Siena – Nel chimico-farmaceutico, l’84% delle imprese, emergono segnali positivi riguardo la cultura della digitalizzazione del dato e la sua introduzione lungo l’intera filiera, per superare la centralità dell’operatore, che invece è un tratto tipico dell’arredo-casa (40%).
In entrambi i settori, seppur con valori diversi, resta ancora da fare sul fronte dell’interazione con i macchinari, elemento tipico dell’approccio I 4.0: se nel chimico-farmaceutico è da ricondurre alla compresenza negli stabilimenti tra macchinari altamente tecnologici e altri più obsoleti, nell’arredo-casa convivenza tra lavorazioni artigianali, delicatezza dei materiali lavorati e alto livello di personalizzazione dei prodotti rendono più difficile l’automatizzazione dei processi.
L’analisi è tratta da una ricerca sul livello di applicazione delle tecnologie Industria 4.0 nei processi produttivi delle imprese manifatturiere toscane, riguardante le filiere produttive della chimica-farmaceutica e dell’arredo-casa.
La ricerca è stata presentata presentata a Siena, presso l’Auditorium di Toscana Life Sciences, che ha collaborato all’organizzazione.
L’indagine complessiva è stata condotta nel periodo luglio 2018–ottobre 2019 da un gruppo di ricerca interdipartimentale dei tre Atenei toscani con questionari di assessment alle aziende e focus group con distretti tecnologici e aziende. Le aziende coinvolte per la sola analisi delle due filiere sono in tutto 91: 44 del chimico-farmaceutico e 47 del sistema casa. Il campione non è statisticamente rappresentativo dei settori, seppur sufficientemente popolato e qualificato.
Le differenze tra settori delineate dal rapporto trovano la massima espressione in quelli presentati oggi: da un lato il chimico-farmaceutico, con livelli più avanzati nell’affrontare la sfida I 4.0, soprattutto per maturità tecnologica e capacità operativa di digitalizzazione della comunicazione, raccolta dati e utilizzo di macchinari, compresi robot; dall’altro l’arredo-casa, dove l’artigianalità mantiene ancora un ruolo centrale ed il livello di assorbimento delle tecnologie 4.0 resta variabile per via dei vincoli e della dimensione della manualità, in molti casi vero valore aggiunto.
Mediamente le PMI intervistate presentano valori di evoluzione tecnologica 4.0 intermedi (su una scala da 1 a 6). La media regionale di tutte le filiere è 2.6: il chimico-farmaceutico si attesta a 2,93, l’arredo a 2.45. Sono aziende che, posizionandosi tra i cosiddetti beginner (ossia stanno conducendo progetti pilota su Industria 4.0) e intermediate (hanno cambiato orientamento strategico e stanno sviluppando una strategia di Industria 4.0), dimostrano una certa dinamicità e vivacità e che, come altri settori, si stanno muovendo verso la trasformazione digitale, seppur ad una velocità non sempre adeguata alle sfide sempre più complesse della digitalizzazione. Investono comunque in macchinari e nuove tecnologie, con un’elevata comprensione del valore d ei propri dati e della loro tutela adottando adeguate soluzioni tecnologiche in cybersecurity, una delle tecnologie abilitanti I 4.0 maggiormente diffusa e adottata.
Riguardo al livello di maturità organizzativa, per entrambi si registra un indice inferiore rispetto alla capacità tecnologica, confermando alcuni ritardi del sistema toscano a fronteggiare le sfide di I 4.0, sia come capacità dell’organizzazione di fare network organico che, soprattutto, di dotarsi di strumenti di comunicazione e condivisione di dati di tipo digitale. Sono tuttavia promettenti i valori della propensione al cambiamento e della collaborazione sociale, soprattutto per il chimico-farmaceutico che svolge internamente attività di ricerca e sviluppo (95%) e di progettazione prodotto (77%) attraverso team multidisciplinari.
In un sistema produttivo come quello toscano, in cui centralità dell’operatore e del fattore umano giocano ancora un ruolo prioritario nella digitalizzazione, la questione della creazione di nuove competenze e capacità tramite reskilling degli operatori e/o il reclutamento di nuove figure professionali assume un ruolo centrale. Lo sviluppo organizzativo delle PMI toscane passa perciò da dinamiche di cambiamento culturale più ampie e sistemiche, con il management maggiormente propenso a coinvolgere i lavoratori.
Infine, relativamente al ruolo delle politiche regionali, la realtà molto articolata e complessa del sistema produttivo toscano richiede soluzioni politiche specifiche, dato che le esigenze dei settori sono diverse. Occorre senza dubbio migliorare il dialogo tra filiere ed estendere l’impatto della rivoluzione I 4.0 coinvolgendo i vari attori che vi operano, con un processo di condivisione che superi l’orizzonte di breve periodo, e promuovere l’integrazione di tecnologie e competenze a livello intra-aziendale ed inter-aziendale.