Quando ho deciso di impegnarmi in questo progetto, sapevo che le difficoltà e i rischi sarebbero stati numerosi e probabilmente più complessi di quello che potevo immaginare, ma mai mi sarei aspettata che eventi tanto singolari si intrecciassero alle già previste difficoltà.
Procediamo con ordine. Circa due anni fa pensai di sviluppare un progetto di fotografia documentaria sugli Osservatori astronomici ESO (European Southern Observatory) in Cile e sulle donne scienziate. Progetto da dedicare a Margherita Hack. ESO è la principale organizzazione intergovernativa di Astronomia europea a cui aderiscono sedici Stati membri tra cui l’Italia: ha costruito e gestisce alcuni tra i più grandi e importanti telescopi del mondo che si trovano in Cile.
Il mio è sicuramente un progetto abbastanza articolato, sia per gli aspetti burocratici e gli adempimenti richiesti dall’ente che per la difficoltà di reperire le astronome italiane che hanno lavorato o lavorano agli osservatori cileni. Da non sottovalutare anche altre traversie più o meno prevedibili in cui ci si imbatte quando si vuole raggiungere un obiettivo non scontato. Si dice che il viaggio inizia prima della partenza: nel mio caso sono stati necessari due anni di lavoro per preparare la visita in Cile dove, entro breve, sarò ospite negli osservatori di ALMA, Paranal, del nuovo Elt in costruzione, e de La Silla.
Questi Osservatori, tutti situati nel deserto di Atacama, sono sconosciuti ai più: posti tra deserti, pianure di sale e vulcani di una bellezza mozzafiato, sono difficilmente raggiungibili, sia per le asperità del territorio, ma soprattutto perché i visitatori a cui sono consentiti gli accessi sono pochi e accuratamente selezionati. Quindi, dopo più di un anno e mezzo di scambi di email e telefonate, a settembre mi viene finalmente comunicato che sono stata ammessa alla visita ai quattro osservatori. Ma proprio in quel momento – primo incidente di percorso tinto di giallo – l’osservatorio di La Silla viene chiuso per la scomparsa di un visiting astronomer.
Per realizzare i loro progetti di ricerca gli astronomi possono collegarsi a ESO in remoto o chiedere di recarsi in un determinato osservatorio. Così era stato per il sessantenne astronomo Thomas Marsh, professore dell’Università di Warwick in Gran Bretagna, arrivato a La Silla accompagnato da un suo studente il 14 settembre e scomparso nel nulla due giorni dopo.
Marsh, membro del gruppo di astronomia e astrofisica dell’Università di Warwick è stato uno sviluppatore di sofisticate fotocamere e tecniche di osservazione. A dare l’allarme sulla sparizione lo studente che lo accompagnava nel momento in cui Marsh non si era recato come previsto all’osservazione notturna. Sembra infatti che lo scienziato inglese la mattina del 16 settembre abbia fatto una escursione nei pressi dell’osservatorio da cui non è più tornato. Ovviamente, è stata aperta una complessa indagine della polizia cilena – in stretto collegamento con quella del Warwickshire, l’Ufficio estero per il Commonwealth e lo sviluppo (FCDO) e l’Interpol -, che ha comportato la chiusura temporanea dell’osservatorio.
Le forze dell’ordine locali, impiegando nella ricerca cani, droni e aerei, hanno scandagliato per cinquantacinque giorni migliaia di ettari del vasto territorio del deserto di Atacama. Poi, il 10 novembre la salma è stata rinvenuta a circa cinque km dall’osservatorio di La Silla in circostanze ancora tutte da chiarire così come la causa della morte, ad oggi sconosciuta.
Numerose testate internazionali hanno puntato i riflettori su questa vicenda che in Italia è stata invece ignorata.
Intanto, mentre con apprensione seguivo gli accadimenti di questa triste vicenda, il 29 ottobre l’osservatorio Atacama Large Millimeter Array (ALMA) è stato vittima di un cyber attacco informatico e ha sospeso tutte le attività, anche se non sono state compromesse né le antenne di ALMA né alcun dato scientifico. Mio malgrado, anche se indirettamente, mi trovavo di nuovo coinvolta in un grande problema.
In quei giorni, stavo infatti definendo con l’osservatorio i dettagli della mia visita quando tutte le comunicazioni sono state interrotte. Incerta sul da farsi, avevo davanti due alternative: partire prima di Natale sperando che La Silla, temporaneamente chiusa alle visite, riaprisse, e che in qualche modo riuscissi a comunicare con ALMA. La seconda possibilità consisteva nel rinviare il viaggio a gennaio, supponendo, a quel punto, di trovare riaperta La Silla ma con il rischio di imbattermi in probabili tempeste meteorologiche visto che l’osservatorio di ALMA si trova sulle Ande a quota 5000 mt. In entrambi i casi un rischio: ho optato per la prima soluzione sperando che la “scapigliata e semplice fanciulla” fortuna mi sia benigna. A oggi, l’osservatorio di La Silla ha riaperto, mentre da ALMA sono riuscita ad avere solo una conferma indiretta della visita. Mi hanno assicurato che “tutto andrà per il meglio”. Per aspera ad astra: vi terrò aggiornati.