Firenze – Gianni Boradori e i volti del mondo
Gianni Boradori, la passione per l’immagine e tutte le forme espressive che consentono di raffigurare la realtà, se la porta dietro sin da piccolo, quando il padre lo portava con sé per musei e gallerie d’arte e in visita negli studi degli artisti toscani degli anni ’50, che tutt’ora ama e apprezza in maniera particolare.
Ancora bambino patteggia con un negoziante l’acquisto a rate di una Kodak di plastica al costo di 2.200 lire e il suo primo soggetto sarà un primo piano in bianco e nero del gattino Pussy.
Negli anni a venire non smette mai di fotografare perché questa attività, che lo colma di gioia e divertimento, è anche un’occasione per cogliere al volo ciò che di inaspettato e significativo avviene intorno a lui, ciò che un attimo dopo è già scomparso.
Fotografando ha trasformato la propria vita e quella di Cocco, che lo accompagna ovunque armata della sua Nikon, in un viaggio continuo ovunque nel mondo, così come nelle strade vicine, con attenzione speciale agli esseri umani e a chi con essi si relaziona, ai visi assorti e a quelli sorridenti dei bambini.
Gianni Boradori vive con Cocco a Sesto Fiorentino.
Cosa è per te la fotografia
Per me la fotografia è narrazione, ma è anche una tecnica che serve a fermare un momento, è il mio modo per raccontare una storia con un clic e, aggiunge Boradori, per me la foto è proprio una storia senza parole.
Potresti descrivere la tua tecnica
Quando esco per la mia caccia fotografica devo essere ben disposto, il mio stato d’animo è molto importante, così come le condizioni ambientali. Fotografo senza essere osservato, mi muovo con discrezione, molto spesso a distanza per evitare che il soggetto da riprendere si senta a disagio o che si metta in posa.
Quando un personaggio mi colpisce e percepisco che potrebbe esserci uno sviluppo, attendo con pazienza che qualcosa avvenga, ad esempio che mentre due innamorati si baciano, un terzo elemento, involontariamente, interagisca con la sua presenza.
Riassumerei così, in poche parole, il mio processo fotografico: 1. trovare l’occasione 2. avere una buona dose di pazienza e sfacciataggine 3. ottimizzare l’immagine in post produzione.
Utilizzi fotocamere di alta qualità?
Una fotocamera con un buon obiettivo, che garantisca prestazioni elevate è sicuramente importante, ma quella che porto sempre con me, specialmente nei lunghi viaggi, è la mia Lumix, che considero un po’ come il cacciavite per il meccanico, sempre in tasca, pronto all’uso. La Lumix è leggera, silenziosa e ha un visore che mi permette di scattare in qualsiasi posizione, senza dover portare la macchina al viso, gesto che metterebbe in evidenza il fotografo.
Non hai mai avuto problemi con i soggetti fotografati?
Se nella scena rientrano bambini chiedo sempre l’autorizzazione ai genitori. Per il resto mi attengo al buon senso.
Qualcosa su di te e sul futuro della tua attività.
In fondo sono un autodidatta e fotografare per me è un modo per poter osservare il genere umano, per immortalare nello scatto sentimenti, stati d’animo e dettagli significativi.
Non utilizzo tecniche particolari, non ho segreti e lavoro dando la precedenza all’istinto.
In futuro vorrei fare il reporter e mi piacerebbe trovare uno sponsor per pubblicare un mio libro di fotografie su un soggetto specifico.
A proposito, lavoro anche su committenza per ritratti, matrimoni, feste, eventi e reportage.
Un consiglio ai giovani?
Sì, sicuramente consiglio e raccomando di scattare meno selfie e di guardarsi più intorno, di osservare l’ambiente e le persone. Gli autoscatti sono divertenti e utili per fermare un momento, ma non devono diventare un’ossessiva attività narcisistica.
Hai esposto le tue fotografie?
Le ho esposte in occasione di mostre, presso club privati o durante serate a tema.
Si conclude così la nostra intervista, con Gianni e Cocco, seduti intorno al tavolino del bar Curtatone.
Contatti: gboradori
https://www.facebook.com/gianni.boradori