Il programma nucleare dell’Iran sotto l’albero. Storia e tappe della discussione

In questi giorni si dovrebbe riunire a Vienna la Joint Commission of the Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) per resuscitare l’accordo in base al quale l’Iran limita il suo programma nucleare in cambio del ritiro delle sanzioni economiche. La prima riunione è stata interrotta, ma le trattative sono faticosamente riprese.

Per inquadrare la questione conviene ripercorrere le tappe del programma nucleare dell’Iran. Il primo programma fu avviato negli anni cinquanta dallo Scià Mohammad Reza Pahlavi; prevedeva, con la collaborazione degli Stati uniti, la costruzione di un reattore nucleare per usi civili nella città di Bushehr, ma il progetto, dopo la rivoluzione iraniana, fu interrotto. Fu ripreso nell 1995, con la stipula di un accordo con la Russia nel 2002. Parallelamente l’Iran stava costruendo nei pressi della città di Natanz (a duecento chilometri a sud di Teheran) un impianto segreto per l’arricchimento dell’uranio con il metodo della centrifugazione (1)

L’uranio naturale, quello che si scava nelle miniere, è costituito quasi esclusivamente da due tipi di atomi che differiscono per la massa (isotopi): l’U238, il più pesante, che ne costituisce un poco più del 99%, e l’U235, il più leggero, che ne costituisca un po’ meno dell’1%; è debolmente radioattivo. Per ottenere il combustibile adatto ad alimentare la maggior parte dei reattori nucleari per generare energia elettrica (reattori di potenza) occorre arricchire del 3-7% l’uranio nella sua componente leggera Per altri tipi di reattori, per la propulsione navale, e reattori di bassa potenza, per ricerca e per produrre radioisotopi impiegati in medicina, serve di solito un uranio arricchito fino al 20%. Per costruire le bombe occorre un arricchimento molto maggiore, di circa il 90%. . L’uranio che rimane dopo l’arricchimento è noto come uranio impoverito ed è meno radioattivo rispetto all’uranio naturale.
L’arricchimento oggi avviene per mezzo di centrifughe; la velocità di rotazione delle centrifughe di Natanz è di 63000 giri al minuto (per confronto, la centrifuga di una lavatrice fa meno di 2000 giri al minuto).
Il 14 agosto 2002, un gruppo dissidente iraniano denunciò l’esistenza di due siti nucleari clandestini. L’Iran avrebbe dovuto informare la comunità internazionale e sottoporre gli impianti alle verifiche dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA). La notizia ha preoccupato la comunità internazionale, temendosi l’esistenza di un progetto nucleare militare. Sono immediatamente iniziate ispezioni della IAEA e iniziative diplomatiche di Francia, Germania e Regno Unito per risolvere le questioni relative al programma nucleare iraniano. Nel corso degli anni, il programma nucleare, la sua cooperazione dell’Iran con la IAEA e i processi negoziali hanno avuto fasi alterne.

L’accordo raggiunto a Vienna il 14 luglio 2015 tra l’Iran, il P5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti – più la Germania) e l’Unione europea; è noto come Piano d’azione congiunto globale (JCPOA). In base ad esso l’Iran ha accettato, tra l’altro, di arricchire l’uranio solo al 3,67%, così da evitare il rischio che si possano costruire bombe nucleari. In cambio del rispetto dei suoi impegni, l’Iran ha ottenuto nel 2015 la sospensione delle sanzioni economiche; sarà Trump a reintrodurre quelle americane quando gli USA si ritirano unilateralmente dall’accordo l’8 maggio 2018. Per verificare il rispetto dell’accordo l’AIEA ha accesso agli impianti nucleari iraniani.

Israele e la destra americana hanno da subito osteggiato il JCPOA. In un primo tempo l’Iran ha rispettato i limiti imposti dal JCPOA, come certificato dalla IAEA nel febbraio 2019, ma, di fronte alle pesanti sanzioni statunitensi e alle azioni ostili americane e israeliane, ha violato l’accordo, aumentando il tasso di arricchimento dell’uranio, limitando i controlli della IAEA ed espellendo i suoi ispettori. Vediamo le reazioni di Israele. Probabilmente sostenuto dagli Stati Uniti, Israele non si accontentò delle garanzie dell’AIEA, e reagì duramente, come testimoniano le uccisioni di Majid Shahriari, scienziato nucleare morto in un attentato a Teheran (29 novembre 2010), del generale iraniano Qasem Soleimani, (5 gennaio 2020) e di Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi, direttore del programma nucleare iraniano, ucciso con un ordigno a distanza a Teheran (27 novembre 2020), e i sabotaggi agli impianti di Natanz (luglio 2020 e 13 aprile 2021) e di Karaj (giugno 2021).

Con l’operazione “Giochi Olimpici”, iniziata da Bush nel 2006, Israele scatenò un’ondata di “attacchi digitali” contro l’Iran nella centrale nucleare iraniana di Natanz, allo scopo di sabotare le centrifughe tramite l’esecuzione di specifici comandi inviarti all’hardware di controllo industriale responsabile della velocità di rotazione delle turbine. Il worm informatico sviluppato dai tecnici degli Stati uniti in collaborazione con quelli israeliani si chiama Stuxnet.

Già nel passato Israele aveva mostrato la sua decisione di non consentire che i Paesi vicini e ostili sviluppassero programmi nucleari: il 7 giugno 1981 attacchi aerei hanno distrutto il reattore irakeno Osirak. In seguito, nella la notte tra il 5 e il 6 settembre 2007 l’aviazione israeliana ha distrutto una struttura nucleare in avanzata fase di costruzione nella regione di Deir ez-Zor, in Siria.

Torniamo allo stato delle trattative. Il primo maggio 2018 la IAEA riportò di aver trovato prove credibili che l’Iran avesse condotto esperimenti volti a progettare una bomba nucleare fino al 2003, ma non dopo il 2009. Secondo il rapporto della IAEA del 17 novembre sugli sviluppi attuali, vi sono ampie violazioni.

L’Iran ha sempre negato l’esistenza di un suo progetto militare nucleare. L’8 maggio 2018 Trump, su richiesta di Israele, e nonostante le riserve da parte di suoi consiglieri e degli alleati europei, annunciò unilateralmente l’uscita dall’accordo, reimponendo pesanti sanzioni economiche: sanzionò l’intero settore finanziario iraniano, escludendo l’Iran anche dal commercio di cibo e medicinali; anche in seguito l’amministrazione Trump propose un’inondazione di nuove sanzioni contro l’Iran. Secondo l’ex ministro degli esteri Javad Zarif (febbraio 2021) le nuove sanzioni danneggiarono spaventosamente l’economia dell’Iran.

Teheran reagì violando i limiti precedentemente concordati sull’arricchimento dell’uranio e altri vincoli.

Alle trattative ora riavviate, annunciate lo scorso 3 novembre dalla Commissione Europea, prendono parte Cina, Francia, Germania, Russia, Regno Unito; il negoziatore Ali Bagheri-Kani garantendo la partecipazione dell’Iran, ha detto: “we agreed to start the negotiations aiming at removal of unlawful & inhumane sanctions”. ma l’Iran ha anche richiesto che le sanzioni vengano rimosse prima di rinunciare ai suoi progressi nucleari.

I negoziati mireranno a rivitalizzare l’accordo del 2015, anche nella prospettiva di un ritorno degli Stati Uniti al JCPOA, e a sospendere le sanzioni economiche imposte.all’Iran.

Intanto, a metà ottobre Israele ha approvato un finanziamento di circa 1,5 miliardi di dollari per preparare le forze armate ad un possibile attacco contro le strutture nucleari iraniane. Inoltre, come ha detto un “senior U:S: official “ all’Agenzia Reuters, responsabili della difesa israeliani e statunitensi dovrebbero incontrarsi per valutare possibili manovre militari in preparazione della distruzione degli impianti nucleari dell’Iran, nel caso in cui la diplomazia e fallisse.

Mentre ci auguriamo il successo delle trattative, in modo da arrestare la “proliferazione orizzontale” delle armi nucleari, non possiamo non notare che Francia, Cina, Russia, Regno Unito e Stati Uniti detengono tranquillamente da tempo molte armi nucleari, , in spregio all’articolo VI del Trattato di non proliferazione

(NPT) entrato in vigore nel 1970; Stati Uniti e Russia ne hanno moltissime, USA 5550, Russia 6255. Si aggiunga che anche Israele, tanto attivo nell’ostacolare l’Iran, possiede armi nucleari, circa 90.

E’ questo che chiamerei strabismo nucleare. Si potrebbe anche dire: due pesi, due misure. Oppure, ricordando Fedro: “Quia nominor leo”.

Per saperne di più:
A Pascolini – Ci sarà un accordo sul programma nucleare iraniano?
G. Perkovich – Disagreement between the United States and Iran over a revived nuclear accord may anchor volatile competition.

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