Congedata da Dario Nardella con una motivazione che sa sempre di pretesto (“Dichiarazioni sulla tramvia al di fuori del mandato dell’amministrazione”, questa l’accusa), Cecilia Del Re avvocata, esponente del Pd, già assessora all’Urbanistica del Comune di Firenze, è comunque in campo per la sua città.
Forte di una lunga esperienza nelle ultime due giunte e, soprattutto, di un bel pacchetto di preferenze che nel 2019 le aveva procurato il soprannome di “regina delle preferenze” e di un buon numero di deleghe da parte del sindaco, Del Re guarda alle elezioni amministrative del 2024 e pronta a mettere a punto idee e proposte. “Sono a disposizione del partito”, dichiara.
Niente trombe e tamburi, però, in questa prima parte dell’estate, piuttosto l’avvio soft della sfida elettorale improntata all’idea che l’avversario non è Nardella o chi il sindaco uscente indicherà a succedergli. “L’importante – dice – è avere chiara una visione della città nei prossimi anni e ispirarsi a personaggi del passato che hanno dato un grande contributo amministrativo e ideale della città, come Fioretta Mazzei”.
Per questo considera uno strumento fondamentale del suo partito le primarie che, da quando sono previste nello Statuto, ricorda, “sono sempre state tenute”. Il Pd non ha ancora deciso se e quando tenerle. Ci sono forti resistenze non solo forse da parte di Nardella, che secondo le voci correnti vorrebbe scegliere il candidato, ma evidentemente anche da coloro che temono il suo ampio bacino elettorale. Si attende perciò che si pronunci anche la segretaria nazionale Elly Schlein. Logica vorrebbe che siano tenute, perché oltretutto aiutano nella ricerca del consenso da parte degli elettori: “Al programma di partito, si aggiungono le proposte dei singoli candidati, ampliando il dibattito e la circolazione delle idee, in modo da arricchire la formazione dell’opinione degli elettori”, dice.
In prima fila tra i sostenitori di Stefano Bonaccini nella corsa alla segreteria nazionale, Cecilia Del Re ha sempre però guardato con attenzione alla storia di Schlein, e adesso alla svolta da lei impressa al partito democratico, portando al contempo avanti iniziative e riflessioni, grazie all’esperienza e al pragmatismo che ha maturato nel governo della città.
Partendo dall’ultimo contributo alla Giunta uscente, cioè la realizzazione e l’adozione del Piano strutturale e del relativo Piano operativo comunale approvato il 13 marzo scorso, nei giorni che precedevano l’unilaterale rottura da parte del Sindaco. Il Poc rispecchiava alcune idee di fondo, la principale delle quali, sul piano metodologico, era il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini, che tuttavia non è andata come sarebbe dovuta andare nella fase successiva all’adozione: “Ho sempre pensato che la via più giusta sia quella di far partecipare la cittadinanza al piano strutturale e operativo – dice – nonostante la pandemia, avevamo avviato il progetto Firenze Prossima per ascoltare la cittadinanza e gli stakeholders cittadini. Dopo l’adozione del Piano, però, è mancato un nuovo momento di condivisione e ascolto, per illustrare e ricevere un nuovo momento di contributo da parte dei cittadini. Il lavoro doveva essere completato. Ci sono stati 5 incontri, uno per quartiere e con gli ordini, non di più”.
Che ci sia stato un abbassamento dell’attenzione sul Piano lo dimostra il fatto che, il 26 giugno, alla scadenza del termine per la presentazione delle osservazioni, ne erano state depositate 400, la metà rispetto al precedente round urbanistico del 2015. Ha pesato poi anche ciò che è accaduto dopo l’adozione del Poc da parte del Consiglio comunale, su cui è caduta l’attenzione. In particolare l’annuncio della delibera di Nardella del 1° giugno sugli affitti turistici, in base alla quale nel centro Unesco non saranno più permesse nuove aperture di affitti brevi, e l’iniziativa referendaria popolare sulla questione degli studentati di lussoe gli alloggi a basso costo per gli studenti.
La Giunta ha proceduto ad alcuni aggiornamenti. Per quanto riguardagli studentati è stata, fra l’altro, ampliata al 30% la parte che il privato deve mettere a disposizione del pubblico ed eliminato la finestra dei 60 giorni per scongiurare il rischio di un aggiramento delle regole.
Ma fondamentale innanzitutto per Del Re è il ruolo della parte pubblica “che si deve fare carico della carenza degli alloggi per venire incontro ai più bisognosi, la fascia grigia, studenti compresi con nuovi studentati pubblici e con nuovi alloggi per studenti, che con il nuovo Piano Operativo rientrano adesso nell’housing sociale che il Comune può e deve realizzare”.
Il modello da seguire, secondo l’ex assessora è l’housing sociale per gli studenti come quello per 15mila studenti previsto nell’area Nucci e nuovi studentati pubblici, che spetta alla Regione realizzare, sebbene Del Re abbia tentato anche la candidatura di un progetto a Caserma Lupi tramite Casa Spa, su cui il Ministero deve ancora pronunciarsi. “In ogni caso –afferma – se Firenze vuole essere la città della formazione e della conoscenza, non bisogna perdere quelle università e scuole per stranieri che pensano di andarsene proprio per la mancanza di alloggi”. Tutto nasce anche lì dal boom degli affitti turistici.
A suo parere il punto debole della delibera di Nardella riguarda l’assenza della retroattività, legittimando così la situazione esistente. “La delibera di Nardella ha avuto l’effetto di portare ad un vertiginoso aumento del numero di case registrate sul portale degli affitti turistici ed all’incremento del valore degli immobili del centro storico. E’, di fatto, una legittimazione dell’uso delle case per quello scopo, oltre 10.000 nel solo centro storico, con la “cultura della rendita” che adesso si lega anche all’immobile, alla casa, sottraendola alla residenza. Nel nuovo POC avevamo detto non un mq in più nel centro storico e nella zona A ad uso turistico-ricettivo, come abbiamo fatto per gli alberghi, e invece con questa delibera si incamerano e autorizzano migliaia di mq con destinazione d’uso per affitto turistico in centro storico, incentivando l’incremento di chi vuole assicurarsi che il proprio immobile non perda valore. Se si usa la leva urbanistica occorre una pianificazione anche fuori il centro storico. La via migliore per me resta quella di considerarle attività economiche con un sistema di licenza, come propone l’Associazione Alta Tensione Abitativa”. Con il provvedimento in questione – conclude – “si riafferma che Firenze dipenderà sempre più dal turismo, e, bilancio alla mano, dalle entrate provenienti dall’imposta di soggiorno”.
Per Del Re, occorre “una visione più globale”, e questa passa non solo dalla stretta collaborazione da parte degli assessorati, ma anche da un maggiore equilibrio all’interno della Città metropolitana: “La piena riforma della Provincia è positiva e stabilisce le differenze di ruolo fra Firenze e Città, mentre ora è stata piuttosto sbilanciata sul capoluogo. Se si cura l’area metropolitana ne beneficia anche Firenze. Guardiamo per esempio alle aree industriali e la possibilità di dare vita a specializzazioni produttive”.
Un’altra priorità nel futuro di Firenze per Cecilia Del Re è la realizzazione di una città in prima fila nella battaglia contro i cambiamenti climatici e guidata da virtuosi comportamenti ecologici. Su questo ha lavoratoquando era titolare della delega all’ambiente, dove ha promosso il cambiamento da un approccio tradizionale, che guardava soprattutto al decoro urbano, a uno che inseriva gli interventi nell’elenco delle infrastrutture fondamentali. “Creare una città della salute e della prevenzione sanitaria. E’ anche una questione di giustizia sociale perché elimina le disuguaglianze”, commenta.
I punti fermi sono pertanto una sempre maggiore sviluppo del progetto di “città circolare” – il nuovo Piano dei Rifiuti della Città di Firenze, coordinato e progettato insieme al gestore del servizio – per il quale “occorre seguire e accompagnare la transizione con cautela e con un atteggiamento positivo”, l’empowerment di comunità di cittadini che rappresentano un modello da favorire in tante zone della città, lo sviluppo della cultura della bicicletta, maggiori zone pedonali, priorità allo spazio pubblico per la qualità della vita, miglioramento della viabilità alle porte di ingresso e lo sviluppo della tramvia”. Tra i progetti avviati punta molto sul “Parco Florentia”, il grande parco urbano tematico e museale che si sviluppa su una superficie complessivadi circa 90 ettari e comprende il potenziamento dell’attuale parco dell’Argingrosso e la rigenerazione dell’ex Poderaccio e dell’ex Gover, sull’altra sponda del fiume. “Sta andando avanti con i fondi europei che forse non basteranno, ma ne troveremo altri, sarà il secondo polmone verde dopo le Cascine, l’Isolotto e le Piagge”.
C’è infine un’altra transizione da favorire e portare avanti e riguarda la Smart City: “Ci vuole un cambio di regia. Occorre mettere a sistema i dati che sono una nuova infrastruttura. Come i ponti, gli open data sono nuove infrastrutture, che servono a prevedere scenari nuovi e ad assumere le decisioni migliori e più consapevoli”.
In foto Cecilia Del Re