoria, attualmente personaggio immagine del calcio femminile”.
Il Museo del calcio è stato realizzato nell’area del Centro Tecnico federale di Coverciano ristrutturando una vecchia casa colonica. Inaugurato il 22 maggio del 2000 è un fiore all’occhiello della Federcalcio, ed ormai figura nell’elenco dei musei suggeriti ai media, ai tecnici, agli sportivi, ai turisti, al mondo della scuola.
E’ davvero un punto di riferimento di estremo interesse per tutti, ma segnatamente per gli appassionati del pallone. Tra documenti, cimeli, libri, fotografie, attrezzi per il gioco del calcio si sfiora il numero di 50 mila oggetti.
“Quest’anno – dice Fini – sono stati quasi ventimila i visitatori. Un venti per cento in più rispetto al 2013. Con i soldi del biglietto d’ingresso al museo, più quelli ricavati dalla vendita di alcuni gadget chiuderemo in pari il bilancio 2014 che è di circa 80 mila euro”.
La dotazione dei museo è in continua crescita per le donazioni che arrivano regolarmente dal mondo del calcio. Ultimo dono in ordine di tempo la maglia azzurra di Piermario Morosini, nato a Bergamo nel 1986 e deceduto il 14 aprile 2012 mentre stava giocando una partita. Una morte che “colpì” tutto il mondo del pallone. Un ragazzo che aveva, tra l’altro, disputato nella nazionale under 23 Italia-Germania. Insomma una grande speranza del nostro football.
“Quella maglia mi è arrivata – confida Fini – accompagnata soltanto da un biglietto in cui era scritto “dono di Anna ed amici”. L’ho sistemata in bella vista tra i cimeli del calcio azzurro giovanile. Ne abbiamo un centinaio di maglie dei calciatori più popolari. Da quella di Piola cannoniere degli anni 30 a tutti gli altri fino ad arrivare ai campioni recenti come Battistuta, Baggio e Antognoni per finire con alcuni in attività come Totti”.
Quali soni i cimeli che attirano di più l’attenzione dei visitatori? “Difficile – confessa Fini – rispondere. Gli studenti, ad esempio, si soffermano molto sui cimeli che ricordano il calcio del passato. C’è una vetrina espositiva con un pallone del 1934, una maglia azzurra, che era di lana, guanti del portiere, calzettoni, pure un fischietto degli arbitri, le scarpe di Silvio Piola tutto di quei tempi. Roba da archeologia”.
“Solleva curiosità – aggiunge – pure la maglia nera, c’è esposta quella che indossò Biavati in Italia-Francia del 1938, che il fascismo impose alla nazionale al posto di quella azzurra. Il citì del calcio Vittorio Pozzo si era opposto. Intervenne Mussolini e fu raggiunto l’accordo secondo il quale la maglia nera sarebbe stata indossata dai calciatori solo nella partita contro la Francia”.
Altri cimeli singolari oppure curiosi? Ce ne sono tantissimi. C’è il manifesto della prima edizione della Coppa Rimet svoltasi in Uruguay nel 1930; la copia dei biglietti per assistere alle partite del campionato del mondo 1934 (a Firenze 10 lire le gradinate; 15 i distinti. C’è la pipa del citì Enzo Bearzot che usava durante i mondiali del 1982 vinti dall’Italia; c’è una cartolina con la firma degli azzurri che parteciparono alle olimpiadi di Berlino del 1936. C’è una stampa con la bandiera tricolore con al centro lo stemma sabaudo e le testine degli azzurri della nazionale italiana del 1910. Ci sono i vessilli di squadre di mezzo mondo.
Ci sono un centinaio di maglie di tutti i campioni del passato e del presente. Mazzola, Rivera, De Sisti, Riva, Zoff, Causio, Rossi, Gentile, Tardelli, Antognoni, e cimeli degli allenatori azzurri come Pozzo, Valcareggi, Berzot, Maldini, Lippi, Prandelli, fino a Conte. C’è pure una foto della squadra del grande Torino scomparsa il 4 maggio 1949 quando l’aereo che riportava la squadra reduce da una partita a Lisbona contro il Benfica, si schiantò sui muri della basilica di Superga.
“Purtroppo – sospira Fini – molto materiale di grande interesse non è esposto per mancanza si spazio. Abbiano presentato un progetto per ampliare il museo. Speriamo che quel progetto veda la luce nel 2015. Sicuramente il prossimo anno sarà realizzato un impianto tecnologico che consentirà, digitando un pulsante, di portare sul monitor il cimelio desiderato corredato da tutti i dettagli”.