Carceri in Toscana, il Gozzini si fa green, ma l’incertezza avvolge il sistema

Firenze – Grande evento ieri alla Casa Circondariale Mario Gozzini, che, nata con l’intento di rendere l’evento detentivo un’occasione per riflettere e riprogettare la propria esistenza attraverso proposte trattamentali ampie, ha richiesto una riorganizzazione del sistema di gestione dei rifiuti, la sensibilizzazione degli “utenti”, introducendo buone pratiche e attivando sistemi di riduzione della produzione di rifiuti. Richiesta cui Alia Servizi Ambientali SpA, h dato risposta, e, per gestire al meglio i rifiuti prodotti in questa “città-microcosmo”, ha valutato le necessità esistenti, ascoltando e coinvolgendo le 150 persone in 10 incontri formativi, svoltisi nei mesi di settembre ed ottobre. Dunque, riorganizzazione della raccolta differenziata, posizionamento di oltre 250 contenitori all’interno della struttura, mentre all’esterno sono state riviste le 2 postazioni esistenti, collocate a Nord e Sud della struttura nell’anello interno, composte adesso da 8 e 6 contenitori. Inoltre, è stato richiesto di incrementare la raccolta delle pile esauste, già presente, e sono in fase di attivazione  anche raccolte. In questo contesto di sensibilizzazione e trasformazione si è inserito anche l’intervento di Publiacqua, che torna a distribuire borracce ai detenuti, caraffe per i refettori ed a programmare un’attività didattica dedicata all’acqua del rubinetto. Inoltre, il gestore del servizio idrico si è reso disponibile a rinnovare, dopo quanto fatto negli anni scorsi, il controllo della qualità dell’acqua interna ai rubinetti interni i reparti.

L’interessante iniziativa cala tuttavia in un momento di particolare incertezza del mondo carcerario toscano. Infatti, da venerdì scorso, è scaduto il mandato del garante regionale Franco Corleone, che dunque sta consumando il periodo di prorogatio, come previsto dalla legge regionale sul garante. Un’uscita per raggiunti termini che lascerà un’eredità complicata al suo successore, eredità che costituisce il “pacchetto sciopero della fame” di Corleone: trasformare il Gozzini o Solliccianino che dir si voglia, attualmente metà per i semiliberi e metà custodia attenuata, in carcere femminile, trasferendo il reparto donne da Sollicciano: si tratta, ricorda Massimo Lensi, volto storico dei radicali di Firenze e sostenitore di storiche battaglie per l’umanizzazine delle condizioni carcerarie, di una proposta lanciata anni fa da Don Russo e proseguita da Corleone. Inoltre, nella lista lasciata aperta dal garante uscente, permane la seconda cucina di Sollicciano, il ripensamento dei carceri di Pianosa e Gorgona, l’apertura della struttura per i semiliberi a Pistoia, lo spazio trattamentale a Lucca, il pieno funzionamento del carcere di San Gimignano, la semilibertà a Firenze, il teatro stabile a Volterra, il rafforzamento del polo universitario a Sollicciano. “E tante altre questioni del cantiere aperto delle carceri in Toscana” dice ancora Lensi.

Per quanto riguarda le nuove nomine, ci sono 4 autocandidature, che verranno proposte al consiglio regionale: Francesco Ceraudo, ex direttore del Centro Sanitario del carcere “Don Bosco” di Pisa; Saverio Migliori, proveniente dalla Fondazione Michelucci; Emilio Santoro, proveniente da Altrodiritto, garante del carcere di San Gimignano, istituto penitenziario che si trova sotto la lente della magistratura per le ben note vicende di maltrattamenti denunciate dai detenuti; Giuseppe Fanfani, ex CSM, di appartanenza Pd origine Margherita, che tuttavia non sembra essere molto gradito all’interno del partito. Per quanto riguarda la candidatura di Emilio Santoro, professore universitario oltre che garante a San Gimignano, verrebbe in essere un motivo di incompatibilità, che tuttavia potrebbe essere sanata nel momento in cui la scelta cadesse su di lui, con una modifica della legge. La nuova nomina deve essere fatta entro 90 giorni dalla scadenza, ovvero da venerdì scorso.

“Il vero problema – dice Lensi – è che l’intero sistema carcerario toscano si trova in condizioni pessime. Nonostante la buona conduzione di Franco Corleone infatti, a causa del continuo taglio dei fondi per le carceri, e anche di una difficoltà burocratica evidente, ciò che si lascia è forse peggio di quanto c’era quando cominciò l’azione del garante”. Un problema anche di strumenti in mano al garante stesso come figura istituzionale, tant’è vero che lo stesso Corleone ha messo in atto svariati scioperi della fame per attirare l’attenzione sui problemi gravissimi delle condizioni detentive. Tanto per fare un esempio, si ricordi la vicenda della richiesta di ventilatori per alleviare le condizioni dei carcerati nei periodi estivi, vicenda che vide due anni di tira e molla, con un primo invio di 60 ventilatori da parte dell’assessore regionale Stefania Saccardi, che non furono utilizzati. Faccenda che si chiuse con l’intervento diretto del cappellano del carcere di Sollicciaono don Vincenzo Russo, che si rivolse ai privati. Anche perché, spiega Lensi “le logiche del carcere sono del tutto proprie, ed è impossibile creare aree di privilegio per 60 celle, e lasciare gli altri senza niente”. La conseguenza, è innestare una tensione che, visti i numeri dei detenuti, la scarsità delle risorse umane e la stessa morfologia di Sollicciano, mette a rischio la stessa gestione dell’istituto.

Per capire meglio la situazione limitandosi al solo carcere fiorentino, basti pensare che, nella logica rieducativa che dovrebbe presiedere alla pena detentiva secondo quanto stabilito dalla Costituzione, è vero che ci sono degli educatori che si recano a Sollicciano per svolgere un compito importantissimo, ovvero creare una qualche possibilità di riscatto reale ai detenuti. Ma i numeri rivelano la triste realtà: “Su 740 detenuti attualmente presenti a Sollicciano – rivela Lensi – gli educatori sono nove”. E spesso neppure tutti in attività.

Tornando alla nomina del garante regionale che dovrà avvenire a breve, in ballo ci sono 17 carceri toscane (19 contando la Rems, ovvero residenza per l’esecuzione delle misure di scurezza ex L.81 di Volterra, e quella ancora in ristrutturazione di Empoli, vale a dire l’ex carcere femminile del Pozzale) per circa 4mila detenuti, il tutto da gestire con fondi sempre più scarsi. Per capire meglio le difficoltà, si pensi che il carcere di San Gimignano, che come è stato ricordato si trova sotto inchiesta della magistratura,  ha sì un direttore, ma non è quello definitivo; diciamo che “regge” San Gimignano in via di supplenza. Anche se, come ricorda l’esponente radicale, “è in corso l’approvazione di un Dlgs del governo che intende togliere (parte dei) poteri al direttore e trasferirli al comandante di Polizia Penitenziaria, creando una situazione particolarmente delicata proprio per la funzione di equilibrio interno che il direttore riveste”.

Per quanto riguarda le candidature, da mettere in conto che, a parte le autocandidature ufficiali, potrebbe arrivare qualche novità: ad esempio, il garante comunale Eros Cruccolini, anch’egli in proprogatio, potrebbe rivelarsi un candidato “a sorpresa” per il regionale. Qualcuno vorrebbe in quel ruolo il cappellano di Sollicciano, don Vincenzo Russo, che si segnala per competenza e capacità di comprensione dei problemi, oltre che per la particolare sensibilità verso gli abitanti di questi universi dimenticati dalla società civile e politica che sono le carceri. Tuttavia, una sua eventuale corsa dovrebbe ottenere il benestare dell’Arcivescovo, monsignor Claudio Betori, il che fa sì che le cose si complichino.

Fra le eventualità ventilate per il carcere fiorentino, il sindaco Nardella aveva lanciato la proposta di costruire un nuovo carcere. Un’idea tuttavia che, per i costi e i tempi, venne ridimensionata alla distruzione di una parte dell’attuale casa circondariale, esattamente quella dove si trovano i magazzini. Un’idea che però non solleva molto entusiasmo. “Un nuovo passo verso la colata di cemento che, fra opere e grandi opere, e al di là dei proclami green dell’attuale governo cittadino, sta per investire la città – conclude Lensi – in realtà va solo migliorata l’attuale struttura di Sollicciano, anche perché l’edilizia carceraria non è mai sinonimo di miglioramento sul piano della funzionalità di un carcere. Fa solo contenti imprenditori del cemento e sostenitori della giustizia punitiva. Ricordiamo che a Pescia esiste un carcere costruito nel 1986 e ancora non inaugurato. Ad oggi, l’unica funzione che ha svolto è stata quella di far girare nei suoi ambienti un film”.

 

 

 

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