Coronavirus: Parigi chiude, brutale risveglio dei francesi

Parigi – Per settimane i francesi si erano illusi di essere al riparo del contagio, come se le frontiere potessero bloccare un virus che invece aveva preso d’assalto l’Italia. Paese che, a sentire anche i commenti,  veniva quasi assimilato a un covo di untori.  Il risveglio è stato brutale, nonostante sarebbe bastato un po’ di sano realismo per rendersi conto che le drastiche misure adottate dall’Italia sarebbero necessariamente arrivate anche qui.

E così è stato: ieri sera il primo ministro Edouard Michel ha annunciato che il paese era entrato nella fase 3, cioè quella in cui l’epidemia si era estesa a tutto il territorio.  Per cercare di contenerla al meglio, evitando un contagio di massa che avrebbe messo in gravi difficoltà il  sistema sanitario,  il governo francese ha perciò deciso di mettere in quarantena fino al 15 aprile  tutte le attività non indispensabili, dai bar ai ristoranti, dai cinema ai musei, dagli incontri sportivi ai teatri (possono rimanere aperti solo quelli con meno di 100 posti).

Le stazioni sciistiche hanno invece chiuso oggi per dar tempo ai vacanzieri di organizzare il loro ritorno.  I trasporti , a parte quelli urbani, saranno ridotti anche perché l’invito è come in Italia quello di stare a casa e di limitare al massimo incontri e spostamenti.

L’annuncio è stato percepito, soprattutto sul fronte della ristorazione, come un po’ troppo brutale, in quanto  a chiusura delle serrande è stata annunciata alle 19.30 per la mezzanotte, senza lasciare così neanche il tempo di  risolvere il problema delle scorte alimentari. Gran parte degli operatori del settore si attendeva a misure più o meno drastiche ma  non prima del primo turno delle elezioni municipali, cioè solo a partire da domani.

Che, paradossalmente, non sono state rinviate. Suscitando non poche perplessità,  ma giustificate con la necessità di rispetto delle regole demografiche. A metà giornata però  il numero dei votanti (meno il 5%) sembrava indicare che la paura del coronavirus aveva avuto un impatto su questo appuntamento elettorale, molto atteso anche perché in ballo c’è  la scelta del sindaco di Parigi. Già ci si chiede  se ci sarà un secondo turno e se quindi non rischiano di essere annullate.

Lascia anche una  certa perplessità la tabella di marcia anti coronavirus finora adottata dal governo. La chiusura di asili, scuole e università  fino al 29 marzo era stata annunciata dal presidente Emmanuel Macron solo all’inizio della settimana quando ormai si era a conoscenza di vari casi nelle scuole parigine e pochi si rendevano conto della gravità della situazione, più propensi a giudicare cosa succedeva altrove che a casa.

Ora il risveglio è stato un po’ una  doccia fredda. L’accelerazione degli interventi è  legata a quella dei contagi: nelle ultime 24 ore erano balzati  ieri a 4.500, cioè 838 casi in più del giorno prima. I morti erano saliti a 91 e i casi gravi a 300.  Secondo il ministro dell’Educazione Jean-Michel Blanquer  è ora probabile che un francese su due venga  contagiato.

Una prospettiva che mette in allarme gli operatori sanitari che già da tempo, cioè prima dell’epidemia, denunciavano con scioperi a catena le grandi carenze del sistema e chiedevano più personale e più letti. Intanto i supermercati, come è avvenuto in Italia, sono presi d’assalto nonostante il ministro dell’Economia abbia assicurato che non c’è pericolo di penuria di prodotti alimentari e che ci sarà “pasta per tutti”.  Macron aveva intanto già rassicurato che  nessuno avrebbe patito delle conseguenze del coronavirus sulle sue finanze, dalle aziende ai privati e i lavoratori  costretti a rimanere a casa per il blocco delle attività.

Si deve ora imparare anche qui a vivere a diversamente, a far fronte a condizioni di vita senza precedenti, senza potersi proiettare in un futuro prossimo, sperando che la “barriera”  antivirus funzioni, riducendo rischi di contagio e di morte al minimo e anche quelli di una recessione. Magari scoprendo che anche il “coprifuoco”  può essere creativo. Ispirandosi magari a Xavier de Maistre che con il suo “Viaggio intorno alla mia stanza” ci ha donato un piccolo gioiello.

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