I 30 anni della Fortezza: nuove idee per un compleanno che dura tre anni

Firenze – Se cambiamento a Volterra Teatro c’è stato è altrove. Nella formula del festival che praticamente ha finito la sua parabola lo scorso anno. Ma non nella sostanza che rimane integra all’interno del carcere grazie alla presenza e al lavoro di Armando Punzo.

Finita l’idea di festival resta l’idea di teatro: la Compagnia della Fortezza, paradigma e pilastro su cui ruotava il trentennale appuntamento volterrano. La quadratura del cerchio continua ma in splendida solitudine. E allora dire che per Armando Punzo e il suo gruppo di attori detenuti è arrivato il momento di una “svolta” è al tempo stesso vero e falso, giusto e ingiusto. Forse necessario? L’unica certezza è che diventa di questi tempi solo ipotizzare il futuro.

Quando mosse i primi passi, trent’anni fa, perché tanti ne sono passati da quel primo tuffo nello spazio inedito di una teatralità impossibile, una drammaturgia reclusa che fuggiva via verso l’esterno, si respirava un’altra aria. La formula, come sommariamente si definiva, di “un” teatro in carcere, di per sé straordinaria, trovava consensi. E risposte.

Le porte restavano aperte e il vento del cambiamento ci si poteva infilare. Punzo l’ha fatto e le fasi, speranze e delusioni, attese e conferme, del suo audace, affatto sperimentale, disegno, l’ha vissute tutte. Direttamente. Lui pure in qualche modo prigioniero. Ma alla fine uscendone sempre vincente.

“Ora – dice – soffia aria di normalizzazione e io non voglio farmi normalizzare”. Lo spirito è coerente con quanto fin qui fatto, giorno dopo giorno, tutti i giorni all’interno delle mura volterrane. Combattivo e deciso ma non velleitario. E poi, come si fa a cancellare, dimenticare, accantonare tutto quello che qui è passato, si è visto, creato e immaginato in questi 30 anni? La ricorrenza merita di più di una semplice amarcord. Bisogna guardare avanti.

Nonostante tutto. E allora il compleanno dura tre anni, uno per decennio, da qui al 2020, tre tappe per raccontare ciò che questa esperienza, davvero unica, ha significato per chi tutti i giorni la vive e per chi, anche solo una volta, ha avuto la fortuna di immergervisi. Nasce così, sostenuto dalla Regione Toscana, il “Progetto speciale triennale per i 30 anni della Compagnia della Fortezza”, una volontà di lotta e di sviluppo, di rimettere tutto in pista (in discussione?) che trova il suo “tradizionale” sbocco espressivo nel nuovo spettacolo all’interno del carcere, che debutta il 23 luglio con titolo “Beatitudo”, riallacciando il filo dello scorso anno, liberamente ispirandosi all’opera di Jorge Luis Borges.

Notoriamente specialista nel diffondere difformità e disequilibrio, nell’incrinare ogni certezza e vanificare ogni principio di realtà, libero quindi di immaginare altre dimensioni e/o vie di fuga. Che si concretizzano davvero in questo caso quando, finite le repliche al “chiuso” del carcere (il 26), rimontato in versione al “chiuso” del teatro, “Beatitudo” va in scena il 29 al teatro Persio Flacco (sempre a Volterra) per debuttare ufficialmente il 6 ottobre al Verdi di Pisa.

E poi da lì in tournée in tutta Italia. Il primo viaggio dentro i 30 anni della Compagnia della Fortezza accende altri fuochi: l’installazione urbana ispirata alla prima realizzazione di “Luoghi Comuni” nel 1988; la mostra fotografica di Stefano Vaja, allestita nel centro storico, “Una luminosa lontananza”; il workshop intensivo per operatori artistici “Per aspera ad astra” e 4 agosto (data secca) “Le rovine circolari”, evento site specific ideato e diretto da Armando Punzo e Cinzia de Felice, in programma presso la Centrale geotermica Enel Green Power Nuova Larderello. “Un evento – spiega Cinzia de Felice – che non sia solo uno spettacolo fine a sé stesso per richiamare un grande pubblico ma concepito come la creazione di una grande opera d’arte, fruibile da tutta la comunità, che rimanga nella memoria collettiva e che possa diventare simbolo di un territorio”. Per informazioni 0588 80392.

Foto: Armando Punzo con Monica Barni

 

 

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