Dillo con una pittoscultura: l’opera onirico-fantasmatica di Lorenzo Criscuoli

Andrea Canova intervista Lorenzo Criscuoli

Interviste che intendono far conoscere qualcuno a qualcun altro, come se due sconosciuti si incontrassero per la prima volta.
L’intervistato ha la più assoluta libertà di dire o non dire ciò che vuole di se stesso.
In queste interviste non si cerca il clamore, il gossip, lo shock.
Si tratta di interviste scritte dall’intervistato, dunque non orali, per ovviare al brutto costume italiano di “modificare” il detto dell’intervistato, a volte con scopi non ben chiari, o fin troppo.

– Chi è Lorenzo Criscuoli?

Il pescatore di sirene

Chi sono? Me lo chiedo spesso, e la risposta non è sempre la stessa, amo l’unicità e la non omologazione, mal digerisco le persone con certezze assolute, vorrei essere riconoscibile e cerco di
farlo con le mie opere. Le mie pittosculture sono pittura e scultura ma al tempo stesso nessuna delle due.

– Che tipo di formazione hai? Studi, letture, mentori.

Mi sono diplomato all’Istituto d’arte Paolo Toschi di Parma di cui ho un ottimo ricordo.
Successivamente ho svolto il servizio civile in una struttura psichiatrica di Ravenna, esperienza
che considero estremamente formativa. Da oltre 30 anni lavoro come grafico pubblicitario e progettista di allestimenti. Letture abbastanza schizofreniche, prevalentemente autori italiani. Amo molto la letteratura gialla.

– Come artista sei a un tempo scultore, pittore e narratore, nel senso che le tue “pittosculture” – come le definisci – sono intenzionalmente delle opere che, ognuna, raccontano delle storie. Che cosa significa tutto ciò? Da dove sono nate? Che cosa vuoi comunicare con le tue pittosculture?

Amo osservare le persone e le situazioni e cerco un modo unico e mai visto di rappresentare i personaggi che scaturiscono dalle mie osservazioni ed elucubrazioni. Sono teatrini in cui i miei personaggi (non sempre umani) raccontano la loro storia. Spesso sono oracoli, protettori di esistenze, simboli di un discorso suggerito.

Una pesante leggerezza

– Nelle tue opere gioca sempre un ruolo importante la dimensione onirica/fantasmatica della creatività ma, credo, vi giochi un ruolo non secondario anche l’ironia. Che cosa ne pensi?

Direi che la dimensione del gioco e la fase onirica sono la cifra dominante che caratterizza le mie
opere, sempre con un tocco di ironia, indispensabile a rendere tutto più leggero. Amo i personaggi
inadeguati e quelli apparentemente sconfitti. Non mi prendo mai troppo sul serio.

– Nelle tue pittosculture nasce prima la pittura o la scultura oppure la narrazione?

La protettrice di viaggiatori persi

Normalmente immagino un personaggio o una situazione e la fisso con uno schizzo preparatorio,
successivamente realizzo la scultura e la base pittorica e così nasce il teatrino. È una creazione istintiva senza una cura dei particolari; è un equilibrio magico dai toni imperfetti, come un ricordo, come un sogno.

– Poi ci sono gli oggetti di uso quotidiano che tu trasformi nelle tue opere, a cui ridoni un altro significato ma senza arbitrio, cioè rispettandone la semantica di fondo, e questo spesso nei titoli delle tue opere. Sei d’accordo?
S

ono alla continua ricerca di oggetti di qualsiasi tipo che spesso sono fonte di grande ispirazione.
Oggetti che hanno già vissuto e sono stati creati per fare altro e che trovano una nuova dimensione e dignità. I titoli delle mie opere non sono mai secondari: suggeriscono e sussurrano una possibile interpretazione.

– Qual è il tuo più grande sogno?

Vivere serenamente d’arte

– Qual è la tua più grande paura?

Diventare cattivo

– Che cosa vorresti lasciare dopo la tua morte?

Bei ricordi.

FINE

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