I tempi sono duri per l’orgoglio dei francesi da anni convinti di essere imbattibili se non altro nella gastronomia e nella moda. Non tutti la pensano però così nel mondo. A scuotere questa incrollabile certezza potrebbero essere due recenti classifiche che sono però state accolte con sdegno e incredulità. Reo di tanta lesa maestà è il sito Taste Atlas che ogni anno raccoglie gli apprezzamenti di internauti girovaghi sulle cucine e i cibi che hanno assaggiato nelle loro perigrazioni.
Bontà loro, però, i loro giudizi stanno scatenando il finimondo. Come era però pensabile che i verdetti non fossero contestati ? La goccia che ha fatto travasare il vaso dello stupore è dei giorni scorsi : i migliori formaggi non sono quelli francesi ma quelli italiani, con il parmigiano reggiano al primo posto seguito dal gorgonzola piccante e dalla burrata. L’Italia si aggiudica 7 dei primi 10 posti della classifica mentre la Francia fa capolino solo al 13/mo e 14/mo posto con il Reblochon e il Comté. Uno scandalo per i francesi che non si rassegnano a non essere primi anche in classifiche generate da opinioni non di esperti gastronomi ma semplici amanti del formaggio quindi anche forse opinabili sul piano delle qualità, anche se per una come me che da anni si gode un ventaglio di magnifici prodotti caseari d’oltralpe sul primeggiare del parmigiano reggiano c’è poco da discutere. Sulle reti é « rivoltante », « inammissibile » che solo 9 formaggi francesi figurino tra i primi 50 e solo due tra i primi 25. « Un affronto » viene definito il successo di quelli italiano sul sito di TF1, l’importante canale privato francese, che per spiegare quello che oltralpe é un un inspiegabile risultato addirittura ipotizzare l’esistenza di una « pista italiana di corruzione » .
Per capire meglio queste viscerali reazioni va ricordato che solo poche settimane fa il sito creato nel 2015 da un imprenditore croato aveva già duramente colpito con una classifica che metteva la cucina italiana ai vertici e quella francese al nono posto. Le polemiche non si erano però concentrate allora nel contestare i manicaretti nostrani. L’affronto, in questa occasione, era ritenuto il fatto che la Francia arrivasse dopo gli Stati Uniti che avevano conquistato l’ottava posizione. Un posizionamento che aveva sollevato una levata di scudi sulla stampa e sui social offesi di essere superati da un paese che notoriamente non poteva vantare piatti raffinati come qui . Nonostante gli eroici sforzi per attenuare il doloroso impatto della classifica sollevando mille dubbi sulla sua metodologia e quindi sulla sua credibilità, Taste Atlas non doveva permettersi di rimettere in questione verità incontrovertibili. Soprattutto basandosi, come fa da sempre, solo sulle valutazioni che gli pervengono via mail dai 125.354 utilizzatori « validi », cioé quelli che il sito non ha scartato perché ritenuti troppo legati a interessi nazionali . Così si rischia ora, scrive sempre TF1,che nei classifiche dei vini non figuri il Bordeaux o che le « baguettes dei nostri vicini » siano ritenute migliori delle nostre.
Comunque, a detta del sito, non sono solo i francesi i cattivi perdenti. Ogni volta che pubblicano una classifica vengono infatti sommersi da valanghe di critiche e anche interpellati dagli ambasciatori dei paesi che meno hanno gradito. « E’ chiaro che gli utilizzatori di Taste Atlas siano poco sensibili alla gastronomia francese » osserva filosoficamente il giornale Geo senza però chiedersi come mai anche altre realtà culinarie possano essere apprezzate.