Assange (così già assolto) è cittadino onorario di Reggio Emilia

Reggio Emilia attribuisce ad Assange la cittadinanza onoraria come diversi città italiane. Ma molte altre l’hanno rifiutata. Ecco perché

Attribuiscasi la Cittadinanza onoraria in caso di comprovata, oggettiva e condivisiva condotta politica, culturale, sociale, morale o frutti tangibili, seppur immateriali, delle stesse. Su ciò non dovrebbe pioverci.

Assai di recente il Consiglio Comunale di Reggio ha così attribuito la cittadinanza onoraria a Julian Assange, il giornalista australiano di WikiLeaks, ora in carcere a Londra in attesa del verdetto sull’eventuale estradizione in America, con l’accusa di aver divulgato materiale riservato che avrebbe compromesso la sicurezza del Paese (per semplificare al massimo una vicenda giudiziaria assai complicata e che ha vissuto numerosi colpi di scena).

La votazione in sala Tricolore a Reggio si è conclusa con 20 favorevoli (Pd, Reggio E’, M5S, Coalizione civica, Europa Verde), 7 contrari (Lega – Salvini premier, Forza Italia, Fratelli d’Italia) e 3 astenuti (Giacomo Benassi di +Europa, Giuliano Ferrari Pd che sostengono la maggioranza di centrosinistra e Alleanza Civica). La delibera consiliare era stata predisposta dopo una mozione di iniziativa popolare. In sostanza per i rappresentanti dei cittadini reggiani, o comunque una loro larga maggioranza, Assange, sotto processo ad opera di due tra i maggiori Paesi democratici al mondo, Stati Uniti e Inghilterra, è evidentemente innocente perché avrebbe agito in risposta al suo inalienabile desiderio di “libertà di stampa ed espressione”. Un giudizio politico che precede una sentenza, ripetiamo di Paese democratici almeno quanto l’Italia, e dove i sistemi giudiziari sono indipendenti dal potere politico e dai rispettivi Governi, non come in Russia, Cina, Iran o Nord Corea dove i giudici sentenziano su mandato del potere politico.

Ricordiamo anche che Assange, nella lunga fase delle sue peregrinazioni da una nazione all’altra in cerca di protezione diplomatica, in Svezia ad esempio era stato colpito da un mandato di arresto per stupro (una vicenda che ai reggiani dovrebbe ricordare fatti recenti con risvolti locali), accuse poi cadute.

Reggio si accoda così, nel conferimento della cittadinanza ad Assange, ad un lungo elenco di città quali Campobasso, Chiusi, Marcellinara (Cz), Catania, Napoli, Pescara che già l’avevano fatto e si allontana da un altrettanto lungo elenco di città italiane che invece hanno respinto il tentativo: Milano, Firenze, Arezzo, Genova, Parma, Cesena. Ad ulteriore testimonianza di quanto sia controversa la vicenda e si presti a differenti declinazioni di lettura. A Roma, per inciso, il voto su questo argomento è stato rinviato.

Veniamo al nodo ed alla domanda finale: è vero che le rivelazioni di Assange hanno contribuito a far sapere al mondo che quei Paesi che ora lo accusano mentivano su delicate questioni internazionali? E’ verissimo. E’ altrettanto vero che quelle rivelazioni assangiane hanno causato la sofferenza e la morte di un numero difficilmente calcolabile di persone? E’ altrettanto difficile da contestare. Pensiamo solamente ai collaboratori afghani della coalizione occidentale rivelati da Assange a migliaia: che fine si pensi abbiano fatto, se non sono riusciti a fuggire dal loro sventurato Paese, dopo il ritorno dei Talebani?

Insomma, affare delicatissimo, sul filo del rapporto tra volontà di adempiere ad un valore assoluto e le sue conseguenze empiriche a detrimento della vita di chissà quanti. Il Consiglio comunale di Reggio ha gettato il cuore oltre l’ostacolo della sentenza giudiziaria di un Paese libero, anticipandone la presunta ratio. Violare la legge di quella nazione perché ritenuta sbagliata o in virtù di un principio ritenuto più importante, il principio di libertà di stampa e d’espressione. Non è solo un voto di 30 consiglieri di una città di provincia qual è Reggio; è il mettere in discussione, anche se con le migliori intenzioni, un caposaldo dell’ordinamento democratico dei paesi dell’Unione Europea e di tutti quei Paesi, compreso il nostro, che consideriamo parte del sistema di valori dell’Occidente.

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