La Biennale dei popoli della terra: l’arte rende fratelli nella creatività

“Stranieri ovunque”: umanità alla ricerca di un nuovo modo di vivere insieme

La 60sima edizione della Biennale Arte di Venezia, è appena aperta negli spazi istituzionali dei Giardini e all’Arsenale coinvolgendo tutta la città con un ricco programma di progetti speciali ed eventi collaterali che si protrarranno fino al 24 novembre 2024.

Il titolo “Stranieri ovunque – Foreigners Everywhere”, ispirato alle opere del collettivo franco -italiano Claire Fontaine composto da Fulvia Carnevale e James Thornhill,  definisce il senso di estraneità che pervade le nostre società, trasportate oltre la globalizzazione. 

La Mostra che presenta 331 artisti e collettivi da tutto il mondo, con 87 nazioni, compreso Hong Kong, Palestina e Porto Rico, e per la prima volta la Repubblica del Benin, Etiopia, Repubblica Democratica di Timor Leste e Repubblica Unita della Tanzania, privilegia stranieri, espatriati, diasporici, esiliati o rifugiati, dando voce alle comunità LGBTQ+ e l’universo complesso che le persone queer vivono quotidianamente.

Insolita Biennale che apre le porte dell’ufficialità, al Padiglione Centrale dei Giardini ,con una spettacolare facciata completamente dipinta dal collettivo brasiliano Mahku, Movimento dos Artistas Huni Kuin, con soggetti tipici della cultura amazzonica, come indigeni, piante e animali. Anche nelle Corderie, il collettivo Mataaho di Aotearoa della Nuova Zelanda propone una grande installazione dal carattere simbolico che sottolinea il valore dell’interdipendenza. Gli artisti queer sono ampiamente rappresentati alle Corderie e al Padiglione Centrale e anche alcune tra le più note artiste outsider.

La centralità dell’esposizione rappresenta un viaggio in un’arte originaria, di popoli con storie marginali e lontane, assumendo una connotazione di ricerca e approfondimento tra le realtà nascoste oppure occultate dalla cultura dominante. Frammenti di arte marginalizzata, proposta con i linguaggi tradizionali delle origini da diverse etnie finora poco conosciute o dimenticate.

A proposito del titolo, “Stranieri ovunque – Foreigners Everywhere”, Pietrangelo Buttafuoco, Presidente della Biennale riassume così il suo significato più profondo: «Due parole potenti e “scandalose” che spalancano scenari attuali e universi possibili… Dove la vertigine dell’ignoto è parte integrante del processo fruitivo, e lo sperdimento si fa leva efficace per individuare nuovi punti cardinali».

I temi trasversali sono i tessuti e i legami di sangue. Come spiega Antonio Pedrosa, curatore di La Biennale 2024 – Le opere tessili rivelano un interesse per l’artigianato, la tradizione e il fatto a mano, nonché per le tecniche che, nel campo delle belle arti, sono state a volte considerate altre o straniere, estranee o strane. Un secondo elemento è rappresentato dagli artisti molti dei quali indigeni, legati da vincoli di sangue o da matrimonio importante nella trasmissione di conoscenze e pratiche da padre o madre a figlio o figlia oppure tra fratelli, parenti e partner-.

Per le tematiche affrontate e per le novità suggerite dal curatore, il brasiliano Adriano Pedrosa, il primo curatore latino-americano della storica kermesse veneziana, e per le nuove partecipazioni, in pochissimi giorni La Biennale 2024 è diventata la pietra della discordia e delle polemiche a non finire. Controversie legate alla selezione degli artisti e non solo.

Vittorio Sgarbi minaccia un esposto alla Corte dei Conti per il finanziamento pubblico accordato al Padiglione Italia che ospita l’artista Massimo Bartolini, a cura di Luca Cerizza e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, affermando: «… tubi ‘innocenti’ che suonano mi sembra una presa in giro. È un intervento di balordi che agiscono contro l’arte contemporanea». Anche la non citazione di alcune tra le maggiori voci dell’arte contemporanea nazionale diventa motivo di invettive da parte del noto storico d’arte, e sottosegretario alla Cultura.

Grande scalpore ha suscitato il Padiglione d’Israele che, dopo varie proteste, ha deciso di rimanere chiuso finché “non sarà raggiunto un accordo di cessate il fuoco e di liberazione degli ostaggi”. 

Angela Vettese, analizza i vantaggi e le criticità di questa Biennale. Sulle pagine di Artribune scrive: “data la debolezza della mostra centrale, che si è proposta come luogo di ricerca con pochi momenti spettacolari e un ritmo quasi elementare, tutto ciò che le sta al di fuori ha finito per prendere il sopravvento”.

Tra le novità: la prima volta del Papa alla Biennale. Francesco dopo aver incontrato le detenute della Casa di Reclusione Femminile di Venezia alla Giudecca dove è stato allestito il Padiglione della Santa Sede, ha affermato: «Mi auguro con tutto il cuore che l’arte contemporanea possa aprire il nostro sguardo, aiutandoci a valorizzare adeguatamente il contributo delle donne, come coprotagoniste dell’avventura umana».  

Non solo critiche ma anche qualche vantaggio, soprattutto per gli artisti presenti alla mostra che, avendo esposto le proprie opere in un evento così prestigioso vedono aumentare la loro visibilità e reputazione artistica. Inoltre La Biennale, come evento internazionale di rilievo offre suggerimenti e riflessioni sulle tendenze emergenti nel mondo dell’arte con un arricchimento di spunti e iniziative per il futuro.

In foto: MDM_MAHKU-131_Ph by Matteo De Mayda

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