Grandi film, docu e sitcom: il coronavirus scatena il cinema

Parigi – Le epidemie del passato hanno lasciato tracce letterarie indimenticabili, grazie anche a Boccaccio, Machiavelli e Manzoni.  Per il Covid 19 al momento possiamo già essere sicuri che se non altro lascerà tracce nella settima arte. Dopo il film canadese “Corona” di Mostafa Kervan girato a tambur battente nelle prime settimane di lockdown, altri registi stanno scendendo in campo per asciarci un ricordo su pellicola della vita al tempo di una pandemia.

Numerosi sono i progetti in preparazione, a cominciare dall’Italia dove il premio Oscar Gabriele Salvatores sta preparando “un viaggio in Italia”, un film documentario  che vuole essere testimonianza e memoria di questo drammatico momento storico che sta attraversando il nostro Paese e il mondo intero.

A Milano poi è stato lanciato « una chiamata alle arti » a tutti i professionisti dell’audiovisivo per partecipare a « Instant Corona » un film collettivo che racconti Milano al tempo del coronavirus. L’iniziativa è di Mir Cinematografica, AIR 3 Associazione registi e Milano film Festival.  Obiettivo è quello di raccogliere testimonianze  in modo creativo ed artistico e non giornalistico  di quanto sta succedendo  a causa del Coronavirus.

In Viaggio in Italia la ricerca dei materiali seguirà una cronologia, cominciando a raccontare l’inizio dell’epidemia, quando si guardava alla Cina pensando fosse una cosa lontana, fino ad arrivare a noi e a quello che stiamo vivendo oggi, precisa il comunicato sul progetto di Salvatores che verrà prodotto da Indiana Productions e Rai Cinema.

Il film si avvarrà della partecipazione e della collaborazione di istituzioni, associazioni di volontariato, scuole di cinematografia e comunicazione ed enti distribuiti in tutta Italia . Con questa iniziativa si vuole restituire attraverso il linguaggio cinematografico un ritratto a molte voci dell’esperienza che stiamo vivendo.

Instant Corona (il titolo è provvisorio), progetto senza finalità commerciali, invita i professionisti dell’audiovisivo a riprese su soggetti di interesse particolare liberamente scelti. Grande libertà é accordata anche alla scelte del luogo in cui girare : vie, caseggiati, interni, esterni, , zone fisiche e mentali, cuturali, sociali al fine di riportare lo spaccato più ampio e composito degli ambienti sociali e della città. Ogni contributo sarà di 15 minuti.

Un virus, non il coronavirus ma un fittizio Kongoli, ha attrato ‘attenzione anche del regista Ridley Scott che ha appena comprato il romanzo The Last October di Lawrence Wright con l’idea di farne un film o forse di una serie. Scott, riferisce la rivista francese Inrockuptibles starebbe già preparando della riduzione cinematografica del romanzo, uscito negli Usa alla fine dell’anno scorso. Il regista starebbe approfittando per farne l’adattamento della battuta d’arresto per causa di Covid 19 delle riprese in Dordogna del suo ultimo filma « Te Last Duel ».

Al centro del romanzo vi è un virus, il Kongoli appunto, che si propaga alla velocità della luce, sterminando  milioni di persone e bloccando tutte le attività. Figura centrale del romanzo é un microbiologo americano inviato dall’OMS in Indonesia per fare un’inchiesta sugli inizi dell’epidemia in Indonesia. Tra gli intepreti del film già si parla di Brad Pitt e Taylor Swift.

In Spagna intanto è già andata in onda la prima puntata della sitcom « Diarios de la quarantena»,  una fiction ispirata appunto alla vita di clausura imposta dal virus in 10 diverse case. Le sceneggiature vanno dalle peripezie di coppie casuali che si ritrovano volenti o nolenti chiuse tra quattro mura alle difficoltà incontrate dai senior per causa di isolamento. Inizialmente sono stati programmati dalla RTVE  8 episodi di 30 minuti. Eventuali profitti della serie sono già destinati alla Croce Rossa per acquisto di materiale sanitario.

Foto: Gabriele Salvatores

 

 

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