Mamma, mi si è sciolta la band: i P38 piagnucolando dicono addio ai propri (sparuti) fan. Avviso di garanzia e mancati cachet provocano lo scioglimento

Con un piagnucolante comunicato i P38, l’intrepida band rivoluzionaria che il I maggio all’Arci Tunnel di Reggio inscenò un bel concertino filobierrino, annunciano di deporre le chitarre in soffitta. La “stagione di piombo” di questi ragazzotti vagamente borghesucci (non hanno retto al primo avviso di garanzia ed al mancato cachet delle loro esibizioni cancellate) è durato lo spazio di 45 giorni. Forse hanno scambiato l’incitamento alla rivolta per un pranzo di gala. Che fare delle loro vite? Ecco il nostro provocatorio suggerimento ma coerente con le bandiere issate in quegli ambienti: possono sempre partire per il Donbass agli ordini di Putin che cerca altra carne fresca da mandare al macello visto che le riserve dei poveri siberiani si stanno esaurendo

Sul palco leoni, alle prese con la vita quotidiana un po’ meno. La band trap sedicente filobierrina almeno nei testi e nelle motivazioni dello loro canzoni, la famigerata P38 autrice di un concertino di assai dubbio gusto (da un punto di vista di opportunità che da un punto di vista di espressività artistica non c’è alcun dubbio, fanno cascare i cosiddetti…) anche all’Arci Tunnel di Reggio Emilia, deporrà gli strumenti magari, aggiungiamo noi, per darsi ad attività più utili socialmente.

Evidente confuso il mito della rivoluzione (i nostri salotti sono pieni di iper-rivoltosi che vivono in modo turbo-borghese) col ballo delle debuttanti, i ragazzi col cappuccio non hanno psicologicamente retto al primo avviso di garanzia (e che ti devi aspettare se inneggi alle stragi di innocenti?) ed economicamente invece si sono visti saltare diversi appuntamenti (era francamente il minimo) con le rispettive paghette. Insomma i meccanismi capitalistici in cui sguazzano (come tanti Che Guevara nostrani tutti bandiere falce e martello e culo al riparo nei pubblici uffici) hanno prevalso nettamente sugli “ideali” propugnati schitarrando e berciando di palco in palco. 

Resta invece aperta da una parte la vicenda giudiziaria sui presunti reati commessi dai vertici del Tunnel nell’organizzazione dell’evento, dall’altra il braccio di ferro degli stessi con l’Arci provinciale che vorrebbe le dimissioni di chi ha chiamato a suonare, peraltro proprio il giorno della festa del lavoro, l’ormai defunto gruppo. 

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