Tra un mese si aprirà a Sharm el Sheik la 27ma conferenza delle Nazioni Unite sul clima, un incontro in cui si dovrà riprendere il dibattito alla luce delle conseguenze sulla salvaguardia dell’ambiente della guerra in Ucraina che ha riproposto con violenza i problemi degli approvigiamenti energetici con nuovi rischi per l’inquinamento e il riscaldamento del pianeta.
I riflettori dovrebbero, si spera, soffermarsi non solo sull’emergenza legata all’energia ma anche a quella legata all’acqua, e non solo a causa della sua crescente penuria che la sta trasformando in un prezioso bene di scambio come si accingerebbe a fare l’Eliseo che, secondo il settimanale Marianne, starebbe pensando di barattare acqua dolce francese in cambio di idrocarburi. Un grido d’allarme viene dall’Università di Stoccolma: in uno studio pubblicato su Environmental Science and Technology, si afferma che dappertutto sulla Terra l’acqua piovana è impropria al consumo. Anche nelle zone più isolate, come l’Antartico o l’altipiano tibetano finora considerate “intatte” , il livello di PFAS (sostanze Perfluoro Alchiliche) supera ormai di parecchio i limiti fissati per l’acqua potabile. “Non vi è nessuna zona sulla terra in cui l’acqua sia potabile” ha dichiarato il principale autore dello studio, il prof. Ian Cousins a capo d un’équipe che ha cominciato a raccogliere dati una dozzina di anni fa.
“Abbiamo reso la Terra inospitale alla vita umana contaminandola in modo irreversibile con il risultato che ora nulla è pulito…abbiamo superato un limite planetario”, ha aggiunto ricordando che i PFAS sono “prodotti chimici eterni” perché si disintegrano con estrema lentezza. Presenti negli imballaggi, negli shampo e nel maquillage, hanno invaso l’ambiente inquinando aria e acqua. Penetrate nel corpo queste sostanze possono provocare problemi di salute anche gravi, da certi tipi di tumore all’infertilità e nei giovani avere ripercussioni sull’apprendimento e il comportamento. “Ormai dovremo vivere cosi’, non è certo una situazione ideale se si pensa che abbiamo contaminato l’ambiente in modo tale che l’esposizione naturale non è più sicura”.
Uno studio pubblicato da Nature ci avverte invece che nel 2022 abbiamo superato un altro limite planetario, quello del ciclo dell’acqua dolce. Secondo vari esperti siamo andati oltre la soglia di sicurezza dal momento che i nostri terreni non sono più in grado di contenere l’acqua. Insomma quello che viene definito il ciclo dell’acqua verde, è andato in tilt. A causa dell’agricoltura intensiva, delle monoculture, delle deforestazioni e del cambiamento climatico, il suolo non contiene più sufficiente materia organica per conservare l’acqua che quindi al minimo calore evapora, trasformandosi cosi’ in un gqs qd effetto serra. “ Cosi’ i terreni si seccano e muoiono” spiega l’idrologq Emma Haziza comvinta che fintantochè si continuerà “ a deforestare massicciamente e a sostenere un modello agricolo incoerente, ci si mette in grave pericolo. Non si tiene conto che l’uomo è composto d’acqua e ha bisogno quotidianamente di questa acqua”.
Dall’inizio del 2022 oltre al ciclo dell’acqua è stato superato anche un altro dei 9 limiti planetari designati nel 2009 da scienziati da non superare per non destabilizzare l’equilibrio della Terra, quello dell’inquinamento da materie plastiche.
Resta poi più che mai di attualità il problema delle risorse idriche. L’acqua, elemento vitale per eccellenza, indispensabile per lo sviluppo economico e alla buona salute dell’ecosistema, non è ancora un bene disponibile per tutti. Ancora oggi 2,2 miliardi di persone non hanno accesso a servizi di acqua potabile sicura e 3 miliardi non dispongono di nessuna installazione per lavarsi almeno le mani. “Carenze aggravate dalla crescita demografica, da modelli di crescita “acquivori” , una maggiore fluttuazione delle precipitazioni e l’inquinamento fanno, sottolineq lq Bnca çondialem che la posta in gioco dell’acqua è una forte minaccia per il progresso economico, l’eliminazione della povertà e lo sviluppo sostenibile”