Vaglia – Cava di Paterno, si comincia. Il lavoro è immane, la cava, con tutto il suo carico di veleni dalla forma di fango grigio, bianco, cumuli coperti, polveri, stipati negli edifici alcuni fatiscenti, è enorme, raggiunge i fianchi martoriati delle colline alle sue spalle. Ma oggi, 14 giugno, il primo passo verso l’obiettivo che verrà della bonifica è compiuto: si parte con la messa in sicurezza. C’è un piccolo grupo di residenti, ad assistere alla partenza del cantiere. Alcuni, come David Kessler e Carla Carcasci Lelli, parente, sia pure alla lontana, della signora che morì col marito di una forma tumorale, dopo aver dato inizio alla vicenda con un esposto, hanno le lacrime agli occhi, pur nella soddisfazione di toccare con mano che qualcosa si è mosso, che quell’area smetterà di promanare i suoi influssi mortali sul territorio. Altri sono residenti più recenti, uno di questi ha comprato casa nella vecchia scuola e un’altra coppia ha ripreso in mano la trattoria vicina, riportandola a rinascere. Piccoli segnali del fatto che forse questa orribile vicenda è stata “curata”, e la vita torna a riprendere a scorrere. In tutti, un sentimento forte di gratitudine per il sindaco, Leonardo Borchi, che oggi ha tagliato il nastro e che affrontò la vicenda sia da capo dei vigili, nel 2013, sia da primo cittadino, senza mai smettere di credere a una giustizia possibile, e per il vicesindaco e geologo Riccardo Impallomeni, che pose le sue competenze al servizio di una battaglia che ha in sè il segno di tutta una comunità offesa e ferita.
“Una lunga vicenda, emersa nel 2013 con l’esposto di una cittadina di Paterno, che si avvia a conclusione positiva con questo primo passo verso la bonifica del sito. Negli anni sono stati tanti i passaggi amministrativi e giudiziari, con le indagini che sono giunte a scoprire nella ex cava una discarica non autorizzata di rifiuti pericolosi e non pericolosi. Si tratta di una sfida importante a livello ambientale, gestionale ed economico, che continuiamo a sostenere con l’aiuto della Regione”, dice il sindaco di Vaglia.
“Dopo anni di indagini, processi, condanne si realizza uno dei principali obiettivi di mandato dell’amministrazione Borchi del Comune di Vaglia: la messa in sicurezza della discarica abusiva realizzata nella ex cava di Paterno – aggiunge il vicesindaco – le indagini, nate da un esposto alla Procura di una cittadina della frazione di Paterno, hanno portato i Carabinieri Forestali a scoprire un vero e proprio traffico illecito di rifiuti che vedeva il recapito finale di rifiuti speciali pericolosi nella ex cava. Oggi iniziano i lavori di messa in sicurezza grazie a fondi regionali che dovranno essere restituiti dal comune di Vaglia. Si tratta del primo passo verso la bonifica, per cui il Comune di Vaglia ha ottenuto assicurazione di 189 mila euro per la caratterizzazione dei rifiuti e 6 milioni e 250 mila per la bonifica tout court”.
“Cominciamo col mettere in sicurezza i manufatti – dice il direttore dei lavori, Gabriele Paolini – che significa il confinamento degli stessi, che, come si vede, sono in buona parte riempiti di rifiuti”. Rifiuti ovunque, anche in sedi fatiscenti, “dove va chiuso completamente tutto, per evitare la dispersione delle polveri che si producono quando c’è vento. Va chiuso tutto quanto, messo in sicurezza, in modo che il confinamento sia attuato”.
Ci sarà una seconda fase progettuale che è il piano di caratterizzazione dei rifiuti, “perché dobbiamo controllare se questi ammassi hanno contaminato il suolo”. “L’intervento immediato è il confinamento dei manufatti e la irreggimentazione delle acque, dal momento che tutta la parte interna della cava è completamente piena di rifiuti. Quindi le acque ruscellano sui rifiuti. Fortunatamente, c’è una vasca, che veniva utilizzata prima, per la raccolta delle acque di lavaggio quando c’era ancora la produzione, per cui si recupera questa stessa vasca di lavaggio, si amplia, e diventa la vasca di raccolta di tutte le acque che però vengono analizzate”. Una rete di fossetti porterà tutte le acque di pioggia nella vasca e tramite delle analisi si certificherà se possono essere scaricabili o meno nel Càrzola.
“Contemporaneamente si può far partire il piano di caratterizzazione, che però deve avere il via libera in conferenza dei servizi, per poi eseguire le indagini che ci servono per caratterizzare tutte le varie tipologie di rifiuti”. In concreto la caratterizzazione del rifiuto serve per misurarne la pericolosità e quindi di fatto a scegliere l’impianto di smaltimento esterno.
“Infine, una volta rimosso tutto ciò che c’è sopra, è necessario andare a verificare gli eventuali danni operati sul terreno. Gli intenti sono quelli di fare una bonifica vera e propria”.
Tutto ciò è un lavoro lungo e i tempi sono legati ai finanziamenti del Pnrr; ovvero, l’area dovrà essere certificata come bonificata entro il 2026.
Un caso, quello di Paterno, che fu antesignano di molti altri, anche, purtroppo, nelle vittime, prime fra tutte la coppia, che gestiva una trattoria nelle vicinanze della cava, che più volte aveva portato in consiglio comunale l’allarme per la progressione degli scarichi e dei camion. Fu proprio un esposto della donna a provocare la partenza della vicenda.
“Nella nostra esperienza – dice il Colonnello dei Carabinieri Forestali Luigi Bartolozzi – si tratta del primo caso in Toscana in cui convergono le caratteristiche che lo rendono una sorta di caso di scuola”.
“Quello di Paterno è stato senz’altro il primo campanello d’allarme circa la grande questione dei rifiuti – sottolinea nuovamente il Tenente Colonnello dei Carabinieri Forestali Marta Ciampelli – anche se è necessario precisare che le cave sono dei punti particolarmente critici delle attività economiche, creando delle ferite nel territorio che spesso vengono riempite con qualcosa che non ci dovrebbe essere. Si tratta di punti molto appetibili. Abbiamo trovato anche filoni di smaltimento di rifiuti già provenienti dal comparto conciario”.“Questo di oggi non è un punto di arrivo, ma di partenza – continua – ora, al termine della vicenda giudiziaria, lo Stato si riappropria di un territorio su cui insistevano soltanto degli illeciti e quindi due aspetti: il ripristino sociale e ambientale. In questo caso, c’è stata una grandissima attenzione da parte dei cittadini e anche tante segnalazioni, tanto supporto nei nostri confronti dei cittadini di questo territorio, che si sono trovati ad avere un sito che da produttore di ricchezza si è trasformato in fonte di gravi problemi, di salute ed economici”. Insomma, fondamentale sia il sostegno della comunità e la vicinanza sia mediatica.
“Un altro elemento importante da mettere in luce – sottolinea il Colonnello Bartolozzi – è la presenza in questo caso dell’interessamento diretto del Comune, che non è cosa da poco. Il farsi parte attiva del Comune ci ha dato un valido supporto, a noi, alla magistratura, con il coinvolgimento della Regione, ed è importante che le istituzioni locali si facciano portavoce dei loro cittadini”.
Dunque, il messaggio che emerge è, per evitare o contenere casi simili: attaccamento e attenzione al proprio territorio da parte della comunità, leggere tutti i campanelli d’allarme, nelle possibilità dei cittadini e in collaborazione all’attività delle forze dello Stato preposte.
“La legge – ha commentato l’assessora regionale all’ambiente Monia Monni – prevede che chi inquina deve pagare, ma purtroppo ci sono casi, come questo di Cava Paterno, in cui non è possibile imputare al responsabile i costi di bonifica, che quindi ricadono sulle comunità locali. Grazie alle risorse del PNRR e a quelle del Programma Nazionale dedicate alle bonifiche dei ‘siti orfani’ riusciamo ad intervenire riqualificando queste aree restituendole ai territori”.
“Per Paterno – prosegue Monni – sono stati stanziati in totale circa 7 milioni: 200 mila euro direttamente dalla Regione, 138 mila euro dal Programma Nazionale e 6,6 milioni dal PNRR, fondi che permetteranno di avviare i lavori di messa in sicurezza dell’area. I tempi non saranno brevi, ma oggi un primo risultato importante lo abbiamo ottenuto con l’apertura dei cantieri. Il tema legato al ripristino ambientale di aree compromesse è una delle priorità per la Regione. Vorrei infatti ricordare che alla Toscana dovrebbero arrivare circa 5,8 milioni di euro dal Programma nazionale siti orfani e altri 32 milioni di euro dal PNRR, soldi che consentiranno di risolvere situazioni che si trascinano da anni. Tutela dell’ambiente e della salute sono gli obiettivi del nostro lavoro”. Infine, conclude l’assessora, “un ringraziamento per il prezioso lavoro svolto in questi anni va all’Alto Comando dei Carabinieri Forestali e ad Arpat che hanno evidenziato come l’ex cava nel tempo fosse diventata un luogo per lo smaltimento illecito di rifiuti. Le infiltrazioni malavitose nella gestione dei rifiuti riguardano anche la Toscana come numerosi rapporti hanno messo in evidenza, ma tutte le istituzioni, se unite, possono dare il loro contributo per arginarle, attraverso la prevenzione e l’educazione alla legalità”.